L'arte di imparare
Esiste un’arte d’imparare. Nella nostra gioventù ci fu detto di studiare, ma non ci fu mai insegnato il modo di studiare convenientemente, o, in altri termini, il modo di acquistare delle idee. Non si acquistano delle idee affidando alla propria memoria parole, frasi e regole. Questo è semplicemente coltivare la memoria, cioè utilizzare, esercitare e allenare la parte dell’intelletto che impara a ritenere i suoni. Nell’affidare alla nostra memoria un gran numero di parole e frasi, noi non facciamo che strapazzare una facoltà del nostro spirito; e la carichiamo di un fardello ch’essa dovrà portare. Se deste un nome ad ogni ricamo del vostro tappeto, e se credeste vostro dovere di ricordare ogni ricamo dal suo nome, avreste voi il tempo o la forza di pensare a tante altre cose?
Le parole non sono idee. Sono solamente i segni per mezzo dei quali, coll’intermediario dei sensi della vista o dell’udito, una parola scritta o profferita, può rappresentare un’idea allo spirito; una parola o una sentenza carica di senso o di pensiero per una persona, può significare nulla per un’altra. Più cose affidiamo alla memoria, più aumentiamo il fardello che pesa su questa facoltà. Quante “cose da fare” vi potete rammentare facilmente quando uscite per andare ai vostri affari? … Sono sicuro di interpretare il vostro pensiero asserendo che questo “dovere” vi affanna, vi molesta e vi confonde. È appunto ciò che succede ai bambini col nostro sistema cosiddetto moderno di educazione; sopraccarichiamo la loro memoria di mille “fatti” dicendo “che può essere loro utile conoscerli”. Ma ciò è come se volessimo insegnare ad una persona a sparare, caricandola di carabine. Essa potrebbe portare per tutta la vita una dozzina di fucili, senza mai sapere sparare; non è vero?...
La memoria non deve servire a ritenere che quello che lo spirito afferra. Nessun libro potrà insegnare a qualsiasi uomo a condurre una barca. Egli deve fare da sé la propria educazione. Quando avrà imparato per pratica, e con ripetuti insuccessi, che il timone dev’essere tenuto costantemente in una certa posizione per controbilanciare la forza del vento agente sulla vela, la sua memoria finirà per ricordare ciò che l’esperienza gli avrà insegnato. Il ricordo di quello che ritiene la memoria coll’esercizio vi insegnerà a guidare, a sparare, a vogare, a nuotare, a pattinare, a ballare, a dipingere, ad intagliare, a tessere, a cucire ecc., ma non saprete far nulla di tutto ciò, se non ne avrete imparato la pratica prima della teoria. Avete forse imparato a ballare confidando prima alla vostra memoria le regole che guiderebbero i vostri passi, provando a ricordarle ed a segnarle? No, è una persona che sa ballare che da principio vi ha dato l’idea di imparare quest’arte; questa idea ha germogliato, si è trasformata in pensiero, eppoi il vostro spirito, l’invisibile Io, ha progressivamente insegnato al corpo a muoversi concordemente col piano mentale. Dunque?
Colui che vuole imparare presto, deve anzitutto imparare a mettersi in uno stato speciale di spirito; nello stato di serenità e di calma. È propriamente il contrario di quello che fanno sovente i bambini quando “studiano” la loro lezione. “Studiare” con ardore o con premura è provarsi inutilmente a forzare la memoria per eseguire un lavoro dato in un tempo fisso.
Per imparare un’arte qualunque, bisogna impararla alla propria maniera, a seconda di quello che l’ispirazione suggerisce. Non tenete nessun conto di ciò che vi dicono della necessità di essere “ben agguerriti” sopra certe regole che dovranno esservi insegnate da altri. È bensì vero che bisogna essere “ben agguerriti”, ma solamente in ciò che il vostro proprio spirito vi può insegnare meglio e più prontamente: lo spirito detta da sé le sue regole.
Lasciato a se stesso, creerà dei metodi originali e nuovi. Non sono delle regole già pronte che istruirono Shakespeare, Byron, Burns o Napoleone; essi trovarono in loro stessi la potenza interna rivelatrice dei metodi. Quando gli uomini vedono qualche risultato straordinario gridano “al genio” e si mettono subito all’opera per fucinare, col metodo adottato da questo genio, un insieme di catene che imporranno poi a tutti quelli che seguiranno quell’arte, ignorando che un genio può servirsi di un metodo, come noi ci serviamo di una gruccia che si butta via quando ha fatto il suo tempo, per prendere qualche cosa di meglio. I metodi adoperati da un genio non sono mai gli stessi; Napoleone rivoluzionò l’arte militare; il suo spirito era tale che egli avrebbe potuto cambiare da cima a fondo la sua tattica. Solo il genio può percepire la follia che vi è nel seguire sempre lo stesso sentiero, anche quando ne avesse tracciato la via egli stesso.
Perciò non vi tormentate soverchiamente se non fate molti progressi in un’arte, in una scienza o in un’impresa, come voi vorreste. Che il vostro spirito non si irriti dei ripetuti insuccessi, nessuna premura; se vi sentite in uno stato di spirito frettoloso o irritato, arrestatevi, perché quello è lo stato di spirito più contrario allo studio: stanca ed esaurisce.
Si può imparare qualsiasi cosa, se lo spirito vi si applica con persistenza, ma bisogna aspettare in pace: l’arte verrà da sé.
Se ogni giorno, per quindici o trenta minuti, vi accingete ad imbrattare una tela e a provare degli effetti di colori sovrapponendo le tinte; se avete un reale desiderio di saper dipingere, vedrete ben presto delle montagne, delle foreste prodotte dalle alternative di luce e di ombra man mano che gli strati di colore si succederanno. Una rocca scabra scaturirà ad un tratto da un colpo di pennello… il mezzo di rappresentare un tronco d’albero vi sarà suggerito da poche linee dritte o curve. Una placca azzurra diventerà un lago o un mare, alcuni tocchi verdi sul bordo saranno degli arboscelli; e, prima ancora che ve ne accorgiate, si presenterà più bello ai vostri occhi un paesaggio nella sua rozzezza che il lavoro del più grande artista, perché esso sarà la vostra propria creazione, vostro figlio …
Tale è il fondamento dell’arte: è così che ebbe la sua origine, è in tal modo che sorse. Una combinazione apparentemente fortuita di luce, di ombra e di colori suggerì, molti secoli fa, ad alcune intelligenze, l’idea di rappresentare in tale modo gli oggetti familiari all’occhio sopra una superficie piana. Da ciò sorse l’idea della prospettiva e della rappresentazione dei solidi e delle distanze; e qualunque principiante deve fare quello che fece il primo pittore e seguirne le tracce; lo stesso avviene nelle altre arti.
Più si lascia libertà allo spirito di seguire la sua via, la sua intuizione, la sua natura, e più l’ispirazione è grande. Le regole fatte da altri non producono che degli imitatori e dei copisti; e una regola imposta, e dalla quale il discepolo non deve dipartirsi, è una catena, un argine che gli impedirà di avanzare sopra il territorio infinito del pensiero e dell’investigazione.
Il miglior modo di imparare, cioè di scoprire dei metodi e di ricordarsene, è la calma più perfetta che si possa conseguire. Nessuna premura, nessuna eccitazione: se più del necessario vi rallegrate di un successo inatteso, di una scoperta lungamente e penosamente cercata, fate attenzione! perchè potreste perdere temporaneamente il frutto dei vostri sforzi. Nessun movimento subitaneo del corpo o dell’intelligenza, nessuna precoce impazienza nelle particolarità necessarie: se l’utensile del quale vi servite si spezza, se la vostra sedia ha bisogno di essere spostata, o la vostra penna di essere nettata, agite come se non aveste altro da fare in tutta la giornata. Mantenete il corpo in uno stato di calma il più completo possibile. Siate apatico piuttosto che frettoloso o agitato. Quando il corpo è in questo stato di riposo, è allora che è il migliore strumento dello spirito; esso è allora sotto la completa dipendenza dell’intelligenza, che è il vero essere, l’invisibile Io.
Perché, quando il corpo e l’intelligenza sono in questo stato, tutte le facoltà essendo sospese, eccetto quelle concentrate nell’opera, lo spirito lavora assai meglio; esso può allora raggiungere, impadronirsi e condurre l’idea, l’effetto, il metodo ed i mezzi di manifestare questa concezione. Quanto più il corpo è calmo e l’intelligenza tranquilla, tanto più presto si trova modo di realizzare ciò che si desidera, di entrare in rapporto con delle correnti spirituali più elevate e più sottili, e ricevere così il sapere e l’ispirazione; e l’intelligenza sarà come uno specchio puro, allora, un lago quieto dove si riflettono le cose dell’alto.
Voi imparate durante tutta la giornata, sovente quando ci pensate meno. Voi imparate passeggiando tranquillamente nella strada, osservando la fisionomia delle persone, e interessandovi ai loro modi. È così che imparate a conoscere i differenti tipi della natura umana; uomini e donne diventano per voi dei libri aperti, che vi potete leggere; imparate così a conoscere in un istante, con un colpo d’occhio, i loro sentimenti ed il loro temperamento. Involontariamente voi potete classificare gli uomini e le donne, e li ordinate nel vostro spirito secondo il loro tipo; un esemplare nettamente determinato serve di modello a mille altri, ad una serie intera. Voi studiate così la natura umana, e la sua conoscenza può avere un valore in danaro. Colui che possiede bene questa scienza può dire a prima vista se si può fidare o no di una persona... e la fiducia è la pietra angolare di ogni successo; i ladri stessi sono obbligati di aver fiducia nei loro soci per riuscire nelle imprese…
Napoleone fu debitore dei suoi immensi successi alla conoscenza tutta intuitiva e all’esperienza ch’egli aveva degli uomini, la quale gli faceva distinguere subito gli offici cui assegnarli. Il Cristo scelse pure i suoi dodici discepoli fra i più capaci di ricevere i suoi insegnamenti, e di trasmetterli ai loro discepoli per mezzo della stessa intuizione. L’intuizione è l’insegnamento che riceviamo dal nostro maestro interno. Questo maestro interno sta in ognuno di noi; diamogli libero sfogo, e domandiamo nello stesso tempo che ci sia accordata una particella dello “spirito di saggezza”, e sentiremo nascere in noi il genio: il nostro genio. Il genio discerne i diamanti nella sabbia ordinaria; e negli uomini, siano essi principi, duchi o contadini, sapienti o ignoranti, discerne le loro attitudini speciali. Qualche volta il genio non conosce la grammatica, e nonpertanto sposta delle montagne, costruisce delle città, e cinge il nostro pianeta di strade ferrate… mentre il cosiddetto “spirito colto”, che può scrivere e parlare con eleganza, non saprà abbattere una topaia.
È nello stato di riposo, di serenità, di calma che lo spirito ha fatto le sue più belle scoperte e che riceve le sue idee e le sue ispirazioni. L’occhio sempre sull’avviso, ardente e affrettato, non percepisce sul mare la vela lontana, così bene come l’occhio che non la cerca. Il nome di una persona che dimentichiamo temporaneamente si ritrova di rado quando ci “sforziamo” di ricordarlo… è solo quando non ci pensiamo più, che ci ritorna in mente.
La verità è che questo sforzo di mnemotecnica è causa di un’incosciente fatica muscolare; noi mettiamo il nostro cervello in movimento, e vi mandiamo del sangue che è un ostacolo per lo spirito… Il nostro spirito ha i suoi propri sensi che sono completamente distinti dai sensi corporali della vista, dell’udito, dell’odorato, del gusto e del tatto. Essi sono più sottili, più potenti e vanno più lontano. I sensi interni, o sensi spirituali, possono, una volta allenati e messi fuori dal loro stato latente, entrare in comunicazione coi sensi spirituali di un’altra persona, di cui il corpo è a Londra o a Pekino. E quotidianamente, forse a tutte le ore della giornata, voi comunicate con questo spirito per mezzo dei sensi interni che non si curano della distanza più che noi ci curiamo di questa parola.
Dell’utilità di non stancare troppo il corpo abbiamo la prova ad ogni istante e in tutte le circostanze della vita. L’uomo che riesce meglio negli affari è quello che si risparmia, che ha la testa libera, che ha imparato per intuizione a non stancare il suo corpo, affinché il suo spirito resti libero. Nondimeno questo stesso individuo ignora forse che egli possiede uno spirito, cioè una facoltà, un senso interno, che si estende al di là dei limiti del suo corpo, e gli porta dei progetti, dei piani, delle idee utili ai suoi lavori. Nessun’altra facoltà fuorché la facoltà spirituale potrebbe essere utilizzata a tale scopo. La legge spirituale opera ugualmente nella materia, nella società e nell’universo; ma le mete superiori, quando vengono a riconoscere l’esistenza di questa forza, e a servirsene con intelligenza, avranno sempre a loro servizio la potenza più grande, il pensiero più sottile, il genio più elevato.
Lo sforzo fruttuoso, in qualunque fase della vita, deriva dalla messa in opera di questa forza che consiste nel “lasciarsi condurre dallo spirito”. Se vi smarrite, ritroverete la vostra strada molto più rapidamente camminando adagio, e conservando lo spirito concentrato, che correndo di qua e di là senza scopo né oggetto. Il cacciatore esperto mette in pratica questo metodo, quando percorre le foreste; mentre l’inesperto cittadino, folle di eccitamento, percorre delle leghe senza vedere ombra di selvaggina. In questi due casi, allorché il corpo è ridotto ad un certo grado di apatia, una facoltà interna si sveglia, entra in attività, e fa trovare al primo la sua strada, al secondo la selvaggina. In ciò sta il precetto: ”Essere condotto dallo spirito”. Esso trova la sua applicazione a tutti i gradi spirituali e al loro oggetto.
Alcune volte, e senza saperne il perché, vi trovate in uno stato di spirito calmo, contento, placido: camminate allegramente; niente vi urge; nessuna passione vi tormenta; vi sentite in pace col mondo intero; avete dimenticato i vostri nemici, i vostri crucci, le vostre ansie; è allora che potete godere meglio dei boschi, dei cieli, di quello che vi circonda; è allora che v’interessate alla vita dell’ambiente e siete meglio disposto a studiarla. In quel momento, tale o tal altra facoltà vi colpisce, mentre sino allora vi era sfuggita e il vostro spirito, calmo e tranquillo, riceve senza interruzione impressioni gradevoli e vivaci, sì che desiderate allora che un tale stato dello spirito possa durare sempre. Non dipende che da voi che ciò succeda; poiché tale stato proviene dalla concentrazione dello spirito; questo fa convergere i suoi raggi verso un unico punto e tiene le sue forze in riserva, non lasciando passare che quello che è necessario al movimento del corpo.
In questo stato assorbiamo del pensiero, cioè della forza durevole. Ma se, durante quest’atto di aspirazione, una cosa viene a turbarci o ad eccitarci, questa facoltà di assorbimento cessa istantaneamente; il nostro spirito, invece di ricevere idee, si chiude allora a qualunque comunicazione e si mette in istato di combattimento. Esso va diritto alla cosa che turba, e si inquieta. Dicendo “esso va”, intendiamo dire che il nostro pensiero si dirige effettivamente e sostanzialmente verso l’oggetto che ci turba; sono le forze del corpo e dello spirito che sfuggono assieme dal nostro corpo, e noi cessiamo d’imparare. Il riposo e la serenità mentali sono condizioni indispensabili per imparare e sono causa di un apporto continuo di forza: noi possiamo allenarci a questo stato a tale punto che, divenuto abituale, esso si manterrà anche nelle ore di lavoro. Queste tre cose in realtà non ne formano che una sola; il godimento. È così che noi edifichiamo; le nostre forze invisibili si accumulano, si raggruppano, poi si uniscono per spiegare la loro completa potenza sopra tale o tal altro oggetto in un dato momento. Se, essendo in questo stato, vi trovate alla presenza di un uomo ricco e orgoglioso che vorrebbe schiacciarvi con uno sguardo, voi sarete più forte di lui; e questi risentirà il vostro potere anche prima che parliate. Tale è lo stato mentale necessario negli affari, per non rimanere vinti dalla volontà più forte della parte contraria. Gli uomini d’affari non sono che dei magnetizzatori commerciali, che hanno lo stesso potere che quello manifestato sui palcoscenici. Non lo si riconosce sotto questa forma, ma nondimeno è messo in opera incoscientemente da loro.
In queste condizioni lo spirito diventa simile ad una calamita. A misura che queste forze si concentrano, la loro potenza di attrazione si accresce; e si accrescerà sempre più coll’esercizio. Più idee voi attirate e più acquistate vigore; i piani, i progetti, le invenzioni vengono a voi; e le vostre facoltà interne si organizzano in tal modo che esse potranno produrre quello che vorrete. Lo spirito così concentrato è una potenza, sia di resistenza, che di attrazione.
Il turbamento che si impadronisce di molti studenti proviene da ciò che essi vogliono imparare troppo presto. Noi conosciamo “appena” la facoltà che ci procura realmente quello che acquistiamo, la facoltà che si slancia lontano (mentre che le altre restano temporaneamente sospese), per apportarci delle idee nuove, e che insegna a trasformare queste idee in pensieri. Un’invenzione nuova si presenta allo spirito che la manifesterà, quando questo spirito sarà nello stato di riposo e non quando si arrabatterà per trovarla… con una penna o una matita disegneremo sulla carta un cerchio più perfetto, se agiremo con noncuranza che se applicandoci con ardore. Liberato da qualunque ansietà, il nostro potere reale, il potere dello spirito, potrà agire. Colui che getta a tutti i venti i suoi pensieri di riuscita o di insuccesso compierà molto probabilmente un atto di audacia laddove gli altri indietreggerebbero. Il miglior pilota in un cattivo passo è colui che ha la facoltà di dimenticare il pericolo per non occuparsi che degli ostacoli; il suo spirito allora è cosciente. E la coscienza è la facoltà dello spirito di comandare e di padroneggiare il corpo, il suo strumento; ma quante volte lo spirito educato male, l’Io reale si immagina di non essere che il corpo del quale esso si serve… ciò che è lo stesso come se un carpentiere ritenesse di non essere altro che una sega o un martello.
La coscienza deve dimenticare il corpo e non pensare che a farne il miglior uso possibile, e ciò nella stessa maniera che il carpentiere, quando sega un asse, non pensa continuamente alla sua sega, ma solamente al lavoro che sta eseguendo.
Tratto da Le forze che dormono in noi, di Prentice Mulford, trad. di M.G. Paolucci, Enrico Voghera Editore, Roma 1908