Pensieri attivi e passivi
Noi emaniamo o riceviamo in continuazione elementi spirituali: siamo come una batteria elettrica, che dà forza e a sua volta ha bisogno di esser ricaricata. Quando ci dedichiamo al parlare, scrivere, pensare o a qualsiasi altra attività, siamo «positivi», altrimenti siamo «negativi». In questo stato negativo o ricettivo assorbiamo forze ed elementi che possono talvolta essere dannosi oppure essere di continua utilità.
Esistono correnti spirituali velenose, come esistono vapori velenosi di arsenico o di metalli. Chi in uno stato d’animo passivo sta con persone invidiose, cattive, ciniche e non libere anche per una sola ora, assorbe da loro l’elemento spirituale velenoso, pieno di malattia e di forza distruttiva; un elemento infinitamente più velenoso di un veleno chimico, perché i suoi effetti agiscono in modo più sottile e segreto e spesso si avvertono solo giorni dopo e la causa spesso viene erroneamente attribuita ad altre ragioni.
È di massima importanza dove e in quale circostanza ci troviamo durante il periodo passivo, perché in questo stato, come una spugna, assorbiamo il fluido mentale. Dopo alcune ore di sforzi spirituali o psichici, dopo essere stati positivi e avere emanato forza, lo stato negativo si presenta come necessità e diritto di natura. Sopprimerlo o contenerlo artificialmente sarebbe errato, però è necessaria prudenza e solo in circostanze particolari è consigliabile abbandonarvisi.
Chi, in stato di esaurimento, si trova tra una massa di gente irrequieta e agitata, non sarà assorbito psichicamente da loro, perché ha ben poco da dare, ma assorbe, almeno temporaneamente, il loro essere inferiore. Si troverà, detto in modo metaforico, ad aver attaccato un peso di piombo alla sua vita. Prenderà, anche se per poco tempo, qualche cosa del loro modo di pensare e giudicare e sarà di poca fede, se prima era pieno di speranze. I progetti che fino a poco fa gli sembravano potenti e vicini alla realizzazione, improvvisamente gli sembreranno lontani e avvolti dalla nebbia. Avrà paura, in circostanze in cui usava essere coraggioso. Diverrà indeciso e nella confusione del momento comprerà cose inutili, o dirà o farà cose che non avrebbe fatto o fatto diversamente, se fosse stato completamente se stesso, pensando con i suoi pensieri e non con quelli della confusa gente intorno a lui.
Se dobbiamo recarci in mezzo alla massa umana bisogna farlo solo quando siamo mentalmente fortissimi, per ritirarci immediatamente nel momento in cui affiora la stanchezza. Perché durante le ore di massima forza siamo noi il magnete che respinge le correnti dannose alle quali invece saremmo completamente esposti durante lo stato passivo!
Uomini positivi sono incitatori e conquistatori, sono loro che riescono meglio a emergere nel mondo! Eppure non è bene emanare in continuazione pensieri positivi, perché così vengono respinte e allontanate molte idee preziose. Deve esserci un periodo di tempo in cui il serbatoio mentale possa essere riempito a nuovo; più accuratamente ne viene cambiato il contenuto, meglio è.
L’uomo positivo, che osserva ogni pensiero nuovo in posizione di lotta, che non si prende mai il tempo di ascoltare in modo ricettivo quanto è nuovo e sconosciuto, che confonde l’improbabile con l’impossibile, che prende a solo e unico modello la propria conoscenza limitata, quest’uomo, con questa attitudine spirituale, deve necessariamente impoverirsi e indebolirsi.
Al contrario persone continuamente passive, sempre ricettive, che hanno sempre l’opinione dell’ultimo ascoltato, che si lasciano scoraggiare nei loro progetti da una risata o da una alzata di spalle, assomigliano a un sistema di condutture che fa passare tutte le lordure fino alla completa otturazione di tutte le tubazioni, per cui diventano incapaci sia di emettere che di ricevere energie attive.
In generale vale la seguente regola: essere attivi tra la gente e passivi nella solitudine preparata nel modo giusto.
Chi però nella solitudine continua mentalmente a combattere i suoi avversari, si consuma inutilmente.
Chi si carica di problemi altrui ha maggiormente bisogno di periodi di completa solitudine. Durante il ritiro, però, anche il senso di compassione deve rimanere fuori, perché consuma forza che invece dovrebbe essere accumulata per poi poter portare maggior aiuto. Così come un oratore non consuma la propria energia prima di un discorso aiutando a portare il carbone a un operaio per alleggerire la sua fatica, perché il trascinare carbone ucciderebbe tutta la forza, la brillantezza, l’ispirazione e forse anche i pensieri che direttamente o indirettamente si potrebbero affacciare e che potrebbero indicare la strada per aiutare ad alleggerire la fatica non di un solo lavoratore, ma di migliaia.
Chi ha continui rapporti con le masse deve sprecare necessariamente tanta della sua forza per trascinare con sé le atmosfere estranee.
La cosa più nociva è la convivenza continua con una persona spiritualmente inferiore, perché durante i periodi passivi, che necessariamente ritornano, saremo succubi delle correnti di qualità inferiore, indipendentemente dal genere di rapporto che abbiamo, se fratello, figlio o marito: perché tra le persone che appartengono a sfere spirituali diverse, ma strettamente legate animicamente, sarà sempre la natura più sottile, più evoluta e più preziosa a soffrire e a decadere, perché è in grado di assorbire meglio; mentre una natura inferiore riesce a percepire solo una parte di quanto inviato: il resto va perduto inutilmente. Rapporti umani giusti sono il fattore migliore per ottenere felicità, salute e successo. «Rapporto» significa qualche cosa che oltrepassa la vicinanza fisica! Siamo vicini a una persona in relazione alla intensità psichica con la quale ci occupiamo di lei: la distanza del corpo non ha nessuna importanza.
Chi, per molto tempo, è stato legato a una persona inferiore non riesce subito a bloccare le onde del rapporto spirituale inviate abitualmente da questa sorgente. Deve imparare a dimenticare, non deve mai pensarci in modo ostile, anzi non deve invece pensarci affatto; solo in questo modo riuscirà a tagliare i fili telepatici invisibili e sarà liberato! Fare così suona gelido, duro e crudele? Ma che senso può avere per due persone rimanere in contatto di ricordi, che danneggia una o tutte e due le parti? Perché se soffre uno dei due, nel corso del tempo deve soffrire anche l’altro! Così pure è sbagliato leggere romanzi appassionanti durante il «recupero», cioè durante lo stato passivo per lasciarsi penetrare dai loro personaggi e respirare destini fittizi in periodi di propria debolezza e ricettività.
Durante i pasti bisognerebbe essere particolarmente passivi. Chi si nutre, cioè immette in sé materiale di costruzione per il suo corpo, lo può fare solo in uno stato d’animo calmo, equilibrato e gioioso! Mangiare e criticare, oppure disputare con altri o meditare sui propri affari significa essere positivi proprio nel momento in cui sarebbe necessaria l’assoluta negatività. Che questo criticare e disputare si svolga mentalmente o si manifesti fonicamente, non ha importanza. Ugualmente dannosa è la vicinanza a tavola di una persona che alimenta questo stato d’animo e che si è costretti a sopportare, contro la quale ci si deve difendere interiormente, perché già questo è uno sforzo: soltanto persone che vivono in più pura simpatia reciproca dovrebbero essere compagni di tavola.
Chi vive molto solo, attira correnti spirituali affini; l’ambiente caricato per un lungo periodo con i propri pensieri diventa un magnete fortissimo! Noi viviamo allora in un mondo superiore e più sottile, siamo accessibili a suggerimenti che per il momento, considerati utopie, vengono chiusi timidamente dentro di noi. Poi, un giorno, sentiamo il bisogno di compagnia e accettiamo quello che ci viene offerto, oppure ci lasciamo travolgere dalla corrente. Il mondo interiore viene demolito, i suggerimenti interiori ci sembrano improvvisamente, alla luce dell’opinione corrente, «pure sciocchezze», il «buon senso» comincia di nuovo a ciarlare, a criticare e a fare lo spaccone con il gregge belante. Più tardi, quando siamo di nuovo soli con noi stessi, ci sentiamo invasi da un profondo senso di scontentezza e insoddisfazione, da un vago senso di autoaccusa per avere rinnegato i diritti della nostra anima. Tanti spiriti alti soffrono per il peso di pensieri parassiti che si aggrappano a loro e che inconsciamente li danneggia profondamente.
Certo nessuno deve né può vivere sempre solo. Chi però ha la forza di troncare le relazioni umane più basse, apre con questo atto la strada a quelle superiori. Chi ha la forza di attendere, attira nel mondo delle manifestazioni e sul suo sentiero di vita persone che gli daranno veramente forza e aiuto reale ed è ciò che la vera compagnia dovrebbe offrire. I suoi pensieri più alti sono l’anello di congiunzione tra lui e coloro che hanno gli stessi pensieri. Trattenendo invece gli elementi inferiori ci si separa dal mondo superiore, anche se vi si apparteneva già fino a un certo grado.
Cos’altro sono i cosiddetti rapporti sociali se non un sopportare e un essere sopportati, un ruminare le stesse parole, gesti e pensieri, anno dopo anno. Questi sono i morti cui bisogna lasciar seppellire i loro morti!
Vera vita è uno stato di essere di infinite possibilità, un aprirsi alle varie correnti spirituali, sulle quali avviene un continuo scambio di forze e di idee di varie menti dello stesso livello; queste sono le sorgenti, che ci elevano all’essere eterno!
Una sorgente di gioventù: giovinezza del corpo e giovinezza dello spirito significa capacità di rendere positivo tutto l’apparato mentale quando pensieri grossolani e inferiori si avvicinano, ma renderci negativi o ricettivi verso correnti elevate e costruttive.
Portare sempre avanti a sé il coraggio come una fiamma!
Temere nulla e non chiamare nulla impossibile!
Non odiare nessuno – soltanto evitare i suoi errori!
Amare tutti – distribuire però la fiducia con prudenza e saggezza!
Prentice Mulford
A cura dell'Accademia Kremmerziana Patavina