IL "TENTATIVO PRATICO" DI GIULIANO KREMMERZ

Negli scritti che Giuliano Kremmerz negli anni 1898–1899 pubblicò nella Rivista “Il Mondo Secreto”, viene esposta la dottrina magica, indicandone le basi principali e definendone i possibili campi di azione.
In altre opere apparse posteriormente (tranne “Angeli e Demoni dell’Amore” del 1898), quali gli articoli pubblicati nella rivista “Commentarium” (anni 1910-1911), l’importante opera “La Porta Ermetica” (anno 1910 ), “I Tarocchi dal punto di vista filosofico” (dal 1910 al 1923) e “Medicina Dei” (1921), il Kremmerz non si limita più ad esporre la dottrina magica, ma si propone di  tentare l’esperimento.
Cercheremo di esaminare gli aspetti principali di questo tentativo pratico.
La Magia, che più avanti il Kremmerz definirà ‘Scienza Integrale’, non deve rimanere una vuota filosofia parolaia, ma deve diventare azione ed il campo di azione non può che essere pro salute populi.
Dalle opere sopra citate è possibile evidenziare le linee guida su cui il Kremmerz intendeva edificare il proprio esperimento di Schola Ermetica.
Questo esame risulta molto utile anche ai giorni nostri, giorni nei quali si vedono Scuole Iniziatiche, anche Kremmerziane, basarsi su principi non sempre aderenti alla purezza dell’Idea originale.
Già all’inizio del “Commentarium” si delinea il primo obiettivo.
La Scuola deve essere sperimentale, lontana dalla fede in qualche nome o maestro, e deve essere l’applicazione positiva delle forze mentali ed organiche dell’individuo umano. 
Non deve invischiarsi in questioni filosofiche trascendentali, spinta dal sentimento piuttosto che dalla ragione. Non deve avere mire riformatrici religiose né ambizioni messianiche. Deve essere soprattutto basata su una sperimentazione concreta.
Una Scuola quindi che cava la teoria dalla pratica e non viceversa: una Scuola di materialismo psicologico e non una sètta.
Kremmerz definisce il suo esperimento una piccola missione: “non fede in idoli, non fede in superuomini, non acquiescenza a quello che vanno filosofando o brandendo come positivo un certo numero di studiosi dell’incredibile, non credulità cieca, ma esperimentare, provare e poi credere col metodo nostro filosofico italiano, terra terra, senza prosopopea pomposa, senza inchinarci a sette, ad apostolati, ad archimandriti di religioni nuove o rinnovellate.” (da “La Scienza dei Magi” di Giuliano Kremmerz – II Volume - Ed. Mediterranee – pag. 32).
Leggendo queste parole e guardandoci intorno, osservando le varie scuole iniziatiche ed esoteriche, anche kremmerziane, che oggi sono presenti e che molte volte si combattono tra loro, ci si sente colti da quel senso di “amarezza profonda”, che il Kremmerz cita nella Prefazione alla Seconda Edizione de “Il Mondo Secreto” dal titolo “Ai discepoli della Grande Arte”.
Maestri, Ierofanti, Detentori di pseudo segreti iniziatici prosperano nell’ambiente attuale esoterico, attirando nel loro fantastico mondo molti mistici discepoli, che hanno paura di sperimentare in se stessi la vera liberazione interiore.
Il Kremmerz propone una continuazione positiva e concreta agli “Elementi di magia naturale e divina”, pubblicati nel “Mondo Secreto’, quindi un programma umano e pedestre, senza presunzioni.
È su queste basi che intende fondare una Fratellanza Spiritualista Magica, modesta e pratica, che orienti le forze sviluppate a favore dei sofferenti: nasce così la Fratellanza Terapeutica-magica di Miriam, a esempio delle “antichissime sacerdotali isiache egiziane, di cui più recente e nota imitazione è la Rosa+Croce”. (da op. cit. – pag. 34).
Ma anche sulla Terapeutica si deve essere concreti: non bisogna diventare “energumeni infatuati”, che promettono agli ammalati la guarigione contro le leggi naturali e divine. Bisogna essere degli sperimentatori, che cercano di sviluppare una forza e un’intelligenza ermetiche, armoniche ed equilibranti.
E il Kremmerz caratterizza ancora meglio questa Scuola - Fratellanza: non deve  avere pontefici, ma solo alcuni “migliori” che dirigono; non deve diventare una setta; non deve avere alcun fine di lucro e non ci devono essere contribuzioni di sorta, perché  “l’idea camminerà lo stesso”. (da op. cit. – pag. 43).
Vediamo allora cosa si pretende dal discepolo di questa Scuola: “L’unica cosa che io pretendo, è che lo spirito liberale di questa prova diventi sangue e carne in ognuno di voi e che le idee assorbite, accettate per libero esame, diventino coscienza di ognuno di voi, e che queste idee non si esprimano solamente in prosa e in versi, ma si vivano; così l’ermetismo troverà nell’esempio pratico di ognuno, imitatori a ogni passo.” (da op. cit. – pag. 43).
E la Schola non deve essere  una palestra di erudizione e di vanagloria personale, ma deve essere pratica, allenamento, educazione: quindi una palestra per un rigoroso lavoro su di sé.
Chi si avvicina all’ermetismo solitamente è assetato di teorie, vuole spiegazioni prima di iniziare a sperimentare: così non va bene, “il novizio deve inchinarsi alla necessità dell’esperienza”. (da op. cit. – pag. 46).
Quindi una Schola che si propone una educazione sperimentale.
Il Kremmerz è molto esplicito a tale proposito: “Vedi che ti parlo sul serio, non credere a me fino a quando non avrò fatto provare a te che fai e produci quello che ti ho detto, che vedi e riscontri esatto il tanto che ti vado insegnando, la piccola, la meschina cosa di sapere la piccola verità della grandissima arte ermetica”. (da op. cit. – pag. 59).
E ai molti, che oggi come allora, si proclamano Grandi Maestri, Ierofanti, Pontefici egli ricorda: “Maestro – magister – pontefice? Ma siamo uomini! Distruggiamo i malintesi. Nella nostra scuola il maestro è, senza eufemismi, un docente di cose elementari, starei per dire di cose da asilo infantile, se in mezzo a noi non vi stessero persone dalla barba filosoficamente prolissa e bianca, quanto la mia se non la rado.” (da op. cit. – pag. 59).
E le Idee, che si intuiscono, e nelle quali si crede, devono diventare sangue ed essere vissute quotidianamente. Non si deve studiare ermetismo, ma si deve diventare ermetisti e vivere come tali. È necessaria una trasformazione.
Si deve diventare capaci di mantenere integra la propria libertà interiore.
Scrive infatti il Kremmerz: “La scuola filosofica classica esclude qualunque mezzo di presa di possesso della volontà di un uomo intelligente o semplicemente evolubile.
… La nostra è scuola di libertà spirituale, vessillo che non si piegherà mai. Insegna a mantenere integra la coscienza altrui, sia o no condiscepolo, e non a correggerla per costrizione.” (da op. cit. – pag. 94).
Come siamo lontani da misticismi e da dipendenze, che si vengono a creare, volutamente o inconsapevolmente, in alcune scuole pseudo iniziatiche!
Ma questa integrità della propria coscienza, libera da condizionamenti esterni, è una meta che deve essere raggiunta.
È questo il lavoro su di sé: lavoro difficile, costante, rigoroso, senza alibi  e senza scusanti.
Scrive il Kremmerz: “Ho detto che la preparazione allo studio ermetico deve consistere nel rieducare se stesso, spogliandosi di tutto l’intonaco e della falsità che l’educazione ordinaria ci ha dato. […] Educare e rifare la propria coscienza, spogliandola da ogni influenza di cui è schiava: superstizione storica, ambiente, consuetudine, nettezza di visione, imitazione servile dei tipi noti.[…] L’ermetismo non si schiude che alle coscienze già spogliate da tutti i fattori ottenebranti, rette da una morale pura, non velate da nessuna passione, neanche dalla percezione della propria infallibilità. Tutta la chiave maestra del concetto educativo della propria personalità, è appunto in questa purificazione della coscienza dalla nebbia della convenzione umana.
Allora solamente il noviziato ermetico accenna a dare i suoi frutti, quando la coscienza è libera di valutare una doppia corrente:
1 . – La sensoria o sensitiva che ci arriva dalla periferia:
2 . – La istintiva, che comincia a denudare le tendenze dell’uomo antico in noi.” (da op. cit. – pagg. 144 – 159 - 160).
Sembra semplice quanto viene qui prospettato, ma in realtà è una delle parti più difficili del percorso ermetico: bisogna venire ai ferri corti con se stessi.
Tralasciare questo continuo e rigoroso lavoro su di sé, che il Kremmerz enuncia chiaramente in poche righe, rischia di comportare molte volte un rafforzamento delle cristallizzazioni egoiche, creando così personalità con ego ipertrofici.
Dopo queste basi poste per la creazione di una Fratellanza Ermetica e Terapeutica, si delinea in modo ancora più chiaro  l’obiettivo pratico che il Kremmerz si propone: “La missione ermetica si deve svolgere contro l’ignoranza e la superstizione in pro’ delle masse, che devono essere redente dalla scienza dell’uomo: quindi un altare alla scienza umana contro l’ignoranza.” (da op. cit. – pag. 165).
Quanto fin qui esposto è quanto il Kremmerz scriveva nel “Commentarium”.
Ne “La Porta Ermetica”, vengono ancor meglio delineate le caratteristiche della Scuola Ermetica Kremmerziana.
In questa opera, che può essere vista proprio come un ‘Manifesto’, il Kremmerz fonda, in una ridente casetta circondata da rosai, bianca come la neve, in cima ad una collinetta ammantata di perenne verde, “tra un bicchiere di grignolino ed un risotto ligure”, la “Scuola Integrale Italica”.
Quanto siamo lontani dalla prosopopea ammuffita di vecchie logge!
Egli definisce la Magia come Scienza Integrale, con la missione di “rendere la scienza che ufficialmente si insegna nelle università completa con lo studio e la conoscenza delle forze latenti nella natura e nell’uomo.” (da op. cit. – pag. 221).
Si comincia ad andare oltre la semplice idea di una Fratellanza Terapeutica: essa diventa anche una Scuola Integrale, ove si insegna e si mette in pratica la ‘Scienza Integrale’, che così viene definita dal Kremmerz:
Integrare significa rendere intiera o perfetta.
Integrazione è il metodo complementare per rendere la scienza che ufficialmente si insegna nelle università completa con lo studio e la conoscenza delle forze latenti nella natura e nell’uomo.
Quindi scienza integrale della natura obiettiva, magia naturale e scienza integrale umana, che è la magia divina perché risveglia ed esercita e sviluppa in noi gli attribuiti che l’ignoranza ha finora attribuito agli dii.” (da op. cit. – pag. 221).
Essa si propone la conoscenza della individualità latente nell’uomo, con lo scopo di utilizzare le forze latenti così individuate per la vita reale, a beneficio dei meno provvisti, soprattutto “combattendo il male sotto qualunque forma di ignoranza e di prepotenza.” (da op. cit. – pag. 221).
“Chi si sente di apporre la propria firma a questo programma ideale deve considerarsi liberamente un compagno nostro, in nome della Luce che dà la scienza contro ogni superstizione religiosa e settaria.” (da op. cit. – pag. 221).
E viene ribadito quanto già espresso nel “Commentarium”: “La nostra dev’essere Scuola Integrale, non setta, non chiesa, non sinagoga, non pulpito. Scuola è metodo investigativo, è educazione, è allenamento indipendente e superiore a tutti i mondi favolosi della religione e delle confraternite da esse dipendenti.” (da op. cit. – pag. 233).
Questa Scuola Integrale Italica deve ricordare le astrazioni integrali di Pitagora, valori assoluti che devono essere liberi da ogni forma di misticismo.
Solo in questo modo, abbandonando forme mistiche nei confronti di pseudo maestri esteriori, si può giungere a sentire la voce del vero  Maestro Interiore. Scrive Kremmerz: “Allora il maestro appare a voi, su di voi, in voi, e innanzi a voi.” (da op. cit. – pag. 234).
Quindi la Scuola Integrale Ermetica deve avere “il carattere della impersonalità e della non fede nella parola del docente.” (da op. cit. – pag. 234).
Ne “La Porta Ermetica”,  inoltre, il Kremmerz indica con brevi frasi il lavoro che deve essere fatto su di sé, al fine di giungere a questa ‘neutralità ermetica’, che sola consente di sentire la parola del Maestro Interiore:
“Sii temperante di pensieri, sobrio nelle azioni.
Considera il tuo simile come carne della tua carne.[…]
Domina i tuoi sensi e non fare che prendano il sopravvento sulla tua ragione.
Usa delle cose in ragione della tua potenza di usarne.
Non arrivare alla sazietà di nessuna cosa che desideri.
Non preferire di parere e non essere: sii per te.
Non ambire ciò che è degli altri per vanità e per utilità tua.
Ambisci e pretendi se hai la coscienza che farai meglio e sarai utile agli altri.
[…] Bisogna che la mente domini in maniera assoluta l’animale e ne disponga a suo piacimento.” (da op. cit. – pag. 229 - 232).
Sembrano semplici consigli di buona condotta e il più delle volte vengono frettolosamente letti e non applicati, andando vanamente a cercare in altre pagine la soluzione e lo svelamento di presunti ‘arcani’. Se ne rendeva conto anche il Kremmerz, che infatti scrive: “Pare poco, è vero, il tanto che ho detto.” (da op. cit. – pag. 232).
Ma abbiamo veramente provato, con rigore e continuità, ad applicare nella vita quotidiana ognuno di questi precetti? Abbiamo mai provato a prendere ciascuna delle indicazioni sopra riportate e ad applicarla per un periodo determinato, fino a che non diventi il nostro comportamento abituale?
Se proviamo veramente a farlo, ci renderemo conto che non si tratta di poca cosa, bensì di un lavoro estremamente difficile, che mette in evidenza tutte le nostre cristallizzazioni egoiche, le nostre opinioni già fatte, l’intero nostro modo di vedere/creare l’ambiente in cui viviamo. Solo un’osservazione accurata prima e un lavoro di destrutturazione di percorsi cristallizzati poi, può consentire quella purificazione, che portando alla ‘neutralità ermetica’ consente di scoprire il Maestro Interiore.
Nella stessa opera “La Porta Ermetica”, oltre ad esporre alcuni principi dottrinali profondi, viene anche indicata la missione, analoga a quella dei veri Rosacroce Ermetici. A tal proposito il Kremmerz riporta un simbolo, il Character Adeptorum e così scrive: “Il circolo eterno è una rosa. È un simbolo, un carattere, null’altro. Ma è la chiave di ciò che facevano i Rosacroce, di ciò che praticavano e del come producevano i miracoli grandi e piccoli de Pharmaco Catolico. Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Così sia anche per la scuola integrale.” (da op. cit. – pag. 266).
Il Kremmerz si rende perfettamente conto della difficoltà di questo tentativo pratico, ma ciò nonostante, egli intende portare avanti questa Idea e questa Missione.
Nella conclusione de “La Porta Ermetica”, infatti, egli scrive:
“Le idee utili fanno cammino malgrado ogni ostacolo e ogni indifferenza. […] Io rido se la gente inetta, scettica per inerzia a pensare, dirà che siamo dei perditempo. Non perderemo neanche un minuto, cammineremo provando, saggiando, correggendoci, indagando, ricercando per servirci di una virtù divina che pari il mondo non conosce.” (da op. cit. – pag. 269).
Negli scritti riportati sotto il titolo “I Tarocchi dal punto di vista filosofico” il Kremmerz si propone un obbiettivo ancora più ambizioso.
Non solo la creazione di una Fratellanza Terapeutica-magica, non solo una Scuola Integrale Italica, ma la missione di aprire un nuovo orizzonte alla scienza ufficialmente accettata: “un compito elettissimo di integrare in un sol fascio di dottrina sperimentata tutta la potestà della materia umana di cui la religione, sconfinando, ne ha denaturata la concezione.” (da op. cit. – pag. 311).
Quindi la necessità di una ‘Scienza Integrale’, come base per una “Scuola Nuovissima”, che “darà carattere al pensiero dell’interpretazione Pitagorica italica del magismo, e al di là, al di sopra del magismo, sormontando le particolarità dei rituali, affermerà la immortalità luminosa dello spirito intelligente della materia, passando dalla concezione simbolica della sfinge umana o umanizzata al raggiungimento divino di un atomo materia pensiero.” (da op. cit. – pag. 336).
Nell’Opera “Medicina Dei”, il Kremmerz ribadisce quanto questa opera pratica deve essere al di fuori di ogni forma di misticismo passivo. Egli scrive: “Il misticismo religioso, l’evangelico, lo spiritualista, il … materialista, il comunista, sono varietà della torbida follia umana che ha convertito il paradiso della terra in inferno della città filosofica. La scienza dei Magi è una scienza difficile a essere insegnata, e difficilissima ad apprendere, perché dev’essere intesa fuori da ogni misticismo speciale.” (da op. cit. – pag. 373).
In questi brevi cenni, tratti dalle opere sopra citate, viene a  delinearsi in modo preciso quella che era la missione pratica del Kremmerz, missione che doveva essere realizzata pro salute populi: una Scuola Integrale, fuori dalle sette e dalle vecchie cancrenose carcasse dei templi, che riuscisse a parlare in modo chiaro agli uomini di buona volontà, che indicasse una via pratica e sperimentabile, tale da consentire di ritrovare il Maestro all’interno di sé, il Vero Maestro che poteva indicare l’origine di quella forza benefica, da porre a servizio dell’umanità sofferente.
Il Kremmerz tentò per anni di realizzare questo Ideale, ma riconobbe, con “un senso di amarezza profonda” di essere riuscito a fare solo dei tentativi:
 “Credevo l’umanità molti secoli più innanzi e in venti anni non ho realizzato che assaggi o prove. Niente di concreto… cioè, di concreto le molte pene che mi son fabbricate con le mie mani.” (da op cit. – pag. 8).
Non si deve disperare: oggi, se vogliamo essere coerenti con questo Ideale, dobbiamo comunque cercare di portare avanti questo ambizioso progetto. Forse non si riuscirà a realizzare l’Idea, ma almeno un Segno ed una Testimonianza saranno lasciati.

                                                                                                                      FDA