Considerazioni sull'iniziazione
Sono molte le persone che ritengono che l’iniziazione possa essere conferita mediante una cerimonia più o meno rituale da parte di una persona a ciò preposta o autorizzata. Niente può essere più erroneo di questa convinzione.
Innanzi tutto cerchiamo di definire cosa debba intendersi per iniziazione. C’è chi sostiene che essa consiste nella rivelazione di un segreto o di una dottrina che rappresentano il patrimonio occulto dell’associazione che conferisce l’iniziazione; c’è chi ritiene, forse più giustamente, che essa non rappresenta altro che un inizio e quindi potrebbe essere più propriamente chiamata ammissione. Alcuni Autori, che hanno scritto su questo argomento, presumono che sia necessaria una discendenza, cioè che l’associazione che conferisce l’iniziazione sia un’emanazione diretta di un’altra associazione più antica, ma si potrebbe obiettare che, anche se in un remoto passato, tale associazione deve pur essere stata costituita ex novo. Questo ci porta alla domanda: “l’iniziazione si dà, come un qualsiasi altro dono, o si conquista a proprie spese?”
Scrive Kremmerz: “A questo proposito e prima di procedere oltre è bene spiegare la parola che di frequente viene adoperata nel nostro linguaggio o nel comune discorrere dei profani. Che cosa intendiamo per iniziato? E da che l’iniziato differisce dagli uomini volgari?, giacché di questa parola iniziato viene fatto grandissimo abuso, specialmente dopo la profanazione delle Logge Massoniche di Rito Scozzese e delle simboliche riformate […]. In esse, fino a pochi anni fa, era consuetudine chiamare iniziato colui che fosse a parte dei segreti amministrativi della loro compagine e da questo i profani arguirono che ogni partecipante a una setta o società segreta potesse vantarsi del nome di iniziato. Ma […] nella scienza e sapienza assoluta, oggi come negli antichi tempi, non chi è messo a parte della dottrina può vantarsi iniziato, ma chi dopo un assiduo lavoro e un’efficace pratica della dottrina, perfezionato, evoluto, sorpassa i gradini del più alto visibile mondo volgare ed entra nel mondo delle cause rinunciando a quello degli effetti: vale a dire che colui il quale passa il fiume immenso delle sensazioni esteriori, che come l’acqua cantata nei salmi davidici ci affoga, e sente sviluppare in lui l’uomo interiore, cioè il Cristo Loquente, è solo meritevole del nome iniziato. Egli si è separato, cioè ha diviso il suo corpo alto, la prima trinità, dal corpo e dalla mente contemporanea; egli si è separato, cioè è entrato nella fase di evoluzione da cui non si recede e parla la doppia lingua dello spirito e dell’uomo”.
Scrive Ermete Trismegisto in risposta al figlio che gli chiede la modalità della rigenerazione: “Che devo dirti, figliolo? Non ho da dirti che questo: vedendo in me una visione immateriale, prodotta dalla misericordia di Dio, sono uscito da me stesso per trasferirmi in un corpo immortale e adesso non sono più quello che ero prima, ma sono stato generato nell’intelletto. Questa cosa non la si può insegnare, né la si può vedere con questo elemento materiale creato grazie a cui quaggiù è possibile vedere. Perciò, fra l’altro, mi sono disinteressato della mia forma composta precedentemente; non ho più colore né tatto né misura, ma sono ormai estraneo a tutto questo. Ora, figliolo, tu mi vedi con gli occhi, ma non puoi comprendere quello che io sono guardandomi con gli occhi del corpo e con la vista sensibile: non è con questi occhi che ora mi puoi vedere, o figlio”.
Se fosse una questione di semplice conferimento attraverso una cerimonia rituale più o meno complessa, chiunque potrebbe essere consacrato “iniziato” nel giro di pochi minuti, ma sarà bene riflettere che tale cerimonia contiene sempre delle prove, oggi soltanto simboliche, che l’aspirante deve superare. Ampliando i tempi della cerimonia rendendoli uguali alla durata della vita di una persona, si ampliano contestualmente i tempi di tutto ciò che di essa è parte, comprese le prove, che non sono mai fuori di noi, come si è soliti pensare, ma dentro di noi.
Se accettiamo l’ipotesi che non si può creare un iniziato con la semplice cerimonia, risulta chiaro che egli dovrà superare, nella vita di ogni giorno, quelle prove che sono semplicemente adombrate nella suddetta cerimonia, che così diventa stile di vita tendente a trasmutare l’essere iniziale in qualcosa di diverso, di più prezioso, di più perfetto. Scrive Domenico Lombardi (Benno): “Purtroppo! La conquista dello stato neutrale d’equilibrio costante del nostro essere, è cosa molto più ardua dell’espugnazione di una trincea difesa da mitragliatrici in fuoco continuo. Per noi, invece di pallottole di piombo, vi sono scoraggiamenti, delusioni, passi falsi, depressioni, impazienze, oscillazioni del proprio pensiero, e tutto l’arsenale dei movimenti impulsivi dell’anima e del corpo, in disaccordo continuo tra loro… Ma tali sono le prove delle iniziazioni. Prove che non si sospettano per tali, e sono appunto le più insidiose, a confronto delle quali quelle cui venivano sottoposti i postulanti nelle cavità sotterranee delle piramidi: ferro, fuoco, acqua, ecc., non erano che giochi di bambini.” Solo superando queste prove e trasmutando effettivamente e percettibilmente il proprio essere si può dire che l’aspirante comincia a realizzare la propria iniziazione e, dunque, essa è qualcosa che si conquista e che non può essere trasmessa ipso facto da persona a persona. Scrive Oswald Wirth: “Non si è certo iniziati in virtù di un cerimoniale, non più che per l’assimilazione di determinate dottrine ignorate dai più. Ognuno procede alla propria iniziazione, lavorando con l’intelletto al fine di decifrare il grande enigma che ci propone il mondo oggettivo.” E ancora, sempre lo stesso Autore: “La Chiarezza spirituale non si comunica come la fiamma di una torcia; il nostro spirito non è una lampada che si possa accendere artificialmente, bensì un focolare che, per virtù propria, deve vincere l’oscurità affinché, cessando di covare sotto la cenere, possa ardere e irradiare luce liberamente.” Quindi, carissimi Fratelli Sconosciuti, guardatevi da chi afferma di potervi dare l'iniziazione e a maggior ragione guardatevi da chi, in cambio di questa cosiddetta "iniziazione", vi fa richiesta di una somma di denaro, piccola o grande che sia.
Una volta accettato il concetto che l’iniziazione si conquista, sorge un’altra domanda cui pare opportuno trovare risposta: “È necessaria l’esistenza di una scuola e la presenza di un maestro?” Obiettivo di una qualsiasi scuola, sia essa profana o iniziatica, è quello di indicare al discepolo la via più diretta e meno ardua verso una conoscenza. Ma mentre una scuola profana si prefigge di insegnare, cioè fare assorbire delle conoscenze già confezionate da altri, la scuola iniziatica si prefigge di educare, cioè portare alla coscienza dell’individuo ciò che egli ha già dentro di sé. Quindi essa, e per essa il maestro (che chiamerei più propriamente la guida), si limita a indicare, a stimolare e a confermare o smentire ciò che il discepolo via via intuisce nel profondo del suo io occulto, evitando di correggerlo se egli sbaglia, perché anche l’errore fa parte dell’evoluzione personale. Egli è un aiuto, un punto di riferimento e nulla di più, che si asterrà sempre dallo svelare verità in suo possesso per averle acquisite nel percorrere la strada in un tempo precedente quello del discepolo. E tutto ciò è indispensabile se il discepolo aspira veramente a diventare iniziato: svincolarsi dalla sudditanza a un “maestro” o a una “guida” è il primo passo verso l’autonomia del pensiero e la conoscenza del proprio io interiore.
Tuttavia, c’è anche chi preferisce il “fai da te” perché, avendo rubato alcune chiavi, pensa di poter trovare le porte alle quali esse si adattano e di poter aprire tali porte e intuire il resto evitando fatiche e sacrifici: ma così non è, purtroppo per lui. Scrive ancora Kremmerz: “Non tentare l’iniziazione a cuor leggero e con tutte le stupide leggerezze del così detto senso comune: in magia bisogna picchiare assiduamente e non arrestarsi a mezza via. Chi cade, quando ritrovasse il suo maestro, non si rimette sulla retta via che ricominciando: ma se il maestro non lo ritrova più, il solo partito a prendere è di chiedere perdono a Dio di essersi fatto accecare dalle passioni e dalla cattiva logica della paura e dalla diffidenza, e di non aver capito tra l’errore e la verità che la meno seducente era da scegliersi per compagna e arrivare, quantunque la più aspra e ripugnante.”
Il discepolo, dunque, è facilitato dal riuscire a trovare una scuola e un maestro o guida – fermo restando che il vero Maestro è solo interiore – , ma ciò ancora non basta, perché non si può tirare fuori ciò che non si ha nel sacco. L’iniziazione è un’opera sacra, è la Grande Opera degli alchimisti del passato e, come da loro indicato, non si va da nessuna parte se non si possiede il fuoco interiore, quel fuoco che non brucia come il fuoco volgare, ma serve a consumare le impurità che aderiscono all’anima dell’iniziando, spesso procurando dolore e sempre grande sacrificio, inteso nel senso etimologico. Durante questa opera, che è stata definita la “lotta con il serpente astrale”, l’iniziando opera continuamente su se stesso senza peraltro astrarsi dal mondo, bensì vivendo e operando in esso. E quando sarà diventato “iniziato”, o “adepto”, dovrà proiettare il suo pensiero verso chi gravita nella sua orbita, prendendo così il posto di colui che lo ha guidato fino a quel punto.
Infine, c'è anche chi pensa di poter realizzare la propria iniziazione servendosi di ciò che viene definito "acque corrosive", a proposito delle quali Filalete scrive: "Quindi, si sono convinti che, per la riuscita, sia necessario, oltre al calore esterno, anche un fuoco interno, e lo hanno ricercato in molte cose. Dapprima hanno distillato acque caldissime dai Minerali minori, e con queste hanno corroso il Mercurio, ma in questo modo non sono riusciti a ottenere con alcun mezzo che il Mercurio mutasse le sue proprietà intrinseche, poiché tutte le acque Corrosive sono soltanto agenti esterni, alla maniera del fuoco, benché in modo diverso; e questi mestrui non restavano, come essi avrebbero desiderato, uniti al corpo dissolto". Immaginate il fuoco e il calore di un altoforno nel quale si fondono vari metalli e altri elementi per creare, cioè dare forma a nuovi e più resistenti metalli. O se non sapete che cosa è un altoforno, pensate a un bosco di vari ettari che all'improvviso si incendia nella sua interezza. Bene, ciò che vi procura una droga non è altro che una scintilla che si può ottenere percuotendo una pietra focaia messa a confronto con l'immenso fuoco di un altoforno o di un bosco in fiamme, che può essere paragonato alla conclusione della propria iniziazione. In altre parole, l'iniziazione è un percorso lungo una strada ardua e difficile sulla Terra, che passa attraverso sofferenze e sacrifici ma anche enormi soddisfazioni e stupendi stati di coscienza, per giungere a un punto che, a seconda dell'individuo, può ritenersi di arrivo, ma iniziato può dirsi soltanto colui che giunto a questo punto non è ancora soddisfatto e, riuscendo a staccarsi dalla Terra, vola in una dimensione nella quale soltanto pochi possono essere in grado di vivere respirando Aria e Luce.
Un’ultima considerazione: sulla via iniziatica non esistono scorciatoie. Colui che pensa di poter ottenere la conoscenza senza il necessario lavoro è un pazzo che vuole scalare una montagna senza camminare in salita o che vuole far nascere un elefante nel periodo di tempo richiesto per la nascita di un coniglio. Inutile, quindi, battere strade diverse, cambiare strada a ogni spirar del vento, aggregarsi a un “maestro” per poi sceglierne un altro e un altro ancora perché il canto dell’uno differisce da quello dell’altro: sono pur sempre tutti canti di sirene, mentre il solo canto che l’aspirante deve ascoltare è quello che gli proviene dal suo Essere occulto, quando sarà riuscito a svegliarlo con le opportune pratiche.
Per concludere, dunque, l’iniziazione è un lungo processo di ricerca, di separazione, di purificazione, di integrazione della coscienza, di evoluzione personale nella più grande umiltà volto alla creazione di un nucleo immortale in grado di attraversare coscientemente le esistenze fin quando è a ciò soggetto. Chi non ha compreso ciò fa cosa inutile nel chiedere l’iniziazione a questa o quella congrega; chi, invece, ha compreso ciò ha già intrapreso la propria auto-iniziazione, interpretando correttamente il detto: «nessuno può essere iniziato se non da Se stesso ».
Hahasiah
Accademia Kremmerziana Patavina