Io e me

Nell'ottavo dei Dialoghi sull'ermetismo Kremmerz scrive: "È verissimo che nessuno ha captato un'anima in una provetta e che nessun laboratorio l'ho sottoposta al microscopio, come si fa coi bacilli e coi batteri; ma è anche arcivero che voi scienziati non ignorate che l'uomo pensa, che voi pensate, che in voi vi è un io, giudice vecchio, dominatore sereno, che guarda la vostra bassa coscienza di un o di un me più superficiale, più sofferente, più soggetto alle impressioni e alla sensibilità elementare del vostro individuo [...]. È questo me, questo egoarchico io, che forma l'individualità dell'uomo e la sua personalità particolare; non è l'io interiore e profondo che risponde all'individuo storico, come l'ho sempre chiamato, che è all'apice dell'individualità mentale, che pare estraneo a noi e che è cosa diversa dall'Anima e dalla psiche, espressione di vita nel pensiero e che comprende tutto senza essere in tutto".
Questo della dualità della mente è un antico concetto ermetico e, pur essendo la mente un'essenza unica, per comodità di discussione la si può dividere in due parti: una parte attiva o polo positivo, corrispondente all'IO; e una parte passiva, o polo negativo, corrispondente al ME. Laddove esistono una parte attiva e una parte passiva, quest'ultima, di necessità, subisce gli influssi della parte attiva la quale, a sua volta, è influenzata, pur se in minor misura, dalla parte passiva. Nell'essere umano, tuttavia, oltre all'IO esiste un'altra parte attiva, rappresentata dal fisico, intendendo con ciò non soltanto il corpo materialmente inteso, ma anche tutto ciò che circonda l'uomo e che penetra nel suo intimo attraverso le percezioni dei sensi.
Secondo la filosofia ermetica, l'IO è la parte antica dell'individuo, quella che ritorna nelle successive incarnazioni, mentre il ME è la parte moderna, formatasi nell'incarnazione attuale e pertanto figlia dell'epoca in cui si vive. Il ME, dunque, risulta esposto a due influenze: quella proveniente dall'IO e quella proveniente dal fisico. Nell'individuo comune, la parte passiva della mente si forma nel corso degli anni, a partire dall'infanzia, sotto l'influsso dell'istruzione, dell'ambiente in cui l'essere vive, del credo religioso al quale viene indirizzato dalla tenera età, dalle preferenze o ideologie politiche e quant'altro: tutto questo costituisce la sua personalità e il suo archivio personale. Quando un'impressione colpisce uno dei cinque sensi, essa viene convogliata verso questa parte passiva della mente, ove viene messa a confronto con quanto contenuto nell'archivio personale, e una volta approvata dà luogo a un pensiero. Infatti, è in questa parte del mentale che si formano i pensieri, che saranno poi inseriti nell'archivio personale. Colui che basa tutta la sua attività mentale su questo processo può vivere un'intera esistenza senza mai percepire l'influsso dell'altra parte del mentale: l'IO. Infatti, se il ME è la ricetrasmittente dell'individuo, essa può sintonizzarsi su una singola "stazione trasmittente" alla volta e se è sintonizzata perennemente sul fisico, non sarà in grado di percepire i messaggi proveniente dall'iperfisico e di conseguenza l'IO pian piano si atrofizza e non risulta più in comunicazione col ME. A meno che non intervenga un evento qualsiasi che impone all'individuo di chiedersi se la vita debba svolgersi sempre e solo nel fisico o se non sia il caso di investigare se è possibile percorrere un'altra via.
Una volta posta questa domanda, se si opta per l'esplorazione di un'altra via l'individuo inizia un percorso tendente ad attenuare le comunicazioni provenienti dal fisico, nella speranza di percepire qualcosa proveniente da un'altra fonte. È, questo, il processo di apertura mentale che l'ermetismo chiama purificazione. Se la persona interessata è sufficientemente motivata e in grado di usare la propria volontà, questo processo porterà, nel tempo, a percepire qualche comunicazione proveniente dall'IO. Ma oltre ad attenuare o smorzare le comunicazioni provenienti dal fisico, l'individuo deve compiere un altro cambiamento del suo essere, perché non potrà più trattare le comunicazioni provenienti dall'IO alla stessa stregua di come trattava quelle provenienti dal fisico. In passato aveva il proprio archivio personale col quale poteva comparare e controllare l'informazione che gli arrivava attraverso i sensi; adesso non ha un archivio, a meno che trovi il modo di costruirselo, perché le comunicazioni provenienti dall'IO sono ben diverse dalle altre cui egli era abituato. L'IO non è il mondo dei fenomeni, in esso non vi sono pensieri, non vi sono parole che l'uomo ha creato per indicare concetti concreti e qualche concetto astratto, ma pur sempre connesso a quelli concreti; il linguaggio che si parla in questo mondo è il cosiddetto linguaggio degli uccelli, che risuona in alto, nell'aria, non sulla terra, perché questo è il mondo delle idee, il mondo delle cause, che trasmette il suo messaggio al ME in forma concisa e simbolica; e se il ME intende tradurlo nel linguaggio che era solito usare in passato, perderà l'idea che gli è stata inviata, nel vano tentativo di concretizzarla, di portarla al livello del fisico.
Poco più avanti, infatti, Kremmerz espone così questo concetto: "L'infinito nella creazione delle parole, nell'esposizione delle idee, appena diventa argomento di discorso o soggetto letterario si denatura, cioè perde la sua indeterminazione e diventa finito, perché la mente umana tende alla formazione delle idee concrete. Ma la concezione ermetica deve, con originalità di osservazione e genialità di critica, lasciare alle idee la libertà sconfinata dell'astrazione".
Dunque, l'individuo che intende aprire un canale di comunicazione col suo IO deve essere pronto ad abbandonare la vecchia abitudine di voler razionalizzare tutto ciò che nasce nella sua mente e aprirsi a una nuova forma di comprensione delle idee, che deve necessariamente essere criptica, simbolica, eterea e assolutamente non concreta. Ma quanti sono in grado di compiere questa trasformazione? Forse è illuminante un altro breve passo di Kremmerz, contenuto un po' più avanti nello stesso dialogo: "... il contributo delle mie ipotesi non è un'affermazione. Le mie sono domande e dubbi. L'Ermetismo è una iniziatura. Do i princìpi. Comincio con delle interrogazioni. Prendo la carovana che cammina nel deserto - nel gran deserto della coscienza, fatta e adattata alla cultura generale dei nostri tempi - e la conduco alla biforcazione della via. A quella che io seguo metto una tabella che porta scritto: Via di Ermete; all'altra, una seconda che dice: Via del senso comune. Quasi tutti scelgono questa. In quella di Ermete, pochi ricercatori della Sapienza assoluta, qualche mattoide e delle anime inadatte a seguire la via più difficile". Quanto è vera quest'ultima affermazione!

Hahasiah