Conversazione sullo spirito
I tre amici Tizio, Caio e Mevio, studiosi di ermetismo, avevano assistito a una conferenza nel corso della quale si era a lungo dibattuto sullo spirito. Sulla via del ritono alle loro rispettive abitazioni, i tre decisero di sedersi su una panchina nel parco, perché sentivano di dover chiarire alcuni concetti che avevano in loro suscitato dubbi. Iniziò Caio.
Caio: Il vero movente che mi ha spinto ai nostri studi è il pensiero, su cui rifletto da anni, tendente a spiegare il motivo della nostra esistenza. Se in noi è presente, come i più sostengono incluso il conferenziere che ci ha intrattenuto, una scintilla di luce, chiamata spirito o corpo solare, essa è per definizione perfetta e quindi non soggetta a evoluzione ulteriore. Ma in un manoscritto, e voi sapete quale, si legge: "l'intelligenza luminosa divina percorre le successive incarnazioni animali fino al completo ritorno allo stesso centro spostato". Se questa intelligenza è parte dell'intelligenza universale, non comprendo perché debba incarnarsi e subire una o più vite per poi tornare a fondersi nell'insieme da cui è scaturita, visto che non può evolvere in questo mondo essendo, come ho detto prima, già perfetta. Inoltre, ciò significherebbe che questa intelligenza, o spirito, userebbe il nostro essere per scopi suoi, senza lasciarci libertà d'azione in questa vita.
Tizio: Personalmente non ho una risposta al tuo dubbio, ma posso esporti un'altra ipotesi: in noi esiste un principio solare che, però, non deriva direttamente da quella "intelligenza luminosa divina" che tu hai citato, ma è ad essa inferiore, perché sua emanazione, e pertanto suscettibile di evoluzione, che può realizzarsi nel corso delle vite successive; ma anche in questo caso, una volta compiuta tale evoluzione, ritengo che tornerebbe all'origine.
Mevio: Al punto 10 de I preliminari di pace, Kremmerz offre uno spunto interessante, che può interpretarsi così: in noi esiste un corpo solare che, alla nostra morte, può tornare all'origine da cui è scaturito e così perdere qualsiasi individualità; ma in noi esiste anche un forma di intelligenza, il mercuriale, che può, se lo potenziamo e glielo consentiamo col nostro modo di vita, dirigere e dare un obiettivo alla nostra esistenza; esso può realizzare la sua fusione con il corpo lunare e solare, in modo da creare un'individualità permanente non più soggetta a reincarnazione e capace di vita propria in una dimensione diversa da quella in cui noi viviamo, diventando un eone. Si tratta di un'ipotesi che ha bisogno di dimostrazione, ma ritengo sia molto difficile riuscire a darne una.
Caio: Un'altra ipotesi ancora potrebbe essere la seguente: la scintilla di luce si incarna per compiere una missione, ma essendo avviluppata nel corpo fisico, la dimentica e tenta di ricordarla nel corso delle vite successive, che si ripeteranno fino a quando la missione non sarà compiuta. Ma anche questa ipotesi, del resto avanzata dal Kremmerz, ha bisogno di dimostrazione e comunque quanto ho detto non mi convince del tutto, perché continuo a non vedere una valida utilità di queste continue reincarnazioni, né le tante missioni, visto che ormai siamo più di sette miliardi sulla terra e mi sembra improbabile che ciascuno di noi abbia una sua specifica missione.
Tizio: E se in tutti questi anni ci fossimo limitati soltanto a un atto di fede?
Caio: Che cosa intendi? Spiegati meglio.
Tizio: Da quando ho iniziato questi studi, mi sono sempre osservato. All'inizio ero cosciente soltanto del mio corpo e del fatto che, attraverso i sensi, percepivo messaggi che venivano elaborati dal mio pensiero. Poi, mi sono reso conto che il pensiero poteva essere diretto verso obiettivi voluti e ho preso coscienza della volontà che, proprio perché può dirigere il pensiero, è ad esso superiore. A quel punto, ero cosciente del corpo e di una sua emanazione più sottile che identificavo nel pensiero e nella volontà, ma a seguito di felici intuizioni, ho preso coscienza di un altro aspetto: l'intelligenza. Riflettendo, mi sono reso conto che in me coesistevano almeno tre elementi: corpo fisico, sua diretta emanazione, che Kremmerz indica come corpo lunare, e intelligenza-volontà, che dovrebbe dominare i primi due. Oltre questo, però, non sono riuscito ad andare; voglio dire che di un qualcosa di superiore non ho mai preso coscienza, per cui mi domando: e se nell'essere umano non esistesse ciò che comunemente viene definito spirito?
Mevio: Il fatto che tu non ne abbia mai preso coscienza non significa necessariamente che non esista.
Tizio: Sono d'accordo, e tuttavia se non ho una prova provata di tale esistenza rimango scettico e non sono disposto a crederci soltanto per atto di fede, anche perché di spirito parlano soprattutto i mistici e i religiosi e sono stati loro a inculcarci questa idea di un qualcosa che ci viene elargita direttamente da un dio, chiunque esso sia. Del resto, non tutti sono concordi su cosa si debba intendere per spirito; ad esempio, gli alchimisti classici lo ritenevano il mediatore tra corpo e anima, dando a quest'ultima il significato che oggi, invece, viene dato a spirito e così dimenticando o fraintendendo, oppure volendoci di proposito mandare fuori strada, la distinzione degli autori latini tra corpus, anima, mens e spiritus.
Caio: Ciò che hai detto è molto importante. Anche io ho avuto pensieri del genere e non sono mai riuscito a trovare una risposta definitiva.
Mevio: Tu, Tizio, hai menzionato intelligenza e intuizioni; non credi che esse possano dipendere dallo spirito?
Tizio: L'intelligenza è qualcosa presente in tutti gli esseri viventi, ma si manifesta in gradi diversi in ciascuno di loro. Se derivasse direttamente dallo spirito, non dovrebbe essere uguale in tutti, visto che per definizione lo spirito è presente allo stesso modo in tutti gli esseri viventi? In quanto alle intuizioni, penso che se tutto è materia, anche il pensiero lo è e una volta formulato nella mente di un individuo esso viene in esistenza ed è contenuto nell'astrale o, meglio, in quello che gli scienziati chiamano campo morfoforetico. Captarlo, dunque, non dovrebbe essere impossibile e quindi ciò che per una persona è un'intuizione, probabilmente è stata un pensiero per un altro essere umano.
Caio: Questo può essere vero per intuizioni che ripropongono qualcosa di cui l'umanità è già a conoscenza, ma come spieghi le intuizioni di idee innovative, che sconvolgono il pensiero dominante in un certo periodo della storia dell'umanità? Ad esempio, la questione che aveva dominato fino al 1600 e che sosteneva che la terra fosse il centro dell'universo?
Tizio: Ciò che può essere compreso con l'osservazione o col calcolo matematico non lo riterrei una intuizione, bensì una scoperta, che pur avendo a che fare con l'intelligenza, a mio parere non ha niente a che fare con lo spirito.
Mevio: Personalmente sono dell'opinione che fino a quando considereremo lo spirito come qualcosa che viene dato o infuso all'atto della nascita o prima, cioè qualcosa di esterno a noi, non riusciremo mai a trovare una risposta ai nostri dubbi.
Caio: Tu che cosa suggerisci?
Mevio: Innanzi tutto, quando si parla di esseri umani eliminerei il termine "spirito" perché, come ha detto Tizio, è troppo abusato da mistici e religiosi, ma lo conserverei nel significato di "massima attenuazione della materia", cioè della materia considerata sotto il suo aspetto filosofico. Per quanto riguarda l'uomo, in attesa di capire, se ne avremo mai la fortuna, l'essenza dello spirito, sostituirei a questo termine "io storico" o "io profondo" o, meglio ancora, "coscienza", spiegandone l'evoluzione. L'essere umano viene al mondo con il suo corpo, composto di materia, e nient'altro. Via via che cresce, si sviluppa una emanazione più sottile di questo corpo che da esso trae nutrimento, intendendo le sensazioni e quant'altro. Se l'evoluzione dell'essere si ferma lì, egli vivrà per soddisfare i suoi bisogni più o meno carnali, ma se comprende che questa emanazione del corpo fisico può essere affinata e migliorata, comincia un processo di evoluzione che, come diceva Tizio, prende via via coscienza di altri stati di essere, accumulando nella parte più occulta e sottile del suo essere tutta una serie di esperienze che costituiscono il suo io interiore o coscienza profonda. Con la morte, questo io interiore potrebbe non perire come il corpo fisico, ma continuare a esistere e reincarnandosi ricordebbe, sotto forma di impulsi e tendenze, le esperienze fatte nella vita o nelle vite precedenti, il che spiegherebbe anche le abilità e le conoscenze assolutamente non connesse a ciò che l'essere è o all'attività che svolge in quella esistenza. Si tratterebbe, quindi, non di qualcosa proveniente dall'esterno per grazia di un dio o altro, bensì di una creazione individuale della persona, attraverso l'evoluzione da lui voluta e procurata durante le sue successive incarnazioni.
Tizio: Spesso ho sentito dire, anche da fratelli della nostra accademia, "quando lo spirito mi parla" o "lo spirito mi ha parlato". Tu che ne pensi di queste affermazioni?
Mevio: L'ho sentito dire anch'io e di solito la frase conteneva "attraverso" o "per mezzo di". Penso si tratti di illusioni mistiche perché, diciamocelo, di mistici ne esistono anche nelle nostre accademie. A mio parere, il mezzo "attraverso" il quale "lo spirito" ha parlato a queste persone non è altro che un catalizzatore che ha consentito loro di ricordare fatti, eventi o pensieri profondamente sepolti nel loro io storico.
Tizio: La tua ipotesi è abbastanza convincente e dissipa anche alcuni dei dubbi che abbiamo espresso prima, mentre il termine che suggerisci rende più concreto un concetto, quello di spirito, che altrimenti rimane nebuloso e impenetrabile.
Caio: Certo, cambiare un termine con un altro non significa cambiare la sostanza che il termine indica, ma comprendo quanto dice Mevio. Il termine "spirito" può portarci fuori strada, in quanto non sappiamo esattamente che cosa esso rappresenti, mentre quello da lui suggerito è univoco e preciso. Diciamo che questa è una buona ipotesi di lavoro. Sarei del parere di riflettere su quanto è stato esposto e poi rivederci, la prossima domenica, per confrontare le nostre deduzioni.