Parabola
Tempo addietro, in occasione di un’ammissione di nuovi fratelli alla nostra Fratellanza, raccontai loro una parabola, che oggi intendo rendere nota anche ai lettori di questo sito.
PARABOLA
Per noi, che non siamo che un punto di riferimento posto sulla
grande via della Tradizione esoterica, non reclamiamo nulla,
né ricordo, né riconoscenza, dovete soltanto preoccuparvi
per gli altri quanto noi ci siamo preoccupati per voi. strong>
Fulcanelli
Carissimi fratelli, oggi, con l’ammissione alla Fratellanza di Myriam, vi è stata aperta una porta; una porta che immette in un grande giardino, detto anche il giardino dei filosofi, che si estende a perdita d’occhio. Esso è cosparso di un tappeto di fiori di tutti i colori e al suo interno si snodano vari sentieri, nei quali potete vedere altre anime in cammino che osservano la natura con occhio attento. Essi sanno che tra i tanti fiori ne esiste uno, minuscolo ma particolare e ben difficile da individuare, che presenta una corolla composta da una quantità di piccoli petali di vari colori e tre petali più grandi: uno di colore nero, uno di colore bianco e uno di colore rosso. Se avete la fortuna di trovare questo fiore, non coglietelo; osservatelo attentamente e poi sfioratene i petali delicatamente. Compiendo questo atto, vedrete sorgere davanti a voi la montagna sacra. Se non avete paura e se non soffrite di vertigini la montagna andrà scalata, ma questa, almeno all’inizio, non è impresa difficile, perché sul suo fianco si arrampicano tre tornanti che dovrete percorrere; il primo tornante è il più lungo di tutti, si estende per circa nove kilometri, è in leggera salita ed è tutto all’ombra, quindi non dovrete sudare nel percorrerlo; il secondo tornante è più breve, non più di sei kilometri, ed è più luminoso del precedente perché avete già compiuto una discreta ascesa e si comincia a vedere la luce del sole; anch’esso è in salita e percorrerlo è un po’ più faticoso del precedente; il terzo tornante è ancora più breve, grosso modo tre kilometri, ma la salita è alquanto più ardua anche perché la luce è più forte e il calore si fa sentire maggiormente. Alla fine di ciascuno di questi tre tornanti troverete un piccolo spiazzo in cui, se volete, potrete riposarvi, ripercorrere mentalmente la strada fatta, controllare il vostro ascenso e osservare il volo di vari uccelli, tra i quali si notano corvi e colombe. Percorsi i tre tornanti, non crediate di essere arrivati: ci sono ancora due salite da fare, la prima un po’ più aspra ma breve si inerpica su terreno bianco, tanto che sembra di camminare presso la bocca di una cava di sale, attraverso un certo numero di rampe di sette gradini ciascuna scavati nella roccia; la seconda, molto più dolce ma un po’ più lunga, procede con brevissimi tornanti e sembra di salire una scala circolare con ampi gradini; a ogni gradino conquistato, sentirete una parte di voi, quella che meno apprezzate del vostro essere, sfaldarsi e scomparire e via via che salite vi separate sempre più dalla corrente delle idee umane prevalenti nell’ambiente che avete abbandonato. Una volta superate queste due salite, vi troverete in uno spiazzo alla luce piena del sole e noterete a est l’immenso giardino nel quale vi siete aggirati per un tempo variabile da persona a persona, ma comunque relativamente lungo e a volte corrispondente a tutta una vita umana; mentre a ovest vedrete una pianura nella quale, in lontananza, si vedono piccoli esseri umani che si affannano nella loro folle e disordinata corsa al successo e al benessere materiale. Qui non dovrete peccare di superbia, non dovrete inorgoglirvi sentendovi a loro superiori perché, semmai, siete stati di loro soltanto più fortunati; dovrete compatirli (nel senso latino della parola) e amarli. Se sarete tanto umili da manifestare queste due qualità, la pietas e l’Amore per i vostri simili che laggiù soffrono non sapendo di soffrire, apparirà alle vostre spalle il proseguimento della montagna. Forse vi spaventerete nel vederla, perché essa è scoscesa, irta di guglie, cosparsa di forre e precipizi, di bassi alberi spinosi e tanti altri ostacoli che ne rendono ardua la scalata. A questo punto avrete due possibilità: o, frenati dalla paura dell’ignoto, vi arrestate nel punto al quale siete pervenuti e vi accontentate del progresso realizzato o, spinti dal desiderio di conoscenza o fuoco innato, decidete di tentare anche questa scalata. Se sceglierete questa seconda possibilità, state molto attenti: nella montagna non vi sono più sentieri tracciati, si procede a intuito e la rotta che deciderete di seguire può portarvi in vetta alla montagna o sul bordo di un burrone nel quale, accecati da una falsa certezza o dall’orgoglio, potreste anche cadere. Ma se, lungo la strada, sarete umili, non vi cimenterete in sciocca emulazione e non vi lascerete soggiogare dalla vana ambizione e, soprattutto, avrete sviluppato in voi una buona guida alpina, supererete questo pericolo e riuscirete a raggiungere la cima, ove troverete il vostro IO che vi aspetta da tanto tempo e, una volta incontratolo, vi si apriranno nuovi orizzonti di cui non è questo il momento di parlare.
Hahasiah