Duplice vita
Sappi dunque che ciò che aspetta ogni aspirante è di sfidare la Falce, e chi rimanda questa prova non è che un altro dei commedianti che si dilettano di giochi di prestigio e malìa, adoperando come unico strumento la fede e la suggestione operata sulla mente e sul corpo lunare per mezzo di segni oscuri. Un altro dei molti aspiranti che con poca sincerità e poco impegno si apprestano a bussare poco insistentemente alla porta lunare, pretendendo che la via si apra davanti ai loro passi.
Esiste invece una via, costellata di ardue prove, in cui l’eroe sfida a viso aperto le difficoltà di un ascenso attivo. Questa via non è aperta a tutti, ma soltanto a chi porti i segni di uno spirito temprato, di un fuoco interiore in grado di ascendere ai cieli come la folgore, falciando ogni ostacolo con la stessa risolutezza della falce del saggio Saturno. Ciò è possibile solo a chi abbia lo spirito antico al suo fianco a mostrargli la ragione più elevata per cui le cose debbono accadere, a mostrargli con sagace inclemenza le continue bugie che ognuno tesse per se stesso pur di non guardare in faccia il Guardiano.
L’eroe così temprato nello spirito vive una duplice vita, in cui il mondo degli effetti non è che il suo campo d’azione. Non ha importanza quale spettro d’amore, di fallimento o di gloria lo chiami a sé per legarlo ancora una volta, spremere le sue energie e lasciarlo in rovina quando la ruota girerà e l’illusione svanirà come neve al sole: egli conosce l’oscillazione del pendolo e sa che qualunque cosa esistente, perfino la più nobile, vi è soggetta nel mondo degli effetti. Nulla è importante, perché tutto è uguale: tutto è pieno fino all’orlo finché preserva la libertà del suo spirito.
Amare senza attaccamento, agire con dedizione per costruire il proprio avvenire, tagliare ogni corda che imprigioni le sue membra e impedisca il moto: questa è la necessità della vita dell’eroe, preservare la libertà del suo spirito.
Un eroe basta a se stesso poiché vive una duplice vita. Egli discorre con gli altri, partecipa alla loro mensa. Eppure si trattiene il tempo necessario, il suo cuore restando un mistero inaccessibile. Soltanto pochi percepiranno che in lui, o in lei, v’è un che di alieno, di impenetrabile. Pochi si accorgeranno dell’imponderabilità del suo agire, né sapranno intendere dove tenda il soffio del suo spirito.
Che vuole costui? Offre la sua mano oggi al disgraziato, domani al santo, dopodomani al giovane imberbe; oggi con asprezza nega l’aiuto a colui al quale ieri salvò la vita. Dov’è il senso del suo agire, quali sono i suoi principi? Ora generoso, ora severo e inflessibile. Eppure a guardarlo non sembrerebbe un folle senza il lume della ragione: posato e imperturbabile, il suo acume è spesso fuori dal comune.
Chi è, dunque, costui?
Un eroe basta a se stesso poiché vive una duplice vita, là dove l’occhio umano nulla può scorgere. Per scorgere quel mondo è necessario sfidare la Falce, morire a se stessi, spezzare ogni catena con spietata perizia, e tremare di mentire a se stessi. Il giorno in cui smetterai di mentire a te stesso sentirai la verità dagli altri e dal mondo intero. Fino a quel giorno busserai senza convinzione a una porta chiusa, e che chiusa rimarrà.
Sappi dunque che il figlio di Eros agisce per lo Spirito: dopo aver sfidato col suo fuoco la voce della terra, egli ode il prepotente richiamo dell’essere suo, del Virgilio che fu la silente guida per i suoi occhi ciechi. Per mezzo di lui le battaglie furono vinte: la forza sovraumana risiedeva nell’ideale più grande che lo sospingeva in avanti, senza superbia nella vittoria, senza afflizione nella sconfitta.
Ideale del quale, se lo interrogherai sul suo nome, non ti svelerà la natura né la materia di cui è fatto: come potrebbe? Esso è ai suoi occhi ovunque presente e palpitante, ragione intrinseca di ogni cosa. È per i suoi occhi che egli vede e per il suo impulso che agisce.
L’idea, per lui, fu dall’inizio dei tempi, e per la sua ragione le cose sono. Ciò che essa vuole, lui vuole, poiché la sua beatitudine è il nutrimento dell’essere suo.
Nessun uomo, nessun avvenimento, penetreranno mai il suo cuore quanto il soffio dello Spirito cui lui è fedele.
Ed è perciò che questo mondo gli è estraneo, sebbene ne sia parte e ne prenda parte: gli uomini cercano la propria ragione d’essere in altri uomini oppure nelle cose. Per gli uomini la ragione analitica e l’emotività, l’entusiasmo e la pigrizia sono l’unica causa del loro agire e della loro esistenza; per gli uomini la verità è un affronto e un’ingiustizia, poiché mette in pericolo la solidità del loro teatrino.
Ma per il nato alla luce dello spirito tutto ciò è irrazionale, e altro non può provare che tenerezza o severità per chi gli si accosti, e amore disinteressato e incondizionato soltanto per chi abbia la sua stessa natura, e solo questo chiamerà fratello. Un amore che ha poco di ciò che la moltitudine intende con questo termine.
Ed ecco, la voce dello Spirito lo chiama nuovamente.
Qualcuno si rammaricherà della sua partenza. Qualche donna verserà lacrime. Mormoreranno i passanti. Passerà fra loro come in mezzo a un campo di grano, e le loro voci saranno per lui il naturale oscillar delle spighe.
Dove lo condurranno i suoi passi, gli sarà svelato quando la voce mormorerà: “Fermati. Guarda. Ora è tempo di semina.”
Iehuiah