Pneuma e luce

O Sole, radiante Iddio, padre nostro,
 tu, che crei le forme e dai con l’ombra rilievo alle cose sensibili
nell’onda del tuo splendore eterno,
illumina della tua Luce Divina colui che,
puro di mente e cuore, leggerà in questo libro
le leggi e le pratiche per assurgere alla potestà dei Numi
[…]
A chi crede, a chi ama, a chi spera
il senso vero della mia parola, che è la tua legge.
G. Kremmerz

 

Osservavo il quotidiano ciclo con occhi nuovi.
La notte, vecchia e stanca, s’era coricata a ovest senza un lamento. Un nuovo giorno risplendeva. Silenziosa fissai la fonte di luce, che fieramente si ergeva nel cielo: il sipario nuovamente si alzava. Ogni forma assorbiva e rifletteva i suoi raggi, rientrando nella piena manifestazione. Colori e forme nuovamente si rivelavano, trasudando riflessi della sostanza impalpabile proveniente dall’astro lucente.
Quella quiete della sera, ritirandosi con la sua brezza, aveva lasciato spazio alla nutrizione di luce cui ogni cosa è soggetta: piante riprendevano la loro eterna fotosintesi; fiori riaprivano i loro petali; animali si svegliavano per agire nuovamente.
Da qualche parte, perso nelle nebbie di un tempo lontano, qualche solitario ricercatore salutava il mattino, e nella luce fisica altro non vedeva che la manifestazione d’un Principio altissimo: vi sono attimi in cui questa Luce è perfino possibile intenderla in sottofondo alla vita, ovunque presente, in un’intuizione fugace che tutto rende per un istante vivido e chiaro; sono i momenti in cui si avverte, nel proprio intimo, quasi un’onda di quieta forza, una sottile vibrazione cosciente che emerge – richiamata da particolari condizioni esterne, da un impulso interiore o dall’azione potente del magnetismo di un uomo integrato.
Questo stato di veglia produce, nell’essere, un temporaneo dominio del centro cosciente in cui è possibile vibrare in armonia con la Legge-Luce: come vita dei cieli e fragore del mare essa prende possesso dell’uomo per mezzo del suo tramite (che fu dai Padri della Chiesa chiamato Spirito Santo) e dà pace al respiro, rischiara il cammino, senza mai svelarsi – simile in ciò a Eros, la cui sposa tentò, spinta dall’ignoranza e dall’invidia delle sorelle, di farlo diventare uno sposo comune e, nel cercare di guardare il suo volto, lo perse.
La sua sola occulta presenza, se pure latamente percepita da un intelletto cosciente, porta l’essere tutto a innalzarsi, oltre la fitta coltre di pensieri riflessi e sensazioni gravi, fino a un luogo dove l’aria si fa tersa e serena, le preoccupazioni assenti. Ed essa, immobile e radiosa, non comprende i tormenti umani.
Questo stato altissimo dell’animo umano, incarnante il principio del mediatore universale e dapprima non riproducibile a volontà, può essere opportunamente risvegliato, suscitato e – con tempo e pazienza di lento lambiccare – fissato come “naturale” condizione dell’essere. Nient’altro che questo è lo scopo della purificazione e della morte che la segue: mettere a fuoco quell’onda, che è un’intelligenza e al contempo una forza, per potervisi ancorare quando lo si voglia, poiché per mezzo di lei – il cui nome per gli gnostici fu Sophia – ogni trasmutazione è possibile, ogni nebbia dissolta, ogni conoscenza esperienza.
Allora una nuova percezione si farà strada: un’unica fluidità apparirà come vibrazione di fondo del cosmo, simile a un’onda armonica e ovunque presente – nell’uccello in volo così come nel vento che lo sospinge; nella corrente d’un fiume e nel passo di un uomo. Essi sono, in verità, intimamente legati in uno stesso efflato, fusi insieme in una stessa sostanza composta a sua volta da corpuscoli di intelligenza-luce, sintesi occulta del cosmo e non percepibile nella sua interezza.
Questi corpuscoli, ampiamente descritti nelle opere del principe Raimondo di Sangro, sono in effetti particelle invisibili di fuoco elementare che costituiscono il nutrimento del Lume Eterno.
Così intesa, la Luce è sostanza e Prima virtù che compone e permea l’intero cosmo, tutto congiungendosi e legandosi in Lei e per sua ragione, nulla senza Lei potendo esistere.
Ogni singolo corpuscolo solare – ciò che gli antichi chiamavano monade – contiene in sintesi il Tutto, essendo unica e identica la sostanza che costituisce l’universo (di qui il mistero grandissimo della sua ubiquità, eternità e moltiplicazione, irrisolvibile per qualunque intelletto): un centro psichico cosciente può, tramite intuizione, accedere a tali mondi per trarne conoscenza e nutrimento.
E tali mondi sbocciano istantaneamente innanzi all’occhio dell’intelletto, simili a rose – di qui la metafora dell’asino d’oro di Apuleio –, portando le verità del mondo delle cause a conoscenza del ricercatore che tuttavia, è bene ripeterlo, tali mondi non conosce né comprende giacché solo la più elevata parte del suo essere può accedervi, fulmineamente. Manca infatti alla mente umana la funzione sintetica che è propria soltanto dell’Intelletto più elevato, cui egli partecipa con coscienza crescente, se il suo lavoro è impeccabile, ma insufficiente per cogliere la Sintesi-Luce nella sua interezza.
Vi sono, infatti, due principi occulti di cui gli autori sempre parlarono soltanto tra le righe, tramite i quali il cosmo fu creato e l’Intelligenza vivente si manifesta nel mondo, tessendone le armonie: questi sono lo Pneuma, che fa opera di argentea femmina, e la Luce. E soltanto la prima può vedere il volto dello sposo, una volta temprata dalle prove imposte da mamma Venere, senza morirne e senza perderlo.
Il primo è stato chiamato Spirito Universale, Spirito Santo, Efflato, e in molti e diversi modi: è l’alito di vita che origina e costituisce il moto perpetuo, lo Ptah egiziano, il Verbum del principium giovanneo – che “era presso Dio, ed Egli era Dio”. In ogni cosa la vita è infusa per mezzo suo, e da immobile potenza ogni cosa diviene atto soggiacente alla Legge, al meccanismo ineluttabile che tesse ordinatamente l’universo – manifesto e immanifesto. Nello Pneuma, o Iside Urania, è contenuta ogni causa del moto, ogni intrinseca ragione d’esistenza degli esseri, i quali dall’ordine immutabile, contenuto in sintesi nella Luce, traggono il loro fine – che è il suo particolare riflesso reso manifesto.
Per mezzo di Lui il mondo fu creato, essendo esso agente e al contempo sostanza in eterno moto – poiché tutto è materia –, sostanza eternamente riversantesi in sé, e per sé accrescendosi, cosicché innanzi allo spettacolo della sua armonia l’occhio si sente preso da vertigine, incapace di concepire l’esponenziale pullulare di vita.
Analogicamente è nel respiro che l’uomo assume lo Pneuma: tale funzione corporea corrisponde infatti alla sottile espansione e contrazione della materia vivente. In questo eterno moto, allo stesso modo che nei mondi della Luce, l’uomo è immerso in ogni momento attraverso l’Intelligenza che governa le sue funzioni vitali e ne costituisce la ragione intrinseca. Di tale sostanza egli può sottilmente nutrirsi, per accrescere l’analogo principio che egli in sé racchiude. Qualcosa infatti sovrintende all’ordine del corpo, e analogicamente a tutta la materia umana ordinata ad arte: un intelletto esprimentesi per impulsi volitivi, dotato di una facoltà di comprensione sintetica. Ciò che tale intelletto in un istante comprende, ha poi infinite implicazioni e adattamenti nella vita di ogni giorno: un esempio è la legge di nascita, crescita, decrescita e trasformazione, che una volta compresa si vede in ogni dove.
Così gli Antichi insegnavano ad estrarre da ogni cosa il suo Principio e vivere nei muti spazi di confine, invisibili agli occhi, avendo distrutto il legame con ciò che l’uomo chiama mondo.
E il loro spirito è libero.

Iehuiah