Scienza dell'Uomo e Scienza della Luce

Vi sono cose che sfuggono al nostro controllo: la guerra, gli abusi subiti quando si è inermi, le disgrazie, non sono che fatalità, in tutto simili a una nube nel cielo che non possiamo controllare.
Tale è lo stato dell’essere umano, ed è proprio a causa dello stato di schiavitù della vita dell’uomo ordinario che ci siamo rivolti a una scuola iniziatica. Altri motivi non ce ne sono, a ben  guardare, almeno all’inizio.
Si avanza con la speranza che il lavoro fruttifichi e ci porti lontani dalla sofferenza. Lentamente e inesorabilmente, il lavoro fruttifica, ma al contempo qualcosa sfugge e la sofferenza rimane al nostro fianco: tutto ciò che ci è dato fare pare essere separarci. Talmente siamo abituati al continuo subire che, in definitiva, non sappiamo che farcene della libertà dai vincoli, e per un certo periodo avanziamo ciechi, cercando un motivo per gioire della libertà morale faticosamente conquistata.
Almeno finché non si fanno strada i dubbi sul nostro operato: forse ho scelto questa strada per fuggire da una vita insoddisfacente? Dov’è questo millantato potere e in che cosa, specialmente, consiste?
Nessuno può dare una risposta a questa domanda. Può bloccare la via per anni.
Il fatto è che il compito dell’ermetismo non è quello di guidare chiunque verso un’illuminazione identica per tutti: esso pone la sfida della libertà. Ed è ovvio che uno schiavo non sappia che farsene, dal momento che è incapace di concepirla.
Non importa con quali immagini mistiche o spettri di potere si giunga alla soglia del Tempio: tutti noi siamo accomunati dal rifiuto della schiavitù, il che è ben diverso dalla conquista della libertà, ma al contempo ne è il preludio.
Ciò che l’ermetismo offre, sinceramente e audacemente, è un fine che per la maggior parte degli uomini è un sogno o un’utopia: la possibilità di creare coscientemente una vita che riproduca in modo fedele il contenuto delle nostre più alte immaginazioni.
Per far ciò è necessaria l’audacia di chi ha spezzato le catene, ma anche la fervida immaginazione di chi è puro di spirito e sa sognare in tutta libertà.
L’essere umano ha sempre creduto in molte cose: nella vita dopo la morte, nei poteri miracolosi, nella religione, negli Dei e negli spiriti, ma ad un certo punto del cammino ci troviamo a pensare che non è detto che tutto ciò sia vero solo perché viene creduto da millenni… altrimenti dovremmo anche credere che la terra è piatta e che il cielo stellato è una donna di nome Nut distesa sulla volta celeste.
In buona sostanza, chi dice che la Via stessa non sia stata concepita per rendere la vita meno amara?
Così, senza cieca fede, continuiamo a camminare, forse meno convinti, ma comunque ubbidienti e speranzosi.
Ricerchiamo le nostre antiche credenze, di tanto in tanto, il senso di fede con cui avevamo iniziato, e non li troviamo. Tentiamo allora di conquistare la scienza, ma non ne siamo in grado. Guardiamo  a come eravamo nel passato e a come siamo ora ma, nonostante i cambiamenti, dobbiamo concludere che poteva benissimo trattarsi di naturale evoluzione dovuta all’attenzione… una cosa, quindi, del tutto umana e che non spiegava assolutamente nulla.
Ma finalmente, staccandoci di netto dalla vita precedente, un’intuizione grandiosa si farà strada: la Mente umana è immensa. Questa è la verità della strada.
Elifas Levi, nella chiave dei Grandi Misteri, parlando della Genesi occulta pone un problema fondamentale, quando dice che si tramanda che Dio abbia creato l’uomo, ma è ben più certo che l’uomo ha creato Dio, e che abbia popolato le stelle di figure e forze misteriose, i mari di creature fantastiche, vedendo che ciò era buono. L’uomo divise così i cieli dalla terra, e ai cieli diede il nome di Paradiso, Eden o regioni dell’alto pensiero, e alla terra diede il compito di nutrice e luogo di lavoro.
Questo è vero: l’uomo continuamente dà prova del Dio che ha concepito, riconoscendolo nelle equazioni matematiche e nelle leggi della fisica, nell’armonia delle sfere, nel destino.
Ma la verità è che non c’è alcuna differenza tra l’uomo e questo Dio che egli concepisce: Dio, in questo senso così umano, non esiste, perché è lo specchio dell’uomo stesso, ingigantito. Il vero Dio, il vero Uno, se pure esiste, forse noi non possiamo neppure concepirlo.
Ma questo Dio-Uomo, che poi è il Macroprosopo della Tradizione (macro-prosopon, dal greco, significa “grande volto”, e da prosopon deriva il termine persona), è invece non solo concepibile, ma anche visibile: ognuno lo vede all’opera ogni giorno secondo le proprie credenze. È lui, effettivamente, che genera il nostro mondo soggettivo. In lui la mente umana si adombra, si esalta e diviene potente, a volte a sua stessa insaputa, e crea il mondo in continuazione.
Così, lo stesso accade quando l’uomo crea un tempio fisico: quando vi entra rimane impressionato di ciò che ha fatto, sente effettivamente il potere del suo Dio. È forse pazzo? No, affatto: è stupito della propria potenza, non se ne capacita, e s’inginocchia tremando di fronte al proprio riflesso.
Non serve credere nella via o nel miracolo: la sua potenza, in questo senso, è manifesta.
Sbagliamo a guardare con scetticismo alle impressioni più superficiali della tradizione: è ovvio che la Pietra Filosofale non esiste, come è ovvio che se io lego una corda intorno a un individuo non lo sto immettendo in una catena fluidica, e che se recito un salmo e poi recito nome e cognome di un malato, non lo sto guarendo. È ovvio che non vi sono dodici venerabili saggi e nessun sinedrio ammonio verrà a prenderci dopo la morte… ma se creando un Tempio con le nostre mani, entrandovi sentiamo una presenza divina e iniziamo a vederla nelle Leggi del mondo, non vuol dire che siamo pazzi: vuol dire che l’uomo ha il potere di creare.
E c’è una cosa che sottovalutiamo sempre, nel momento in cui dubitiamo della Via: la mente è potente. È molto più difficile concepire la grandezza della mente umana che concepire Dio. Non sappiamo nemmeno fino a che punto può essere creativa: sappiamo solo che ha popolato l’universo di angeli, demoni, la terra di spiriti elementari, l’anima di poteri miracolosi, e chi crede in questo vede effettivamente gli angeli e compie i miracoli.
Non dobbiamo fossilizzarci su una tradizione credendo che ci porterà a costruire una vita futura o a diventare un Eone: il centro della questione è l’uomo, non perdiamolo di vista mai.
Ma cos’è l’uomo? L’uomo è creatore, a differenza di tutti gli animali della Terra.
E la sua Mente non è il suo cervello: essa è immensa e riesce ad andare al di là di ciò che vede il fisico, riesce a concepire l’infinito, le galassie, creature straordinarie… e questo non vuol dire che “legge nell’astrale” o che “naviga nel Mondo delle Cause”… dire questo equivale a dire che nel Tempio creato dall’uomo è entrato Dio… la verità è ben più semplice: vuol dire che la Mente dell’uomo va infinitamente oltre il suo corpo e la sua piccola vita.
Questa, per me, è la prova: tu immagini ciò che non hai mai visto, vivi a volte in regioni sconosciute, intuisci le leggi senza averle studiate, prevedi gli eventi prima che si verifichino, dialoghi con una parte di te stesso che conosce l’ignoto… non ti stupire: all’uomo è dato fare queste cose. Non sei in un mondo extraumano, non stai dialogando con gli Enti. Non stai vedendo in una luce misteriosa. Sei tu.
La tua Mente non è vincolata dal tuo corpo.
La tua Mente ha fatto il tuo mondo ciò che è, e ha fatto te come sei.
La tua Mente sceglie i colori che vedranno i tuoi occhi e come sarà la tua giornata. Determina che quel piccolo senso di colpa che senti si trasformerà in una perdita finanziaria o nella rottura di un arto.
E tu non potrai farci nulla: anche se ipocritamente assolvi te stesso, il tuo senso di colpa segreto ti farà spezzare un arto o perdere tutto.
Non inginocchiarti davanti a Dio: la presenza che senti nel Tempio sei tu stesso. Non ti crucciare se l’anfiteatro dell’umana fantasia svanisce, se non avrai più le silfidi in cui credere: ne farai delle altre.
Forse, ciò che immaginiamo per tutta la vita è ciò che incontreremo dopo la morte.
Perché se la Mente ha occhi per ciò che il corpo non ha mai visto, forse essa non dipende dal corpo.
Forse, il nostro paradiso o il nostro inferno lo creiamo tanto in terra e in vita quanto in cielo e dopo la morte.
Forse è tutto molto semplice: come in alto, così in basso.
Dopotutto, la favola dell’Eone non è così distante dalla realtà.
A questo punto, non c’è che da incamminarsi lungo il percorso della creazione, e va da sé che l’immaginazione deve essere addestrata, incoraggiata e spinta oltre i suoi limiti: la visione interiore del mondo sperato e voluto deve farsi nitida, vicina e palpabile; deve essere, cioè, vitalizzata.
Tutto l’apparato umano, dall’intelletto all’emotività, deve essere libero dalle preoccupazioni e tendersi, in un anelito potentissimo, verso la visione voluta. Tutto l’essere deve sentirsi partecipe di questa Grande Opera.
Di qui l’importanza dei riti, che lentamente ci staccano dalla realtà ordinaria per metterci in comunicazione con una parte di noi stessi che sta oltre il turbine quotidiano: è importante riservarsi sempre almeno una mezz’ora al giorno al di fuori della vita materiale, o non si arriverà mai al potenziale creativo che occorre per la propria Opera.
Esso ti ricorda ogni giorno che nulla deve assorbirti tanto da adombrare la tua attenzione e da farti dimenticare cosa stai facendo: tu stai governando il serpente astrale, gli stai dettando le regole del mondo che dovrà portare ai tuoi piedi. E lo stai facendo in tutta innocenza, senza alcuna brama perversa, perché questa è la vita dell’uomo libero e questo è ciò che gli è dato fare.
Se incontrerai sofferenza, accoglila ma superala. Non fuggirla e non attaccarti a lei.
Se incontrerai ostacoli, prima di abbatterti pensa attentamente a come abbattere loro o a come aggirarli.
Se incontri molti successi, non lasciarti sedurre o ti fermerai fino a dimenticare dove stavi andando.
Vivi le emozioni, ma conserva l’equilibrio del tuo essere.
Ciò che poi serve per rendere attivo questo potenziale è la conoscenza dei Segni (o Forze), ossia dei principi che fanno muovere il Grande Agente Magico: tutto, nell’Universo, si muove per polarizzazione della luce astrale, che è sempre in movimento e al contempo tende all’equilibrio; purificarsi tanto da percepirla e istruirsi tanto da impararne le leggi del moto, è iniziarsi alla Scienza della Luce.
In definitiva, tutti i testi classici non dicono altro che questo: esiste un “alfabeto” segreto e sintetico che esprime perfettamente tutti i possibili influssi da infondere nella luce astrale per produrre gli scopi voluti.
In ciò è necessario spingere la propria attenzione, la propria immaginazione e il proprio intuito oltre ogni limite: se hai un desiderio, non lasciare che rimanga vago; non sperare che si realizzi. Deliberatamente e coscientemente, prenditi alcuni minuti per immaginarne la realizzazione, sempre più vivida e ammantata dalla certezza della prossima manifestazione. Quindi, chiama a te il serpente e ordinagli, nella lingua a lui nota, di portarti quanto hai concepito, e vedrai che questo obbedirà.
Sta solo a noi porre il limite per la creazione di questo nostro mondo e decidere se vorremo creare cose piccole o grandi, a beneficio nostro o degli altri.
Fa’ che il tuo mondo sia splendido, che sia giusto, che sia conforme alle tue più profonde convinzioni etiche. Anche nel successo, rimani fedele a te stesso e non snaturarti per seguire sogni che non ti appartengono: solo in quel caso, infatti, perderai ogni potestà, come travolto dalla forma creata, perché avrai perso te stesso.
Che questo sia l’obiettivo della tua Opera: perseguire la creazione del mondo con la forza dell’immaginazione guidata dall’intelligenza. Confida che vedrai con questi occhi fisici ciò che hai sempre rimirato nella tua mente; confida che la catena di eventi ti porterà molto lontano dal luogo dal quale sei partito.
Ricorda che la conoscenza di quel nucleo profondo, che ho chiamato Mente, e tutto l’insieme degli strumenti che si adoperano per giungervi, sono la Scienza dell’Uomo; mentre l’arte di creare un mondo a immagine e somiglianza di quel nucleo attraverso il potere immaginativo diretto dall’intelligenza, è ciò che si chiama Scienza della Luce.

Iehuiah