AI DISCEPOLI DELLA GRANDE ARTE
Prefazione alla seconda edizione del Mondo Secreto.
Nizza, 1 giugno 1917
Con un senso d’amarezza profonda, dopo quasi venti anni, scrivo due parole d’introduzione alla lettura di questa edizione degli Elementi di magia naturale e divina che editori a me carissimi hanno creduto di presentare agli amici e discepoli della Grande Arte.
Qui nel 1897 cominciai a scrivere di queste cose viete, di cui nessuno si dà conto in epoca in cui è tanto facile stampare un libro senza lettori, e qui venti anni dopo scrivo, sistema brevettato Cassandra, per non essere creduto.
Non pubblicai il Mondo Secreto per dire: io sono un mago. Si rinunzia a farlo a beneficio proprio quando lo si predica alle turbe.
Allora desideravo d’iniziare in Italia un periodo nuovo nella vita intellettuale dei migliori che mi leggessero strappandoli ai vaniloqui del misticismo cristiano o buddista che ci ha dato i sanguinosi risultati dell’ora presente, disgustandoli dell’empirismo spiritico con la follia di conversare coi morti. Volevo che l’uomo comprendesse i poteri occulti o misteriosi connaturali ai viventi, causa incosciente di tutte le creazioni mistiche che da secoli hanno afflitto l’umano genere. Volevo indicare che tra il materialismo scientifico e il misticismo di oltretomba c’è un tratto inesplorato che cangia ai due estremi il loro carattere d’inflessibile esclusività, e che la scienza dell’uomo è nello stato intermedio di vita e di morte che fu detto mag, rivelatore dell’esponente ignorato e potentissimo della natura umana. Volevo tentare una applicazione su vasta scala di queste forze alla medicina intesa come arte di guarire o alleggerire le pene. Volevo… andare più in là, che Dio me lo perdoni, innalzare un monumento al pitagorismo italico, seme del templarismo posteriore, e iniziare la piccola riforma mentale e morale della virtù nella sua essenza pratica della vita sociale.
Avevo dimenticato il calendario…
Credevo l’umanità molti secoli più innanzi e in venti anni non ho realizzato che assaggi e prove. Niente di concreto… cioè, di concreto le molte pene che mi son fabbricate con le mie mani.
Ora le due parole di prammatica si riducono a questo:
Il lettore comprenda, leggendo il mio libro, che io ho voluto indicare agli studiosi non la via unica per arrivare, ma una via per intuire l’esistenza di un secreto (arcano), un secreto fisico (cioè naturale), che pochissimi uomini hanno conosciuto, un numero ristrettissimo conosce, e che, pur essendo tale da rendere l’uomo potente più di qualunque semidio, non si trova chi lo venda, né fa apparentemente felice chi lo possiede.
L’intuizione dell’esistenza di questo secreto è per se stessa bastevole a far ridere delle invenzioni mistiche che hanno asservito gli uomini a pontefici e a diritti divini e hanno creato una morale di forma e di menzogna, causa dei grandi mali presenti.
Spogliato dall’eredità israelita e buddista il vecchio mondo, muta la fisionomia e la sostanza di ogni convenzionalismo e l’uomo, non per la via del materialismo scientifico, né per le religioni rinneganti ogni iniziativa, imparerà a concepire la divinità occulta dell’universo come una legge benigna di libertà in un equilibrio di giustizia che nessun codice umano potrà mai sanzionare.
Sarà il Tempo il fattore vero di questo progresso in cui ogni enigma sarà risoluto.
Volta scopre l’elettricità e non l’inventa: questa elettricità che era esistita ignorata ed inafferrabile, con fenomeni incompresi, tante migliaia di secoli avanti.
Lo scopritore futuro di questo arcano angelico dell’uomo vivente non creerà delle società per azioni e non industrializzerà la sua scoperta, sarà il Cristo Re che porterà la pace agli uomini di buona volontà.
Ma ci vuole il Tempo, il gran fattore di tutti i miracoli: perché l’ideale diventi fatto, perché prima che questo scopritore si cinga la fronte della leggendaria corona salomonica, occorre che le masse siano provate dall’esperienza dura della vita di altri secoli.
Potete non credere a Cassandra, ma ci crederete dopo.
Onde non si ripeta che dopo venti anni io resti ambiguo, dirò di più: credete alle iniziazioni per quel che sono. Due o tre società di studiosi, che si suppone posseggano questo arcano, non danno che l’iniziazione al neofito.
Iniziare vuol dire cominciare.
Initium, principio.
Nessuno dà la fine.
Perché l’arcano è di natura tale che chi più lo ha intravisto da presso non può comunicarlo. Può conferirlo nei limiti dei poteri – darlo intero no.
Ed a che pro?
Che forse è l’arcano della felicità, se è il grande arcano di un potere che fa paura a chi lo intuisce?
Ma non sarà così, quando il Tempo, il grande fattore delle novità, avrà destinata l’ora in cui la scoperta dovrà essere messa a profitto dell’umanità provata, e se questa umanità violerà la legge, quando sarà satolla di bene, finirà un’epoca storica con una di quelle rivoluzioni cosmiche da cui sorgerà l’umanità futura per espiare l’errore di un nuovo peccato di origine… o la terrà andrà in frantumi, nello spazio e nel moto, e le anime in embrioni pulviscolari saranno attratte a nuove vite in lontane sfere. Chi non vi fa sospettare che ogni razza di colore non appartenga a umanità vissute ed arrivate? E chi sa se non spente in un suicidio collettivo per prevaricazione alla legge di equilibrio, su cui siede inesorabile la divinità fallica dell’eternità!
Parlo come un mistico Giovanni ai festini di Erode; ma non sono che ipotesi senza maledizioni e senza il gracidare ebraico dell’apocalisse.
Bevete acqua per evitare le ebbrezze del misticismo, la scienza delle facoltà nascoste della specie umana invita alla follia, alla superbia, alla egoarchia intellettuale; pensate che i disinganni sono preparati ad ogni svolta di via agli uomini che presumono di se stessi, come esseri di eccezione, o come aventi diritto alla divinità.
Siate modesti, umili senza bassezza, pitagorici nello spirito investigativo e nella vita sociale: il mio è un invito allo studio seducente del superlativo. Studiare è meditare e operare, interpretare e provare, non è fantasticare. Nella fantasia permane il pericolo del fantasma, dell’ossessione e della bestialità.
Leggete i pochissimi classici dell’alchimia.
Meditate.
L’alchimia come la magia sono due cose cadute in discredito.
Ma sono disprezzate le due parole non le cose di cui nascondono dottrina e germi di esperienza: le verità conquistabili non sono che problemi altissimi degni di preoccupare menti evolute, svincolate e libere dai preconcetti grammatici delle scuole profane.
Gli alchimisti hanno proposto un problema non ancora risoluto dalle università officiali. I capiscuola dell’alchimia aspettano nell’ombra che la piacevolezza con la quale sovente annunziano i loro preparati misteriosi partorisca il superuomo che sappia adattare l’enigma al bene e alla riforma dell’esistente. Leggete quei libri con pazienza, in certe parole penetrate il senso filologico, in altre percepite le assonanze, in altre la più semplice analogia e non obliate che nelle parti meno in rilievo, tra esempi presi a prestito dalle femminucce, qualche maestro dell’arte vi ha presentata la ricetta bella e fatta. Ricordate che innanzi al Grande Arcano dei Maghi esiste il piccolo arcano naturale che ne è la chiave facile di cui potrebbe anche una fantesca servirsi con facilità.
Gli uomini pazienti e umili e di buona volontà troveranno la via.
Dopo, troveranno la chiave.
Perciò questo libro ignorato dalla grande moltitudine dei laureati sarà un’opera utile di avviamento.
Lo scrissi con un entusiasmo grande, perché sapevo di gettare un seme che fruttificherà: credevo presto, ma sarà pel più tardi quando altri migliore di me mi succederà. E lo scrissi anche perché volevo provarne un’applicazione immediata alla medicina umana.
Medicina, intendo l’arte di sanare, guarire, alleviare le pene dell’uomo. Medicina nel senso di terapeutica. Ho passato i venti anni trascorsi tra la prima pubblicazione di questo libro e questa seconda edizione a saggiare la possibilità di un’organizzazione umana, disinteressata, capace di tentare un esperimento collettivo. Non mi è ancora riuscito come immagino che debba riuscire più in là. Gli aeroplani non sono stati l’invenzione di un’ora. Gli ostacoli sono immensi. L’educazione al pubblico innanzi tutto. La diffidenza aprioristica dei dottoreggianti, il sarcasmo dell’alto funzionario di Stato che vorrebbe tutto burocratizzare a sistema fatto, la malafede religiosa dei credenti e praticanti, sono scogli che non si demoliscono in un giorno.
La pretesa dei più è di vedere il miracolo. Ma anche quando il miracolo passa sotto i loro occhi non lo vogliono riconoscere. Ciò perché vogliono vedere come essi, come le fiabe religiose, lo hanno concepito: simile a colpo di scena da balletti teatrali. Eppure assai si è fatto, facendo poco, contro l’enormità di impedimenti innanzi alle cose nuove, ai tentativi fuori la concezione ordinaria del quieto vivere!
Le scienze dello spirito umano fanno capolino nella farraginosa suddivisione delle tante ramificazioni della scienza dell’uomo fisico. La biologia e la fisiologia ne sono l’avanguardia, le esperienze psichiche il corpo avanzante. Ma il problema che si propone il magismo e l’enigma che l’alchimia risolve è un secreto riformatore e trasformatore di tutta una civiltà o pretesa civiltà storica che attualmente ci rende servi dei corollari di filosofie parolaie. E’ un arcano rivoluzionario che, abbordato, spaventa perché le sue esplicazioni e i suoi adattamenti sconvolgerebbero tutte le idee fatte, su cui si adagia la società moderna.
Ma il primo, l’unico, forse, lato sperimentale dell’applicazione possibile nella società moderna è questo della terapeutica occulta, verso la quale ho indirizzato i vari e buoni amici che mi hanno seguito.
Sono esperimenti possibili che stanno alla portata di tutti, medici laureati e uomini che conoscono l’abbicì della notomia umana, ma che possono, studiando le leggi di cui espongo gli elementi, tentare la prova.
Tentare senza parlare.
Se no la gente vi domanderà, come a me, se voi vendete dei poteri immaginari – poiché la gente che non riflette non nega a voi e a me i poteri occulti di una terapeutica superiore, ma ne nega la possibilità all’uomo – mentre li attribuisce con mirabile compunzione ad un’immagine dipinta da secoli su di un muro scalcinato o ad una pessima statua scolpita in un tronco d’albero che non ha fatto mai pere, senza considerare che i miracoli delle immagini sono i miracoli dell’uomo o delle masse che le adorano!
Mi si è risposto tante volte che è la fede il grande patrimonio dello spirito religioso che tutto può.
E’ un preconcetto.
Il misticismo è una eredità viziosa.
E’ di tante categorie e spunta dovunque come la mala erba. V’è un misticismo in tutte le esplicazioni della vita umana, perfino nelle famiglie, accanto al focolare su cui cuoce la minestra.
L’uomo che possa dire di non essere intinto in questa pece è un dio tra i supremi. La magia è divina in questo senso, perché mette fuori d’ogni misticismo l’adepto e lo rende centro di un magnetismo d’amore nel cui irraggiamento il male, il dolore, la pena scompaiono, si annullano, si affogano, si disperdono.
Quando questo centro focale appare, il terapeuta si forma. E’ l’irraggiamento di amore che sana, ed è un medicamento che non troverete a comprare in nessuna drogheria e non potete fabbricare o lambiccare in nessun laboratorio industriale.
Nonpertanto resta la vostra una musica proibita nella farragine delle canzoni di ogni genere. La società umana è così fino alla venuta di quel Cristo Re alla maniera salomonica, quando l’amore avrà statue e omaggi come nei templi antichissimi, perché gli antichissimi furono i primi e più recenti, dopo le catastrofi delle epoche di razze arrivate all’apogeo e distrutte dalla violazione della loro sapienza.
Dunque volli la prova di un’esperienza terapica, e invito i discepoli dell’Arte e imitare l’esempio che ho dato, il piccolo esempio fuori d’ogni misticismo di credenza.
Il nuovo esperimento insegnerà più che mille volumi.
Non vi proponete di chiamare dieci scienziati riconosciuti e di resuscitare un morto di tre giorni, puzzolente per decomposizione organica.
Non impedite che un ammalato si faccia curare dal suo medico laureato, né che spenda in rimedi il poco che ha.
Proponetevi di sanare chi ricorre a voi, senza neanche il desiderio che egli lo sappia e tanto meno che vi resti riconoscente. Amatelo e siate saggio a non volere le cose impossibili. Consolatelo con una parola e richiamate col vostro Amore su di lui quel potere compensativo che nella Natura umana tien luogo di ricostruttore dell’equilibrio vitale.
L’ammalato fuori della legge della materia in equilibrio, nei suoi fattori non determinabili dalla chimica ordinaria, senza altra droga che un magnete imponderabile che emana da noi, può ritornare, spesso è obbligato a ritornare, nella legge dei compensi fisici e psichici e compie il miracolo da se stesso. Lo constaterete mille volte senza superbia e senza desiderio, e vi basti. Lasciate che il medico curante se ne senta ringraziare e il farmacista venda i suoi veleni. Questo non vi riguarda.
Continuate a studiare, a meditare, senza credere, cioè al di là della fede nelle cose che tutto il mondo dice. La Myriam dei terapeuti è un’onda di amore che emana da un centro pulsante di natura ignota, da un uomo o da una catena di anime. L’allegoria è di apparenza mistica, ma ha un nome di donna, che fu la prima e la più eccelsa delle maghe, un ricettacolo, un tesoro profondo di Amore, perché… non gridate allo scandalo innanzi alla verità che enuncio… perché l’Amore è materia, come il calore, il magnete, la luce, l’elettricità, la radioattività; più forte di tutti questi esponenti della materia nel moto, la materia Amore sarà lo stato di essenza del moto verso l’enigma della creazione e della distruzione, che il volgo dei mistici scioccamente impersona in uno spirito e più stoltamente dipinge come un uomo. L’enigma è una legge.
Proponetevene la conoscenza e fate sempre e comunque il bene.
Fare il bene vuol dire amare.
Amate attraverso le mirabili lontananze delle sfere, come oltre la visione della materia che si corrompe e trasforma. Dai mondi lontani richiamate anime e influssi generatori della corrente astrale, il Grande Serpente degli ebrei cabalisti, dall’anima amata scacciate la causa della corruzione trasformativa per distruzione degli elementi.
Considerate che ogni natura in equilibrio, ogni organismo animale, dai piccolissimi ai più perfetti, tende a morire, perché nasce con l’istinto della trasformazione eterna per legge di Amore.
Amore e Morte sono i due fattori della Vita. Amando allontanerete il dolore della Morte, oltre il quale l’anima non amata sente la voluttà della rigenerazione per Amore.
Dante ve lo ripete con accenti misteriosi qui e là e Leopardi lo cantò come in un’aura di transazione e di desiderio.
Il secreto della Myriam rigeneratrice lo intenderete presto, appena avrete imparato ad amare.
E’ solo allora che potrete dirmi se questo libro l’ho scritto con intenzioni del più alto affetto per chi mi legge senza giudicarmi d’avanzo, e della più grande riconoscenza per chi, dopo aver letto, diventi buono, benefico, devoto solo alla causa del bene, quella che deve in avvenire affratellare gli uomini, i popoli, le nazioni e rendere la terra soggiorno di Amore e di Pace.
Giuliano Kremmerz