Catechismo della prima magia 2
SECONDA PARTE
La scienza e la volontà
VIII. Ariel forza è principio e conseguenza di scienza. La scienza è applicazione intensa e concreta della forza in magia. Il mago deve avere perfetta scienza dell'azione delle forze psichiche e iperfisiche per ottenere la realizzazione dell'Ariel.
Con questo si dimostra che in magia non esiste applicazione, esplicazione o adattamento di volontà senza la conoscenza anticipata della sua maniera di agire. Chi agisce impulsivamente, per rivelazione di quell’incosciente sensibile che forma il sostrato dei medium e degli isterici, non è un mago, ma un buon soggetto nelle mani di una persona che sa quanto fa e come fa. Viceversa chi coscientemente opera anche esplicando un infinitesimo della sua volontà-forza, può chiamarsi mago o sapiente.
I sapienti delle scuole note a tutti i profani risolvono tutti i problemi dell'adattamento delle forze e delle produzioni naturali, possedendo a priori la conoscenza delle virtù adoperate. L’architetto non eleva un edificio se non con la piena coscienza di non violare le possibilità di resistenza dei materiali impiegati nella costruzione e le leggi della statica; l'avvocato non studia una questione di diritto che dal punto di vista delle leggi regolanti i diritti e i doveri dei cittadini nello stato, a lui note; il navigante non cammina sul mare senza confini che in perfetta sicurezza di non sbagliar rotta. I medici sono scienziati sol quando si accingono alla diagnosi di un'infermità nota - perdono il diritto a tal nome quando cercano il rimedio assoluto all'infermità diagnosticata, ricorrendo alla materia.
Apro una parentesi brevissima sul perché laterapia fa classificare i medici più presuntuosi tra gli empirici. Tutti gli scienziati accennati sopra, compresi i medici diagnosticanti le infermità note, sono infallibilmente tali quando non si allontanano dall'osservazione delle leggi immutabili della natura nella materia, nell'ordine del creato, nello spirito e negli elementi naturali ed inferiori. Ciò perché la Natura, il creato, il visibile, la materia è ordine, è equilibrio immutabile e la penetrazione delle leggi regolanti questo ordine immutabile è la scienza delle cose visibili. Se la terra non ruotasse più intorno al sole, l'ordine attestante una legge di moto, che è legge di vita, perirebbe - se i materiali da costruzione senza variar di aspetto fisico o di struttura chimica non mantenessero costantemente l'esplicazione della loro potenzialità l'ordine negli spiriti delle cose brute sarebbe un inganno - se le leggi di un paese mutassero nel loro fondamento etico e sociale in rapido modo, la vita collettiva si ridurrebbe ad una serie di assurdi e, mancante l'ordine, piomberebbe in uno stato di accidentalità negante il progresso. Così che guardando le industrie coscienti dell'uomo nella sua vita sociale, da un punto di vista elevatissimo, si viene alla doppia conclusione: 1. che la scienza umana è nella immutabilità delle leggi della natura o delle cose fatte ad immagine dell'immutabilità assoluta della natura (stati, repubbliche, leggi); 2. che tanto più è assoluta la scienza umana per quanto è inalterabile l'ordine delle cose su cui l'industria umana si forma; 3. che tanto più è esatta la scienza dell’uomo per quanto più inalterabile è la brutalità dei mezzi impiegati.
Infatti, date uno sguardo alle leggi del progresso sociale. Nei popoli primitivi, le prime a perfezionarsi sono le industrie meccaniche. Il fabbro, il muratore, il falegname sono gli scienziati delle società rudimentalmente civili. In questi stadi sociali tutto ciò che implica una qualunque influenza dello spirito sulla materia è pertinenza del sacerdozio: perché l'ignoto è sempre divino. Progredendo le società, il muratore diventa architetto, il fabbro diventa un metallurgo, il falegname un costruttore, e chi riunisce le potestà scientifiche di dettar leggi a questi esecutori è un ingegnere. L'avvocato, il giurista, il magistrato sono piante che vengono dopo che gli stati barbari entrano nella loro forza di equilibrio. Il diritto è sacerdotale, come la medicina, negli stadi di barbarie, perché il diritto è fuori l'ordine costante ed assoluto per la preponderanza dell'autocratismo dei regoli o delle oligarchie, e la seconda perché l'infermità del corpo umano è sempre conseguenza di uno squilibrio recente o lontano dello spirito del paziente.
Nelle società civili, il primo a costituirsi, dopo l'ingegnere, è l'avvocato conoscitore del giure collettivo il quale, fondandosi sui diritti, i doveri e l'equilibrio delle tolleranze, è accettato e di concerto invocato come stabile da tutti i cittadini o regnicoli. Le leggi vanno soggette a modificazioni secondo epoche e popoli, ma il diritto dell'umanità è immutabile. Umanità da humus:la terra e i terrigeni non propugnano che l'ideale dell'equilibrio nell'equa distribuzione dei premi e delle pene - e così come il medico sbaglia quando vuole impadronirsi di un sistema assoluto di terapia, i popoli più civili più spesso che non si creda si ingannano nell'applicazione delle pene ai delitti.
S'affaccia il medico uscendo dal fitto tenebrore della medicina empirica dei primi tempi, studiando alacremente il corpo umano, fino a descriverne le minuzie invisibili all'occhio nudo. Date uno sguardo alla storia dell'anatomia fino al microscopio perfezionato e vedrete che l'uomo ha voluto rendersi conto e ragione esatta di ciò che costituisce il corpo umano. Vi è riuscito. Non vi è cellula che non vanti il suo illustratore. Non vi è poro che non abbia partorito un libro speciale. Ma quando l'uomo ha voluto dare praticamente la sanità al suo corpo infermo, la sua scienza è cessata, e le tombe si sono aperte e si aprono ora come ai tempi di Irnerio e della scuola salernitana!
Domandatevi collettivamente: perché nelle applicazioni delle leggi i popoli civili compiono delle ingiustizie e perché nelle applicazioni dei veleni così detti farmaci i medici salvano l'uno e ammazzano l'altro? La risposta è semplice: perché tutto ciò che finora si è studiato appartiene ad un periodo di barbarie stupidamente detto civiltà, in cui l'uomo è considerato materia e, nelle sue funzioni sociali innanzi alla legge eguale per tutti, ogni bipede che sappia articolare il suo nome è un uomo e gli stessi diritti e le stesse pene appartengono a un vinaio come a uno statista che abbia governato saggiamente un popolo e tutti due abbiano rubato una cassaforte.
Gli elementi patogeni, che i medici contemporanei cercano nei batterii per spiegarsi la diffusione dei morbi e che passeranno di moda più presto che non si creda, la medicina avvenire troverà in un elemento imponderabile alle attuali ricerche: nello spirito dell’uomo in contatto o in contrasto con lo spirito delle cose. Allora avverrà una profonda rivoluzione nella sapienza umana e finirà il mondo... cioè finirà il mondo dell'ignoranza laureata che saetta fulmini e scomuniche contro chi la controdice, finirà lo stato di tenebre e si inizierà un periodo novello nel quale le scienze umane saranno le scienze dello spirito umano. Allora muterà la condizione sociale dei popoli, perché lo spirito del Cristo è diventato carne; la giustizia umana sarà un'imitazione esatta, cosciente e costante della giustizia divina la quale, guardata oggi dagli uomini imperfetti, sembra spesso la divina ingiustizia, per la ragione che gli uomini i quali in tutte le loro concezioni sono relativi non possono immaginare né comprendere una giustizia nell'assoluto, cui non si scappa né con gli avvocati né con gli intrighi dei curiali. Allora si troverà la ragione profonda del perché le società jeratiche o iniziatiche antiche non conobbero medici migliori di Esculapio e di Osiride, guaritori di mali per virtù spirituali. Allora si comprenderà che cosa erano le ecatombe sacre degli antichi, e che cosa i sacrificii suggeriti dagli oracoli per far cessare i flagelli. Invito a leggere in Tucidide il brano riguardante la pestilenza di Atene, e il modo come la pestilenza cessò: non so se in vista di un apparizione di un'epidemia gli oracoli scientifici possano oggi, 24 secoli dopo, suggerire un rimedio che facesse per incanto cessare la moria, con la uccisione di una pecora o di uno scorpione!
Ma l'argomento mi porta più lontano di dove non voglia giungere con le mie esplicazioni.
Per riannodare: come nelle profane conoscenze 1'empirismo è escluso e maledetto perché non si ritiene savia che l'applicazione di ciò che si sa; nelle alte scienze dello spirito non può chiamarsi mago che colui il quale adopera le leggi spirituali coscientemente, cum scientia et ratione, come dicevano gli scolastici. Dove è la scienza è l'Ariel, cioè la forza divina e magica atta ad operar miracoli: perché come il mondo visibile è noto al profano, l'invisibile deve essere noto all'iniziato. Chi sei tu che seguendo l'ispirazione senza aver scienza della ispirazione stessa ottieni un fenomeno accidentale? sei un mago? o sei il trastullo della manifestazione dell'inconoscibile edell'invisibile?
Come si comunica la forza
IX. Quando tu hai un maestro visibile, bada che la sua scienza è una face che non si dona; ma come il fuoco accende i carboni spenti, per comunione dell'Ariel elementare del fuoco egli accende nel tuo animo il fuoco della scienza e per la scienza ti comunica la forza.
Il metodo desiderato dai profani dell'esposizione delle leggi dello scibile al discepolo non è sostenibile e non è adattabile all'insegnamento della magia.
Nella quale magia un gran rimprovero è a farsi a tutti coloro che ne discorrono, il dott. Kremmerz compreso, e cioè la vogliono insegnare con metodi impossibili alla cultura pedagogica contemporanea, ricorrendo a formule, a simbolismi, a materie viete degne di secoli di ignoranza e di tenebre.
Ma i miei amici e nemici comprendano che non è la formula e la logologia quella che fa il mago e l'insegnamento magico - ma altra musica che il simbolismo nasconde.
Come il mondo intelligente superiore non si manifesta all'inferiore che per mezzo dei simboli, delle analogie e delle parole assonanti, cosi l'insegnamento della magia non si compie che per gli atti analogici che il maestro pratica sul discepolo.
La scienza dei maestri del fuoco non si comunica che per mezzo del contatto, mentre i maestri di luce non la comunicano che nel silenzio. Leggendo i libri sacri, dice la Chiesa, guardate allo spirito che vi si racchiude; ma leggendo i libri di magia non vi fermate né alla parola né allo spirito delle parole: più in là di ciò che si dice e si mostra c'è il maestro che addita una meta a raggiungere e aguzzando l'appetito dei concupiscenti insegna, senza dirlo palesamente, in che modo raggiungere la meta: cosi imparare è intendere e intendere è rubare la forza che nessuno vi dona: così in voi muore la bestia e nasce l'angelo.
Il rimprovero continuerà: ma io dalla prima pagina del Mondo Secreto ho detto che la magia è scienza aristocratica e rifugge dall'insegnamento delle masse le quali devono intuire l'esistenza di questa scienza divina ma non possono possederla: però chi nelle masse raccoglie il seme e conquista scienza e forza si asside re su tutti.
Sappiate intendere e imparerete.
Scienza, volontà e forza
X. Riunendo scienza e volontà troverete la soluzione del problema della forza, ma non il modo di adattare e far convergere la forza sulle cose da mutare. Ma se la scienza è in connubio con la volontà trasformata in forza, tutti i miracoli sono possibili.
Abbiate queste regole per adattare la forza:
1 Volere senza desiderare.
2 Volere senza paura.
3 Volere senza pentimento.
Il desiderio, la paura e il pentimento uccidono la volontà: prima di operare nelle cose difficili o di esito dubbio non cominciate se non vi siete posto lontano dai tre peccati del mago.
Desiderando, temendo e pentendosi, i carmi non fanno l'incanto e ogni forza scema.
Nel II paragrafo ho detto che volere non è desiderare, ora io dico che il pentimento o la paura neutralizzano ogni atto di volontà.
Equilibrio e forza
XI. Ispirarsi alla giustizia assoluta significa essere in equilibrio, significa essere giusto.
Perciò volontà, scienza ed equilibrio sono le tre condizioni essenziali dell'Ariel o mago della forza. Perciò S. Michele, l'arcangelo, si pone con la bilancia in mano, perché la bilancia è giustizia ed è giudizio. Nelle coppe della bilancia vi trovano posto le concupiscenze umane, i desiderii più lievi, i peccati capitali della chiesa cattolica - senza i quali l'uomo sarebbe un angelo e gli angeli nostri amici di tutte le ore.
Nella mitologia greco latina, Minosse non aveva bilancia, ma pesava lo stesso coloro che si presentavano a lui pel supremo giudizio.
La giustizia è la molla equilibrante tutte le potestà magiche.
La giustizia e la forza
XII. Volontà senza scienza e scienza senza equilibrio è negazione di ogni magia.
Un mago non deve fare tutto ciò che vuole: ma solo ciò che è giusto fare - diversamente la sua azione sarebbe una violenza peccaminosa contro ogni potestà e ogni natura inferiore alla sua.
Vuoi avere la forza divina? sii giusto come un dio!
Vuoi avere la forza demoniaca? sii ingiusto come satana!
La forza in magia è un'azione provvidenziale che è fruttifera e benefica quando è d'accordo col principio provvidenziale; ma non così quando per reazione si attira contro di se tutti i controcolpi della giustizia compiuta.
Ragione è ordine, ordine è Dio perché ordine è giustizia.
Pazzia è disordine, disordine è Satana perché disordino è ingiustizia.
La purità e la forza
XIII. La magia delle passioni si domina invocando l'Ariel purissimo.
Alle passioni si comanda con la purità.
La forza pura è senza passione.
La forza impura è ricca di tutti i tormenti delle passioni.
Le passioni e la forza
XIV. Le passioni possono servire come eccitanti dell'organismo per la produzione e l'invocazione dell'Ariel armato; vale a dire: per alcune creature lo stimolante per lo sprigionamento delle occulte forze può essere il peccato e il vizio?
Sì, ma questo è il metodo disprezzabile delle sette dei cacomaghi. La magia divina non trova stimolo che nella virtù. Virtù è Ariel, virtù è forza, virtù è purificazione. La sorgente pura della magia divina è nell'Amore ai propri simili, nel sacrificio di se stesso ai propri simili, nel sacrificio delle proprie cose alla redenzione altrui.
L'amore ai propri simili deve essere cristiano, cioè purissimo, castissimo e senza aspirazione di compenso.
Il sacrificio è il dolore.
Nella poesia profonda dell'amore senza speranza di retribuzione edel dolore senza speranza di sollievo la magia pura trova la leva di ogni grande miracolo: la fede nella gloria imperitura del di là, e la gioia di avvicinarsi con l'olocausto di sé stesso ad Èa.
Giuliano Kremmerz
(continua)