Pensiero e azione


Non porrai in alcun modo il piede nella casa della verità se al vago pensare non accoppierai l’azione. Il pensiero è la fede ed è religioso, l’azione è magia ed è scientifica.
Come il credente che recita il Pater noster, l’uomo che pensa aspira che avvenga il Regno del Padre. L’uomo che opera compie a similitudine del Padre opera di regno. I teologi pieni di fede, contrari a tutto ciò che è azione, deplorarono sempre i maghi che bruciarono vivi, così come condannarono la Magia, ma non hanno saputo fare a meno della magia nei riti sacri, dalla Messa al Te Deum e ai sacramenti.
Per sola opera di magia la religione acquistò predominanza sulle coscienze e per eccessive violazioni di tali regole si ebbero gli scismi.
Lo studioso di Magia deve quindi cominciare a praticare, cioè ad agire; prima di agire educarsi; prima di educarsi intendere. Intendere: cioè nella esposizione dei sacri arcani non guardare alla parola ma alla intenzione o spirito di luce che dice.
Gli angeli sono taciti per parole e loquaci per fatto: taciturni, ma attivi. I fatti sono opera dell’Essere: il linguaggio degli spiriti dell’Essere sono le opere.
Ma per intendere invano ti affretti se vuoi trovare espressa in grammatica volgare la chiara intenzione che anima le esposizioni dottrinarie e magiche, scritte da uomini che hanno potestà di trasmettere e conservare il secreto dell’azione, il vello d’oro delle spedizioni giasoniche, la Troia delle guerre greche e l’edificazione di Roma (Urbis) cioè della Latenda Saturnia.
In Magia intendere è conquistare. Medita, pensa, invochi ed evochi tutte le potenze che vuoi e conquista l’intenzione della esposizione. Molti cominciano bene e finiscono male studiando magia perché essi credono di capire e non intendono. Il mondo invisibile parla loro col linguaggio immutabile della unità che essi non intendono, vi mettono poi dentro il loro orgoglio e precipitano nella genna da cui non escono che distrutti.
Giuliano Kremmerz