A Osvaldo Dusseldorf
(Lettera cabalistica)
Coraggio e speranza ti sostengano.
Il mio amore sarà eterno.
I
Al 28 Maggio 1898 mi hai scritto una lettera, sognando l’eden dei fiori, la tua Nizza. Allora tu non avevi varcato che da pochi giorni i confini della realtà e mi avevi mostrato nei tuoi occhi tutto l’oceano dell’amore immenso per la vita nuova.
Tu guardavi la forma. Oltre la forma, io ti leggevo nell’animo. Tu avevi voluto cercare il serpente, e il serpente si era manifestato. Il vulcano dormente sotto le ceneri si ridestava.
Tu avevi cercato l’acqua per dissetare il tuo fuoco ardente, e avevi rinvenuto chi ti guardava serenamente. Tu divampavi, e innanzi a te trovavi immobile una fede e un amore.
La fede ti disse: amalo. L’amore ti ripetette: credi.
Tra l’amore e la fede la tua confessione fu compiuta.
A chi ti confessavi allora? – A un uomo, a un demone, a un dio? Non ti balenò in mente che tu, seduto innanzi a te non guardavi un uomo? Che tu non parlavi a una creatura di questa terra?
No, non intendesti. Non potevi intendere.
Il Nume ti parlò per la mia bocca e ti disse così:
- vana parola, fragile parola è amore in bocca ai mortali. Non credere che io non ti creda. In questo momento sei sincero. Tu ami. Tu soffri amando; tu ti effondi in me; ma pensaci bene. Tu ami uno che non appartiene a questa terra e non amerai in eterno, tu non sarai fedele.
Tu rispondesti: io sarò costante e immutabile.
Il Nume ti rispose: - tra poco ci separeremo... e se costante sarai nell’amore e nella fede, tu ti unirai a me.
Due lacrime ti brillarono negli occhi. Il solo pensiero della lontananza ti trafiggeva il cuore. Allora quella che tu chiamavi «la nostra felicità» la guardavi attraverso il prisma dell’amore passionale.
Un mese, due mesi, quattro mesi ti parevano un secolo; insopportabile la sola idea della separazione.
Il Nume non fu più loquace. Ti aspettò alla prova.
II
Disse il Nume una sera alle sue ancelle invisibili:
Osvald Düsseldorf non ha mentito, ma un soffio solo basta a raffreddare il suo vulcano. – Soffiate.
E tu, Osvald, sognavi. Il Nume non lo vedevi; tu vedevi l’uomo. Quando il Nume si nascose, quando Saturno diventò latente, l’uomo ti parve inferiore al tuo bene, e l’oceano di fuoco si raffreddava.
Il Nume aveva pietà di te e rideva.
- Povero e mortale uccello, il tuo amore è moribondo, la tua fede è morta; ma tu hai il barlume di una missione da compiere, tu lo indovini, tu ne hai la coscienza, ma perché tu la compia è necessario che tu ti separi da me.
L’idea della separazione non divenne più un tormento pel tuo cuore. Inconsciamente tu la provocasti e fosti tu a dire: - sia ogni memoria rotta e ogni fede infranta.
Il Nume sorrise, poi rise; il rumore di quel riso deve ancora ripercuotersi nella tua memoria. Ti parve un’onta. No.
Il Nume ti diceva: - l’ora della breve separazione è arrivata. Tu dimentichi. Io no. Tu sei infedele; io ti perdono e – convinto della tua fragilità – mantengo il patto. Mi troverai quando mi cercherai, immutato.
III
Rispondo dopo un anno alla tua lettera. Mi accusano di non rispondere presto. Non è vero: un anno è poca cosa nell’eternità.
Ora è il Nume che ti parla: hai tu memoria?
Il Nume ti ripete le parole di allora:
- appena ti ricordo il passato, tu dici: io non ti amo più, non posso più amarti. Però la tua bocca non mentisce in questo momento; ma tu, compiuta la tua prova, mi amerai, e questa volta davvero. L’hai promesso e lo manterrai.
La Grazia scende su di te riportandoti alla sorgente del tuo patto. Con gli Dei non è possibile mentire. Tu riamerai e ti ricrederai; l’opera di magia divina è già svolta.
Tu impara che il patto fra un Nume e un mortale è sempre una realtà quando ne è sincera la confessione, nonostante gli oblii apparenti.
Tu al Nume offrirai in olocausto il primo frutto. Allora il Nume parlerà così: - tu hai ricordato e io mantengo la mia promessa.
Al tuo cenno tutto si pieghi: la carne da te benedetta rifiorisca come la Rosa d’Iside; le cose diventino verità e pace, le persone schiavi paurosi, le parole gemme e metalli preziosi.
Tu proverai e vedrai che i miracoli si compiono. Allora una cosa sola ti mancherà: l’amore del Nume.
Lo cercherai e lo ritroverai, giglio di fedeltà, fedele.
Giuliano Kremmerz