Catechismo della prima magia 1
PRIMA PARTE
Chi vuol pervenire deve tacere, ma tacendo deve operare.
Operare è agire.
Si agisce sulle cose apparentemente inanimate e sugli esseri animati visibili ed invisibili per mezzo di tre fattori:
1 della volontà
2 della scienza
3 dell'equilibrio.
I riti e la volontà
I. I riti sono pel discepolo, come gli istrumenti magici, la chiave di ogni magia che si sviluppa, quindi i riti contro i quali tutti gli ignoranti si ribellano non sono che i più potenti aiuti per educare la volontà e dirigerla, per sostituire la scienza in coloro che non l'hanno, per generare l'equilibrio negli uomini soggetti alle passioni.
Intere storie religiose si mantengono in piedi pei riti sapienti di cui spesso, spessissimo, i sacerdoti hanno perduta la chiave. Abolite, in questo stato di coscienza sacerdotale, i riti e avrete distrutto la religione.
Educare la volontà è dirigerla, sostituire la scienza è generare: l'equilibrio attivo non si ottiene senza il metodo magico.
Regnum regnare docet: operare è imparare agendo. Si va alla guerra prima da coscritti e poi da veterani - ma quando si è veterani, si possono mostrare le batoste raccolte da coscritto.
La volontà e il desiderio
II. Per iniziarsi alla pratica della magia, bisogna determinare bene la volontà nel suo fine. Volere e saper voler è un gran segreto. Chi vuole e non sa volere non è un mago, né lo diverrà mai. Volere non è desiderare. Il desiderio uccide il volere - basta per distruggere ogni opera di magia un desiderio senza volontà.
La volontà e l'invocazione
III. L'angelo della volontà è Ariel, forza e volontà, perché la più potente forza è la volontà dell'uomo che sappia quel che vuole.
Senza ripetermi, io dico al mio discepolo: se vuoi attirare a te la forza invoca ed evoca Ariel e l'angelo te lo porta.
Invocare è chiamare in sé.
Evocare è chiamare a sé.
Tutte le cose chiamate vengono. Orfeo faceva muovere le montagne suonando la sua lira.
Bisogna diventare un piccolo Orfeo per attirare a se gli atomi invisibili della forza generante che è la Vita Universale.
Ariel è la volontà-anima
IV. Questa vita dell'universo è composta di materie sensibili e di etere. Ma anche l'etere è materia. Dunque la vita è materia. L'azione vibratoria di questa materia è l'intelligenza in moto o volontà attiva che come risultanza della materia in vibrazione è materia-anima.
Ariel, come tutti gli angeli, come tutti gli spiriti, come tutto ciò che è, deve considerarsi sotto ogni aspetto sensibile anche nelle intuizioni ultranormali della mentalità umana.
Invocate Ariel se volete diventar forti.
Ariel viene all'appello del debole ad aiutarlo in ogni opera giusta.
Davide si trova di fronte al gigante Golia. Jeova gli manda Ariel. La pietra colpisce il gigante - ma la causa era giusta nel concetto integrale della fase istraelitica, diversamente Ariel alla chiamata avrebbe fatto orecchi di mercante - o sarebbe diventato un demonio ed avrebbe ingannato il fanciullo audace.
Tutto questo vuol dire che Ariel non dà la sua forza che agli uomini giusti.Non aiuta che le cause giuste.
Quindi per invocare il dio della forza bisogna sentire o meglio identificarsi con la giustizia divina.
Con questo desidero ammonire coloro che credono di poter disporre degli spiriti invisibili o visibili solo per saziare cupidigie immonde. Per attirare gli angeli bisogna avere la giustizia di Dio, diversamente gli esseri alati come aquila non vengono. L' ho detto ripetute volte.
Nelle invocazioni la natura umana combacia con la sua simile natura: quando la simile-natura di un operatore è un dio, l'uomo è divinizzato.
La volontà e le parole
V. Per invocare efficacemente vi sono riti e scongiuri. I latini li chiamavano carmina, gli ebrei salmi, gli italiani incanti.
Le vibrazioni che mettono in movimento l'etere nel mondo della materia sottilissima sono ritmiche per loro natura. La matematica sublime contiene le chiavi delle serie e dei rapporti tra le vibrazioni generate dalla volontà e la ripercussione dell'atto volitivo dell'etere sul mondo sensibile e visibile.
Le parole sono articolazioni di note musicali, emesse dalla bocca, specie di tromba di cui il suono viene modulato a volontà. Ogni nota rispondendo a una sillaba o a una lettera ha un valore vibratorio sull'etere. L'arte oratoria e la drammatica e il canto sono fondate sulla teoria dei suoni quando a questa non coincida l'armonia delle idee. Le parole, sensibilmente, agiscono come tutti i suoni sull' apparato auditivo delle persone sensibili. Ma non basta.
Certi suoni, emessi in modo speciale, agiscono potentemente sulla psiche umana come la calamita sul ferro. Le esperienze dei suoni sulle sonnambule che cadono in catalessi sono antiche. Nei teatri, masse enorme di spettatori si sentono trascinati da una nota emessa con voce potente e dolce. Nell'esercito e prima dì una battaglia poche parole dette da un duce decidono dell'esito di essa.
Dunque la parola, o il suono ritmico, ha un'azione energica e sensibile sulle cose vive. Il canto della nonna addormenta il bambino nella culla, il bambino che non ancora ha risvegliato idee antiche e portate da sue precedenti esistenze in retaggio e su cui il canto agisce meccanicamente.
Dunque la parola è una forza.
Ariel è o può essere invocato per le parole potenti.
La volontà e gli scongiuri.
VI. Queste parole potenti sono canti e emissioni di articolazioni di volontà.
Animate o no da idee concrete, queste parole sono tanto più potenti per quanto hanno di magnetismo fissatovi dagli altri operatori e per quanto rispondono coi suoni alle idee che si vogliono risvegliare.
I salmi degli ebrei sono magici. Ma in ebraico hanno maggior valore dei latini e bisogna avere la chiave per adoperarli - ma più dei salmi le imprecazioni e gli esorcismi e gli incantesimi della magia egizia e caldeo-siria sono più potenti perché pronunziandoli o cantandoli si risvegliano non solo le idee dei precedenti nella zona astrale, ma si richiamano a vitalizzarle gli spiriti di cinquanta e più secoli di operatori che meccanicamente le hanno ripetute.
Perciò questi incantesimi non si danno che solo a chi sa meritarli, perché sono forze per se stesse già vitalizzate attivamente al punto che gli effetti sono rapidi e precisi - a differenza delle preghiere già entrate nella liturgia cattolica (i salmi) che hanno un valore relativo per la diversa maniera con la quale sono stati usati.
Se un mago ti dice che con una parola sola pose in fuga dei ladri, credigli perché è possibile. Se un operatore in magia diabolica ti dice di aver posseduta una donna parlandole la prima volta credigli perché è possibile.
Certe parole che non si ripetono invano sono il patrimonio di rarissimi uomini che ne perdono la facoltà se ne abusano - perché essi le hanno apprese direttamente nel cielo di Ea e ognuna di esse contiene in sintesi un atto di creazione in germe. Guai a chi le parole non le pronunzia in tempo in modo da fare abortire il germe vitale della creazione!
I carmi dei soliti rituali e grimoires sono roba da poco. Gli incantesimi non si dicono quando le persone le odono con le orecchie del corpo fisico - e si lanciano come tante frecce a distanza o vicino sul corpo mentale delle cose o degli esseri che si evocano.
In magia non parlare significa anche non dire parole inutili.
Il mago parlando deve operare.
Parlando si guarisce, si consola, si salva o si uccide. Il mistero della parola e dei suoni in magia è profondo.
La volontà e i segni grafici.
VII. Bisogna considerare inoltre che ogni parola è, oltre che un suono, una espressione grafica del suono se si ripercotessero le onde vibratorie del suono sugli apparecchi delicati che servono da ricettori. Ho portato altrove l'esempio del fonogramma sensibile di un fonografo dove il suono si incide spontaneamente. Considerando che la natura della psiche umana è mille volte più sensibile di un fonogramma si può comprendere che la traduzione di ogni suono può essere fatta da segni grafici. Cosi l'Ariel è nella espressione dei segni: quando i segni sono grafici e sono generatori di forze, l'angelo viene al solo tracciare di certi segni. Esplicandomi più chiaramente: il discepolo in magia non solo deve studiare profondamente il valore delle parole articolate in tempo e generanti le sensazioni, ma tradurle in grafica per mezzo dell'arte sfigmica o arte di pulsazione e di battute le cui leggi generali e alcune particolari si trovano in quel pozzo di verità che è la Bibbia degli Ebrei, scritta in lettere ebraiche senza punti - e per chi non conosce l'ebraico, in Platone, in Aristotile e Avicenna - e per chi conosce il solo volgare certe tracce, poche, si trovano nei cantori precedenti Dante Allighieri e in Dante stesso e in Petrarca.
Tra il pensiero cogitato e il segno che lo rappresenta vi è tutta intera una legge di evocazione e di produzione del lavorìo che si è impiegato a generarlo.
La grafica fissa l'idea. Nella storia dell'umanità la grafica fu posteriore all'arte monumentale - ma ogni movimento può essere compreso in un segno grafico - e ogni segno grafico è un monumento. In magia la grafica è la chiave di volta dei rituali.
La grafica genera gli effetti per ripercussione di onde nell'etere. I nomi delle intelligenze sono segni letterali quando sono scritti profanamente - sono segni di grafica esoterica quando sono rappresentati dai soliti segni che si trovano nei grimoires in commercio - sono segni potentemente magici quando rispondono ai nomi veri degli angeli o dei demonii, e questi segni non si danno ai primi venuti.
Mi spiego con un esempio: Michael significherebbe il simile a Dio ma significa anche l'Angelo Solare e anche il mio angelo.
Ciò vuol dire che chiamando meccanicamente Michael si può semplicemente intendere di invocare l'angelo custode dei cristiani o lo spirito guida degli spiritisti.
Questo Michael ha nella grafica magica diversi segni. Un suggello, cioè un geroglifico atto a rivelarcelo intero - ha una cifra rispondente a un numero assoluto esplicabile anche per mezzo di linee e ha, infine, degli infissi o forze espresse graficamente.
A cominciare il capitolo di Ariel io ho fatto palesi molte linee e caratteri marziali - però in Magia quello che si vede È occultante dell’Invisibile che agisce. Ciò vuol dire che quei segni noti possono (ma non certamente riescono) dare al meritevole la traccia per venire in possesso del vero geroglifico di chiamata.
In Cornelio Agrippa e nell'Eptameron di Pietro di Abano lo studioso troverà molti segni espliciti - nell'Alberto Magno e nei grimoires troverà altri segni non esplicati: alcuni sono buoni, altri d'intenzione prettamente filosofica; di veramente potenti nessuno. . . per la elementare ragione che, come dice Arbatel, le perle non si danno innanzi a chi non può mangiarle e le cifre e i caratteri di un valore assoluto sono di proprietà di rarissimi che ne sanno l'uso e non ne abusano.
Tracciarli è generare idee e nell'occulto vi è tutto un lavorìo di spiriti degli elementi e di genii e di anime sensibilissime ai segni che hanno virtù propria.
Bisogna studiare, imparare, implorare e, se meritevole, si può ottenere.
Giuliano Kremmerz
(continua)