Nelle tenebre luminose
I
Bisogna formarsi un’idea esatta della zona astrale e della luce astrale. Nella pratica vera e reale della nostra scuola bisogna avere idea precisa delle cose di cui ci occupiamo, l’insegnamento pratico ci conduce direttamente a cognizioni che sono molto diverse da quelle che ci fanno intravedere i libri, scritti spesso da uomini fantasiosi e immaginosi, e non rispondenti alla verità.
Si chiama astrale o campo astrale o zona astrale un campo occulto, ignorato, inaccessibile alla prima mentalità volgare di tutti gli uomini che si occupano della vita oggettiva – Astron, cioè a-stron, non luminoso, celato, nascosto, l’ombra e il suo regno. Astrale quindi è sinonimo di campo oscuro, da cui emergono le forme ideali delle cose o le idee.
Nel campo oggettivo delle forme materiali del mondo sensibile, dal conflitto fra la luce e l’ombra, appaiono ai nostri occhi le cose reali.
Invece l’immagine delle cose si conserva in noi in un campo inesplorato che appena oggi comincia ad attirare l’attenzione degli psichisti.
Questo campo, che è in noi e fuori di noi, è la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici. E rappresenta la parte più misteriosa del nostro essere, la camera oscura, per così dire, della fotografia dei nostri prodotti di origine sensoria, tanto di questa vita che delle precedenti.
Quelle che un gruppo di filosofi chiamò idee innate, che si manifestano spontaneamente nei fanciulli, che insorgono negli adulti nei momenti critici della vita, che in alcune nature prendono la forza dell’ossessione e in altre quelle della demenza, appartengono al tesoro di questa misteriosa macchina fotografica che edita, a occasioni determinate, i ricordi.
La memoria, dal punto di vista ermetico, non deve essere considerata che come il meccanismo evocatorio delle idee o immaginate, o foniche o olfattive, o tattili, o saporifiche, che giacciono inerti nel campo misterioso suddetto; la esistenza del qual campo in noi e intorno a noi è provata da noi in ogni istante della vita quando parliamo, evocando contemporaneamente parole e idee e suoni, quando provvediamo ai nostri bisogni più umili, quando – ragionando – associamo idee complesse...
Come chiamarlo? – I più moderni l’hanno chiamato incosciente, ma nel linguaggio ermetico e magico è il campo astrale o campo oscuro, fonte e riserva di tutta la nostra coscienza, ma della quale fonte e riserva non abbiamo certezza che solamente per i ricordi che vi attingiamo con le continue evocazioni, per mezzo del meccanismo della memoria.
II
Dice Mamo Rosar Amru, maestro di Izar caldeo:
«Il punto nero, insondabile, che riunisce l’essere umano alla coscienza o anima del mondo, tu non lo troverai mai, perché è un dedalo misterioso senza luce, in cui per ogni voluta più nera si aggroviglia un serpe che ha mille teste e cento occhi per ogni testa, ma ogni occhio nero e non sfavilla perché la luce non sia fatta».
E Izar domanda: «Chi volle così?»
E Mamo:
«Nargal (la legge unica), poiché tu sappia che quando in quell’abisso tu potessi guardare, tutto conosceresti, ciò che fosti e fu, ciò che sei ed è, ciò che sarai e sarà, e distruggeresti la tua individualità umana che è un fuoco che si alimenta di oscurità e ignoranza, cioè di non sapere. Il dio che vuol saggiare le gioie della vita deve essere plasmato uomo nell’utero di una femmina dove, per l’oscurità completa, perde la conoscenza di ciò che fu e nasce alla vita con un raro senso indefinito di ciò che conobbe e si trastulla a farne la conquista... Poiché tu sappia che il sapere porta con sé il dispregio dell’essere e lo mummifica, perché vede il passato come l’avvenire nella stessa faccia e le piccole vicende del giorno di Astarte pari alle grandi di una notte di Beel e, se vuol vivere, deve non sapere la vita che è il fuoco da cui è nato».
E Izar:
«Onde è precluso al sacerdote di visitare il labirinto e toccarne il serpente?».
E Mamo:
«No, perché da Nebo (Ermete) può ottenere il segreto di rendere luminoso un occhio per volta dell’oscuro rettile e vedere in un lampo fugace quella parte di verità che non satolla la sua fame e che lo rende più avido di conoscenza».
III
Il campo astrale, oscuro, misterioso che è in noi, cioè in ognuno degli esseri umani, è anche nell’immensa sintesi dell’universo. Nell’uomo è la riserva occulta della sua storia, nell’universo è la matrice di tutte le vite vissute, di tutte le forme immaginate, di tutti i pensieri voluti. Il campo o zona o corrente astrale universale comprende in sé i campi parziali di tutti gli uomini. Quindi dalla zona o campo astrale proprio, si può penetrare in quello universale, da questo discendere in ognuno dei particolari.
In questa legge si trovano le spiegazioni di tutti i fenomeni mentali di lucidità o chiaroveggenza e di profezia, telepatia, lettura di pensiero, premonizioni.
Zona o corrente astrale universale
1. 2. 3. 4. 5. 6.
bis.
I numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, indicano le individuazioni umane. I numeri 1 bis, 2 bis, 3 bis, 4 bis ecc. le zone o campi astrali di ciascun numero.
Tutte le zone confluiscono nella corrente universale. Ma questa figura, per essere esatti, è incompleta, poiché non direttamente ogni campo astrale individuo scaturisce dalla corrente astrale universale, sebbene per gradi e gruppi, di mano in mano più ampi quanto più si ascende.
Uomo
Famiglia
Gruppo
Tribù
Società
Nazione
Razze
Umanità
I caratteri di riserva atavica si manifestano nelle famiglie, si allargano nelle tribù e si generalizzano nelle razze. Ogni uomo porta impressi i caratteri particolari della sua storia individuale nel suo astrale misterioso, il cui fondo riflette il colore spiccato della famiglia di un fondo o cielo più vasto che è quello della razza.
Ogni uomo nasce con le sue memorie che ne determinano caratteri, evoluzione e vita, in armonia e in disarmonia coi caratteri genetici dei genitori da cui procede. Ogni uomo può risvegliare la sua individualità storica, quando la contribuzione dell’astralità dei genitori della sua carne o forma presente, non costituisce tale un substrato nuovo che inabissa l’antico. Ogni uomo che nasce subendo l’astralità dei genitori, nel periodo della sua educazione nuova amalgama il fattore suo, principale o storico, ai fattori atavici, e li cementa con una forma di adattabilità all’ambiente, direi con una vernice che è il frutto della sua esperienza pedagogica e acquista una fisionomia rinnovellata.
Ogni crisi umana morale o mentale, di natura fisica o psichica, tende a mettere in evidenza l’elemento storico fremente di libertà e di riscossa, l’amore, l’odio, l’ira, il delirio, la disperazione, il dolore, la gioia.
Giuliano Kremmerz