Il discorso segreto sulla montagna
di Ermete Trismegisto
- Nelle Lezioni generali, padre mio, hai parlato per enigmi e tutt’altro che chiaramente, discorrendo dell’attività divina. Non hai rivelato nulla, asserendo che nessuno può essere salvato prima della rigenerazione, ma quando io ti supplicai, durante la discesa dalla montagna, dopo il tuo dialogo con me, quando ti interrogai sulla dottrina della rigenerazione per apprenderla, poiché, tra tutto, è l’unica cosa che non so, tu affermasti che me l’avresti trasmessa quando io fossi stato in procinto di rendermi estraneo al mondo. Ora io sono pronto: ho fortificato il mio pensiero sottraendolo all’inganno del mondo. Tu, per parte tua, insegnami anche quello che mi manca per ottenere la pienezza della sapienza, secondo la promessa di insegnarmi il processo della rigenerazione, a viva voce o segretamente: io non so, Trismegisto, da quale matrice sia nato l’Essere umano e da quale semenza.
- Figliolo, si tratta della Sapienza intelligente nel silenzio, e la semenza è il vero Bene.
- Ma chi è che ha seminato, padre mio? Perché non saprei proprio dirlo.
- Il Volere di Dio, figliolo.
- E che caratteristiche ha la creatura generata, padre mio? Poiché non può avere parte alla sostanza che è in me.
- La creatura generata sarà diversa, sarà un dio figlio di Dio, un tutto nel Tutto, costituito da tutte le Potenze.
- Mi stai presentando un enigma, padre mio: non stai parlando come un padre al figlio.
- Le verità di questo tipo, figliolo, non si possono insegnare, ma è Dio stesso a farle ricordare, quando vuole.
- Tu, padre, mi stai dicendo cose impossibili e forzate: perciò desidero replicarvi a dovere: sono nato come un figlio estraneo alla stirpe di mio padre. Non negarmi gelosamente i tuoi insegnamenti, padre; io sono tuo figlio legittimo; spiegami dettagliatamente la modalità della rigenerazione.
- Che devo dirti, figliolo? Non ho da dirti che questo: vedendo in me una visione immateriale, prodotta dalla misericordia di Dio, sono uscito da me stesso per trasferirmi in un corpo immortale, e adesso non sono più quello che ero prima, ma sono stato generato nell’intelletto. Questa cosa non la si può insegnare, né la si può vedere con questo elemento materiale creato grazie a cui quaggiù è possibile vedere. Perciò, fra l’altro, mi sono disinteressato della mia forma composta precedente; non ho più colore né tatto né misura, ma sono ormai estraneo a tutto questo. Ora, figliolo, tu mi vedi con gli occhi, ma non puoi comprendere quello che io sono guardandomi con gli occhi del corpo e con la vista sensibile: non è con questi occhi che ora mi si può vedere, o figliolo.
- Tu, padre, mi hai gettato in uno stato di grave follia e di esasperazione mentale: ora non riesco neppure a vedere me stesso.
- Magari, figlio, anche tu fossi uscito da te stesso, come coloro che sognano durante il sonno, però tu senza stare dormendo.
- Dimmi anche questo: chi è l’operatore che origina la rigenerazione?
- Il figlio di Dio, un essere umano, per volontà di Dio.
- Ora, padre, mi hai proprio ridotto senza parole: ho perduto il senno precedente. Poiché vedo la tua grandezza, padre, sempre uguale, con la stessa figura esteriore.
- E in questo ti sbagli, perché la forma mortale cambia di giorno in giorno; essa muta con il tempo, infatti, aumentando e diminuendo come una cosa falsa.
- E che cosa è vero, allora, o Trismegisto?
- Ciò che non è contaminato, figlio mio, che non ha confini, non ha colore, non ha forma, che è immutabile, spoglio, brillante, che può essere compreso di per se stesso, il Bene inalterabile, l’incorporeo.
- Sono davvero impazzito, padre: pensavo che grazie a te sarei divenuto sapiente, e invece le percezioni di questo mio pensiero sono state ostruite.
- È così, figliolo: ciò che si sposta verso l’alto, come il fuoco, o i basso, come la terra, ciò che è liquido, come l’acqua, e ciò che è costituito di soffio, come l’aria... come potrai percepire per mezzo dei sensi ciò che non è rigido, ciò che non è liquido, ciò che non può essere racchiuso, attraverso il quale non si può passare, ciò che può essere compreso soltanto grazie alla sua potenza ed energia, che richiede uno capace di concepire la nascita in Dio?
- Quindi m i sarebbe impossibile, padre?
- Non sia mai, figlio mio: tiralo a te, e verrà; se lo vorrai, avverrà anche; assopisci le percezioni del corpo, e si avrà allora la nascita della divinità; purìficati dalle punizioni irrazionali della materia.
- Ho dunque in me stesso dei castigatori, padre?
- E non pochi, figliolo, mas tremendi e numerosi.
- Non li conosco, padre.
- La prima punizione, figliolo, è proprio questa ignoranza; la seconda è l’afflizione; la terza è l’incontinenza; la quarta la concupiscenza; la quinta l’ingiustizia; la sesta lo spirito di sopraffazione; la settima l’inganno; l’ottava l’invidia; la nona la frode; la decima è la collera; l’undicesima è l’avventatezza; la dodicesima è la malvagità. Queste punizioni sono dodici, ma subordinate a esse ve ne sono altre ancora più numerose, figliolo, le quali, attraverso quella prigione che il corpo, costringono l’uomo interiore a soffrire per mezzo dei sensi. Esse invece si allontanano, quantunque non in massa, dall’uomo che è oggetto della misericordia di Dio, e in questo consiste la modalità e il senso della rigenerazione. Sul resto io tacerò, figliolo, e serberò un religioso silenzio: in virtù di questo, la misericordia non cesserà di discendere da Dio su di noi... Rallégrati comunque, figlio mio, purificato come sei dalle potenze di Dio, per l’unione delle membra del Logos. È giunta a noi la conoscenza di Dio: al suo arrivo, figliolo, l’ignoranza è stata cacciata via; è giunta a noi la conoscenza della gioia: alla sua venuta, figlio mio, l’afflizione fuggirà verso coloro che hanno spazio per riceverla. Dopo la gioia, io invoco quale potenza la temperanza. O potenza dolcissima! Accogliamola, figliolo, il più volentieri possibile! Vedi come, appena arrivata, ha cacciato via l’incontinenza? Per quarta ora invoco la fortezza, la potenza che contrasta la concupiscenza. Questo soglio è il trono della giustizia, figlio mio: vedi come ha respinto l’ingiustizia, senza processo? Siamo stati resi giusti, figlio mio, in quanto l’ingiustizia non è più qui. Come sesta potenza io chiamo a noi lo spirito di comunione, che si oppone a quello di sopraffazione: una volta eliminato quest’ultimo, io invoco ancora la verità: e l’inganno fugge, e si presenta la verità. Vedi come il bene ha raggiunto la sua pienezza, figlio mio, all’arrivo della verità. L’invidia, infatti, si è allontanata da noi e alla verità ha fatto seguito anche il Bene, insieme alla vira e alla luce, e non ci ha più assalito nessuna punizione della tenebra: esse sono volate via, con fitto battito d’ali, sconfitte. Sei venuto a sapere, figliolo, le modalità della rigenerazione: all’arrivo della Décade, figlio mio, si è costituita in noi la generazione intellettuale, che scaccia il gruppo delle Dodici potenze, e noi grazie a questa nascita siamo stati divinizzati. Quindi, chiunque abbia ricevuto la grazia secondo la misericordia di questa nascita secondo Dio, una volta abbandonata la sensazione corporea, riconosce se stesso come costituito da queste potenze divine e si rallegra.
- Divenuto ben saldo per opera di Dio, o padre, io mi formo alcune immagini non con la vista degli occhi, ma con l’energia intellettuale delle potenze. Io sono in cielo, sulla terra, nell’acqua, nell’aria; sono negli animali, nelle piante; nel ventre materno, prima del ventre materno, dopo il ventre materno, dovunque. Ma dimmi ancora questo: come mai le punizioni delle tenebre, che sono in numero di dodici, sono respinte da dieci potenze? Come stanno le cose, Trismegisto?
- Questa tenda dalla quale siamo usciti, figlio mio, è stata costituita dal circolo dello Zodiaco, e questo a sua volta è composto da elementi che sono in numero di dodici: una sola natura, ma figura dotata di tutte le forme possibili, per l’inganno dell’uomo. Tra queste punizioni ci sono coppie unite nell’azione, figlio mio... l’avventatezza è inseparabile dalla collera e sono anche impossibili da distinguere. È naturale, dunque, che, secondo la retta ragione, esse si ritirino in quanto respinte dalle dieci potenze, ossia dalla décade. La décade, infatti, figliolo, è generatrice dell’anima. E la vita e la luce sono unite, e qui è nato il numero dell’unità, dello Spirito. Così dunque, secondo logica, l’unità contiene la décade e la décade l’unità.
- Padre, io vedo il Tutto e me stesso nell’intelletto.
- Questa è appunto la rigenerazione, figlio mio: non formarsi più rappresentazioni sotto forma di un corpo tridimensionale... grazie a questo discorso sulla rigenerazione che ho messo per iscritto soltanto per te, per non divulgare il Tutto presso la massa, ma soltanto a coloro che Dio stesso vuole.
- Dimmi, padre mio: questo corpo costituito da potenze subisce una dissoluzione a un certo momento?
- Non dire sciocchezze, non profferire cose impossibili, poiché commetteresti un peccato e l’occhio del tuo intelletto sarebbe colto da contaminazione. Il corpo sensibile della natura è lontano dalla generazione dell’essenza, poiché l’uno è dissolubile, l’altro invece indissolubile, l’uno è mortale, l’altro è immortale. Non sai che sei nato dio e figlio dell’Uno, cosa che sono anch’io? [...]
- Ti ringrazio, padre mio, di questi tuoi consigli.
- Mi rallegro, figliolo, poiché hai raccolto i buoni frutti della verità, prodotti immortali. Avendo appreso questo da me, promettimi il silenzio riguardo a questo potere miracoloso, senza rivelare a nessuno, figlio mio, la trasmissione della rigenerazione, affinché non siamo annoverati tra i divulgatori.