La Grande Opera
Al di sopra di noi, nelle sfere eterne dalle quali prorompono Luce e Vita, regna il mistero, insondabile e splendido, dell’ASSOLUTO.
L’Assoluto avvolge il nostro essere come un involucro e delimita l’ambito ristretto dei nostri precisi concetti; in ogni cosa egli ha impresso la sua somiglianza.
Tenebre, Ignoto per quelli che non hanno la Scienza, egli non è che un velo che ricopre la Causa Prima, e si solleva davanti agli Iniziati.
Beato colui che l’avrà saputo strappare prima dell’ora: giacchè la Luce che conoscerà non l’abbaglierà con la sua visione inattesa.
Ma coloro che si saranno consumati in un timore inesistente troveranno il Guardiano della soglia stessa a scartarli. Alla vista di quello che essi non avevano supposto o appena presentito, precipiteranno annientati nelle profondità, dove, non avendo più coscienza di sé, perderanno la propria entità.
Oh! la pochezza, e la piccolezza dei dotti in così decisivo momento. Qual rimpianto per gli atti non compiuti, per i progetti non eseguiti!
Non potendo riparare alle omissioni e agli errori, in che misura accettare — imperfetti, incompleti, impuri — il loro stato definitivo!
Seguimi dunque, Discepolo mio, nella Via dell’Assoluto, che t’insegnerò; seguimi, e io ti prometto che un giorno cingerai la tua fronte con la Corona di Luce, col Diadema d’Oro dei Saggi, riservato a coloro che, durante la loro vita, avranno realizzato l’Opera che riassume tutte le opere.
Molto si parla e si è parlato della Grande Opera. Alcuni propongono di dedicarvisi, ma ben pochi lo fanno.
Dicono: «Più tardi, quando avremo agio e calma necessari, ci impegneremo». Ma l’agio e la calma non vengono mai; sino a che giunge il momento supremo, quello in cui l’Assoluto ci richiama a sé, poiché siamo suoi, ed allora è troppo tardi. Passare su questa Terra senza aver decifrato l’enigma, senza aver penetrato il segreto inesprimibile che alcuni, fra i nostri avi, conobbero. Forse lo potrai tu, tu che hai sollecitato la Sapienza fra tanti che non l’hanno fatto.
La Grande Opera! La Grande Opera! Vocabolo prestigioso! Fulgido Splendore. Alcuni, nelle età passate, avrebbero dunque contemplato questa meraviglia, l’avrebbero posseduta completamente, e tu, tu la lasceresti insoluta nei libri?
Nell’aldilà, con la pienezza della tua lucidità percettiva, vedrai la falange trionfante dei Sapienti inondarsi di una gioia radiosa, sperdersi nella beatitudine e nella felicità. Dilettarsi, nutrirsene per l’Eternità, mentre tu non avrai alcun posto in questo banchetto.
Udrai le bianche teorie degli Iniziati gridarti, come Dante: «Guai a Voi Anime Prave non isperate mai veder lo Cielo!», mentre s’allontaneranno per sempre nella Luce e ti lasceranno solo, in seno alle tenebre crescenti, mentre il loro sinistro diazoma si stenderà attorno a te.
Sia questo pensiero sufficiente ad ispirarti disgusto per la tua negligenza del Magistero dei Saggi.
Piaccia a Dio che non sia troppo tardi, e che ti possa trovare non lontano dalla Via che ti introdurrà alla compiutezza.
Se l’ascesi non ha inizio nella adolescenza è dubbio che tu possa mai pervenire alla perfezione. È in questo senso che Nicolas Valois ha detto: «La Primavera precede l’Opera». E San Tommaso D’Aquino: «Nei primi giorni è importante alzarsi di buon mattino per vedere se la vigna è in fiore ».
Applicati senza ritardi, con la benedizione di Gesù Cristo, alla sua mathesi e alla sua agnizione.
Discepolo mio, è proprio per dirigerti in questa Via che io ho intrapreso, invocato lo Spirito Santo, a scrivere le XII meditazioni che seguiranno.
Lode a Dio.
MEDITAZIONE I
Il Soggetto dell’Arte
L’alchimista Nicholas Valois ha detto: «La Scienza dei Filosofi è la conoscenza della potenza universale delle cose».
Nella notte oscura dell’anima tua hai aspirato talvolta, o mio Discepolo, ad una Luce incommensurabile che verrà, in un giorno lontano e indefinito, ad illuminare la tua miseria.
Hai sognato, visione confusa, d’allegria e d’armonia sovrumana, d’onniscenza, di illimitata potenza.
Hai intuito lo splendore, al di là delle tenebre e della cupa tristezza del caos ove confusamente ti agiti.
Ed ecco che la linea d’orizzonte della tua vita s’imporpora e ti lascia intravedere qualcosa di meglio, di più perfetto. Sii solerte a dirigerti verso questo indeciso bagliore. Seguilo, è la Stella dei Magi che si leva per te e ti condurrà, se non la perderai mai di vista, al Maestro del Mondo.
Lasciato a te stesso, sei caratterizzato dal disordine delle idee e degli atti. Il rimedio specifico per questo disordine è di rientrare in te stesso. Questo rientro esige lo sforzo di una volontà continua e tenace. Lo sforzo di una Volontà continua e tenace necessita di una regola di vita.
La regola di vita comporta una serie di atti spirituali che bisogna compiere scrupolosamente.
La prima norma, che riassume tutte le altre, sta nel completo disinteresse prestato alle parole e agli atti della gente. Che l’indifferenza sia per te come una magica cappa con la quale avvolgerti; ecco la chiave della vita magica.
Liberati dalle contingenze. Liberati da ogni hylophilia. Racchiuditi nel tuo pensiero e nella tua Scienza. Sii il solitario, il vero Monias; fabbricati una cella nel tuo Cuore.
Accettare una vita oscura, quando si è affamati di Gloria, è il sommo della perfezione alchemica; così, rigorosamente, i Santi hanno compiuto la Grande Opera.
L’ideale che ti sei creato è un regno nel quale sei sovrano maestro; cosa desideri di più?
Tu sei Re quando i troni crollano! Tu sei il Sacerdote nel momento in cui le ierofanie vacillano.
Disprezza la folla, disprezza il popolo, disprezza la massa; fuggi le facce patibolari. Solo l’essere d’eccezione è degno del tuo interesse.
L’espansione popolare non è da considerare se non è gerarchizzata. Una folla disciplinata ha costruito il monumento occulto per eccellenza, il monumento che non getta ombra: la Piramide; le folle indisciplinate non hanno mai saputo che gridare e saccheggiare, cosa che è alla portata di tutti; vuoi tu aggiungerti, semplice unità, a quelli? Rinuncia allora alla Grande Opera, la Via dell’ASSOLUTO non s’aprirà mai a te.
Voler possedere la Sapienza e al contempo l’approvazione della gente è cosa assurda e derisoria.
L’agire sta anche nel «non-agire», ha detto Lao-Tse; non dimenticarlo. Quando fuori la folla urla e battaglia tu, Discepolo mio, veglia sull’Athanor della tua anima e non immischiarti nelle lotte.
Se non provi alcuna pena nell’ignorare quello che si pensa e quello che si dice di te, coraggio! hai già progredito nella Via dell’ASSOLUTO. La reputazione non è niente; solo la testimonianza della coscienza importa. A cosa ti serve il passare per Santo, se non hai la pace Ermetica nel tuo Cuore?
Bisogna, seguendo la Scala Philosophorum, cominciare l’Opera quando il Sole è in Ariete e la Luna nel Toro. Ripley ed il Rosario ci assicurano che è necessario un anno per ottenere la Pietra Filosofale in tutta la sua stabilità e fermezza. Bernardo il Trevisano vi aggiunge sette giorni.
Comprendi e medita queste parole. Sforzati di sviluppare le forze latenti che sussistono in te. Ordina la tua vita seguendo le arcane norme. Tu sei la materia stessa della Grande Opera: fatti candido, spiritualizzati, purifica la tua astralità, svincolati dalle ombre Cimmerie.
Ma se preferisci abbandonarti all’azzardo degli avvenimenti, piangi senza speranza; non conoscerai che l’insuccesso e le disillusioni e non entrerai mai nell’assemblea dei Filosofi.
MEDITAZIONE II
Respirazione e Purificazione
Filalete ha detto: «In qualsiasi modo o maniera si tratti il mercurio volgare non se ne farà mai del Mercurio Filosofico». Se la tua anima è quella di un uomo da trivio, rozzo e volgare, è vanità la tua pretesa al Magistero.
Hai sentito la necessità di elevarti verso il Cielo, di uscire dalla tua ganga, di rompere la tua crisalide?
Se non possiedi questo fermento d’elezione, persuaditi che è meglio per te non intraprendere nulla.
Se sei l’argilla resterai d’argilla. Se hai posto il tuo ideale nel fango non puoi pensare alla sublimazione, alla trasmutazione definitiva, alla Liberazione dalla gheenna terrestre. Uomo volgare, non diverrai mai un Sapiente. Si tratta di un’Alchimia trascendente. È anzitutto necessaria per completare l’alchimia degli elementi. La nobiltà dell’opera richiede l’aristocrazia dell’operante.
Costruisci l’athanor; prepara l’uovo filosofico, disponi l’aludello, separa il sottile dallo spesso, raccogli le lacrime dell’Aquila e il sangue del Leone, fai che ciò che è occulto divenga manifesto; questi sono i preliminari dell’opera, senza i quali non puoi riuscire.
La trasmutazione deve operarsi nella tua anima. La Pietra, nel suo stato definitivo, è lo stesso ASSOLUTO, il dissolvente purificatore. Queste sono le formule di perfezione e di bellezza con cui ornerai la tua vita.
Il Magistero è Solfo, Sale e Mercurio. Così la tua anima sublimata, che è il vero Mercurio dei Filosofi, si unirà al Solfo dell’Amore Divino attraverso il Sale della mortificazione e delle prove.
Coordina dunque tutte le tue azioni e tutte le tue impressioni al fine di costituire un insieme armonico, perfetto. Sforzati di acquisire l’estrema lucidità del tuo intendimento. Distogliti da ciò che ti lorda la vista. Non dare ascolto a ciò che viene per contaminare l’orecchio.
Esalta in te il sentimento della Personalità per poi sforzarti di assorbirla nel seno dell’Assoluto.
Incendia la tua anima con il fuoco alchemico, quel fuoco che non brucia mai. Io t’insegnerò a raccoglierlo; esso formerà intorno a te un cerchio protettivo che ti isolerà dalle influenze nefaste.
Guardati dal voler gustare i frutti della via iniziatica prima di aver fatto nulla per meritarli.
Non dire: «Il voto è troppo arido; per trionfare sulle avversità della Via bisogna essere un Santo».
Al contrario, i Santi sono divenuti tali proprio perché hanno subito e trionfato sulle avversità. Essi hanno iniziato come te nel nulla; hanno salito, come te, la Scala Filosofica iniziando dal primo gradino.
Non domandare prima la fede per poter pregare. Prega sin dall’inizio e la fede inonderà l’anima tua.
Ho detto abbastanza perché tu sappia di doverti formare un corpo mistico da sostituirsi in tutti i tuoi atti al tuo corpo visibile, per poter impiegare utilmente le tue forze immateriali.
Vivrai così nell’iperfisico: questa è la Via.
MEDITAZIONE III
Ignis Philosophicus
D’Espagnet ha detto: «La rigenerazione del mondo si fa attraverso l’azione di uno spirito di fuoco che discende in forma di un’acqua che toglie la macchia originale della materia».
È dall’alto che tu dovrai far discendere il fuoco filosofico che purificherà i tuoi concetti e aspergerà la tua anima. C’è in questo un Grande Mistero. Questo fuoco enigmatico l’otterrai solo tramite uno sforzo meraviglioso di volontà.
Queste cose sono nella Misericordia di Dio, come dice Basilio Valentino. Pontano riconosce di aver errato più di duecento volte, quando lavorava sulla vera materia, poiché ignorava la vera natura del fuoco filosofico.
Che le tue mani e le tue intenzioni siano pure, altrimenti il soccorso celeste ti sarà totalmente rifiutato.
È l’influenza spirituale, il lampo celigeno sgorgante dalla nube sopra l’athanor, il legame che unisce il macrocosmo al microcosmo. Senza di essa non puoi approdare a nulla, ma con essa sei forte di ogni forza.
Zaratustra lo chiamava Berezesengh, il fuoco che arde davanti a Ormazd; Mosè l’ha chiamato ‘wr; e i Magi l’hanno inciso sui vasi caldei.
È lo spirito stesso di Dio che discende impetuosamente nel Filosofo, e che si combina con il fuoco centrale, cioè l’aspirazione della sua anima verso il Mistero, lo fa vaticinatore e gli dona il potere di fare miracoli.
Concentrati, Discepolo mio, devi essere il tempio di questo ardente spirito che opera grandi cose.
Ricordati che le ceneri dei Filosofi contengono il diadema del loro Re. Sia chiuso il tuo animo alle impressioni esterne. Luta il tuo athanor con il luto di Sapienza. Non guardare all’esterno nelle tenebre; resta al centro; avvicinati il più possibile all’ignizione, sicché ti sia possibile sfuggire all’avvolgimento del vortice ghiaccio del maledetto che ruggisce, quaerens quem devoret.
Stai in guardia dai Lemuri mortiferi, dagli spiriti catabolici che s’aggirano attorno a te. Guarda gli empi che torvi ti guatano; invoca le influenze spirituali, riscalda bene nel tuo seno l’uccello d’Ermete.
L’Alcione sta per nascere, Discepolo mio, rallegrati; e se tu sai provocare questa corrente magnetica che deve stabilirsi fra te e le sfere superiori, allora possiedi il Magistero e il resto non è che un gioco da ragazzi.
Osserva, scolpito sul portale destro di Notre-Dame de Paris, il Vescovo appollaiato sull’aludello in cui si sublima, incatenato nei limiti del recipiente, il Mercurio Filosofico. Egli ti insegna donde proviene il fuoco sacro; e il Capitolo, lasciando per tradizione secolare questa porta chiusa per tutto l’anno, ti indica che questa è la Via non volgare, sconosciuta alle folle e riservata al piccolo numero di eletti della Sapienza. Non è permesso di dire di più su questo argomento.
MEDITAZIONE IV
Dissoluzione
R. Bacone ha detto: «È necessario che il corpo divenga spirito e che lo spirito divenga corpo».
Questa è la soluzione dell’opera. Per realizzarla, il tuo corpo, incendiato dal fuoco filosofico, corroso dall’acqua ardente delle contrizioni, deve raggiungere un tal grado di purezza da spiritualizzarsi veramente.
Allora, trasfigurandosi, come su di un Thabor, diventerà inalterabile; non costituirà più un impedimento alla vita spirituale, ma al contrario, al pari dei Corpi Gloriosi, parteciperà a questa e contribuirà lui stesso — o prodigio — all’Opera.
Corporifica poi il tuo spirito, lancia cioè uno sguardo scrutatore su quella tua impalpabile sostanza; di cui può darsi tu non abbia mai pensato di conoscerne la misteriosa natura, sebbene, costantemente, accompagni il tuo corpo. Studiane meticolosamente gli occulti meccanismi, affinché sappia dirigerla ed amministrarla nella sua potenza e sostenerla con il nutrimento intellettuale che gli è conveniente.
Tu possiedi, Discepolo mio, un tesoro immenso di possibilità non manifeste che ignori, forze immense e invincibili, piegate in te, che sorpassano tutte le possibilità grossolane; apprendi a servirtene, a farle obbedire alla tua volontà, a rendertene assolutamente maestro e signore.
Per far ciò devi, fin dall’inizio, mondare il tuo intelletto da tutto ciò che è superfluo e antiquato. Pota vigorosamente il fogliame dei tuoi pensieri volgari. Taglia arditamente dall’albero i luoghi comuni e le banalità che possono ancora occuparti. Sfronda da te tutto quanto non sia vigore e forza; l’insana vegetazione, fonte solo di dispersione di energia spirituale.
Il pensiero è una sostanza di natura pressoché fluida. Una volta emessa essa esiste.
Il pensiero è immutabile. Provoca nella sfera dell’esistenza pura un’eco che risuoni nell’eternità. Guardati dal dare vita a cogitazioni infernali che ti si attaccheranno per la tua dannazione.
Sii puro, perché è questa tua stessa virtù che devi profondere nell’Athanor al fine di animarlo. Evita gli atti indifferenti in se stessi. Che il tuo sguardo non erri mai un istante sopra gli oggetti che non valgono un istante della tua attenzione; è una particella di te, del tuo essere che perderai senza mai più poterla recuperare.
Poi, allorché sarai libero dal fardello delle superfluità, raccogli preziosamente quello che vuoi conservare delle forze vive e dirigile sull’Opera con veemenza. Osserva con attenzione i colori del Magistero e fai convergere verso lo scopo finale anche i tuoi più piccoli atti.
Alcuni ti diranno che la potenza miracolosa si acquisisce e si trasmette per mezzo di un soffio, di una parola mormorata cabalisticamente all’orecchio, o dalla lettura di qualche pagina di Grimorio, o alla confezione di una magica bacchetta. Impara, al contrario, che un tale potere non ti sarà conferito che per mezzo di una laboriosa e lenta coltura delle possibilità in te latenti.
È necessario che ti astragga nella vita superiore, esaltandovi potentemente la tua volontà; che operi una vera segregazione di te stesso dal mondo fisico ed esterno.
Alza attorno a te un muro che trattenga ciò che da te si effonde verso le cose sensibili; chiuditi così nella cittadella ermetica dalla quale un giorno uscirai, invincibile eroe solare, invulnerabile.
Senz’altro già scorgi spuntare un po’ di quella luce che ti ho promesso, e te ne rallegri.
Pazienta, pensa alla tua imperizia. Non sei che al IV grado della Via dell’ASSOLUTO.
Ti resta ancora più della metà del cammino da percorrere e puoi ancora vacillare, cadere sulla strada.
Altri più abili di te sono caduti quando erano già vicini alla fine dell’Opera. Un dito sulla bocca, come Arpocrate, e prega, Discepolo mio, nel Silenzio della tua anima.
MEDITAZIONE V
Congiunzione
Basilio Valentino ha detto: «La voce melodiosa della Regina giungerà graditissima alle orecchie del Re di fuoco; egli l’abbraccerà amorevolmente per il gran bene che le porta, e sarà avvinto ad essa fino a che i due spariranno e di essi non sarà fatto che un unico Corpo».
La Grande Opera è un’ Etica Trascendente.
Ora è facile all’Adepto eliminare dalla sua vita gli impedimenti frapposti dalle persone e dagli esseri importuni. Ma incontrerà serie difficoltà, se vuole — obbedendo alla norma di attività e di passività su cui è costruito il microcosmo — ricostruire in se stesso lo stato androginico dell’Eden, grazie all’assimilazione di un’altra vita alla sua. In ciò è l’ostacolo, il vero offendicolo.
È vano, Discepolo mio, che tu compia le abluzioni preparatorie e che ti vesta di lino bianco, se il tuo cuore non è puro; non sarà certo l’abito che ti occulterà all’occhio scrutatore della Divinità.
La dispersione psichica provocata dal sorgere di brame e vani desideri non ha paragone con nessun’altra causa di dispersione. È questo un incantesimo, un maleficio al quale neppure lo stesso Salomone seppe sottrarsi, nè resistere.
«Qui purus est, is certus est augur»: è Parcelso che te lo insegna con la sua preziosa parola.
Non incamminarti sulla strada delle innominabili voluttà, dei torbidi desideri, delle sfrenate ambizioni. Non cingerti la gamba con la giarrettiera di pelo di lupo. Guardati dall’accendere il cero verde che la donna dirige verso le tenebre luminose. Abbi timore delle malìe d’amore, dei filtri e delle parole sussurrate alla argentea Ecate; porta al dito il topazio che raffrena la lubricità e la nefasta azione dei filtri e caccia i vaghi fantasmi, ombre nella notte. Scaccia da te il rospo della stregoneria, non vagare, come Merlino l’incantatore, nella foresta di Brocelandia, altrimenti la perfida Viviana incatenerà pure te per i secoli.
Se scegli una compagna, il legame che ad essa ti unirà dovrà essere indissolubile, poiché, un giorno, tutti e due contemplerete l’ASSOLUTO. Con lei dividerai le gioie eterne. I suoi pensieri, con i tuoi, debbono, tutti, convergere verso la realizzazione dell’Assoluto. Non puoi che vivere vicino a colei che con te, la mano nella mano, cammina nella Via che con te ricerca l’oggetto dai tre angoli e con te coopera alla Grande Opera.
La sposa dell’alchimista è discreta e sapiente, ha al dito l’anello del supremo legame, riflette i pensieri del Maestro e veglia, quando l’ora lo esige, sull’Athanor.
Se hai scelto male, getta un ultimo sguardo su questo mistero non destinato a te, riempi gli occhi con la tua chiarezza e chiudi questo libro.
Puoi lasciare la via dell’Assoluto, al quale mai potrai pervenire. Scendi nella gheenna o sfortunato! Con l’essere inutile che hai attaccato alla tua carne, con la vuota scorza che trascini, e rientra nella via della mediocrità che ormai è la tua e dalla quale mai potrai più uscire.
Ma se la tua compagna orna veramente la tua vita, continua con lei la progressione contemplativa verso l’ASSOLUTO. Ella deve trarre, o meraviglia, il tuo stesso frutto dalle presenti meditazioni.
Ma non dimenticare mai che la sua Via di perfezione, malgrado l’omogeneità dello scopo finale, è diversa dalla tua e ciò lo saprai ancora meglio se ti curerai, con attenzione, di studiare la sua costituzione microcosmica. Paracelso l’ha insegnato espressamente: « Archoeus alius in viro, alius in foemina ».
MEDITAZIONE VI
Putrefazione o Hylazione sive Mors
Ha detto il Cosmopolita: «Chi non scende non salirà».
Si ha qui, Discepolo mio, la prova delle prove quella in cui, pallide e sogghignanti, ti aspettano le torbide influenze psichiche. L’anima la speranza di vederti vacillare, ricadere nelle tenebre esteriori.
Se resisti, la Fenice, sostituendosi all’Alcyone, si schiude per te.
Il mondo non ha coscienza delle nature superiori che nascono. Prendi dunque la santa abitudine di sopportare il dispregio di quelli che valgono meno di te. Compenetrati nella verità che non ti sarà mai resa giustizia se non quando passerai nella Luce. È necessario che tu divenga completamente indifferente alle opinioni degli uomini, cosa facile da dire ma assai difficile da realizzare. Che t’importa se la massa dice di te: «sta sulle nuvole è un vagulo . . .» se hai coscienza della tua regalità intellettuale? Opera secondo la tua coscienza e non ti dar pena dei risultati.
Accetta la Gloria come un fardello e desidera solo la Gloria Eterna, quella dei Filosofi: l’ASSOLUTO.
Se cerchi il consenso umano cammini verso le tenebre, sei fuori della Via. Se desideri divenire Santo solo perché si dica: «Signori, questo è un Santo!», stai pur certo che non lo diverrai mai.
La potenza miracolosa si concentrerà in te quando ormai non la brami più, quando avrai ucciso in te l’ambizione di possedere. Allora, usando questo potere che stupirà gli uomini, il tuo Cuore, divenuto insensibile, non si inorgoglierà affatto. Ma quanta strada devi percorrere per raggiungere questo risultato!
Annientati, Discepolo mio, in un abisso di umiltà. Sii infimo fra gli infimi. Nasconditi come quel discepolo di Khoung-Tseu che, strappando lacrime di ammirazione al maestro, gli faceva dire: «Oh! come era saggio Hoei. Egli dimorava in un ridotto, in fondo ad una strada stretta e abbandonata; nonostante ciò, la sua serenità non mutava. Oh! come era saggio Hoei!».
Ricordati queste parole: «La pazienza è la scala dei Filosofi e l’umiltà è la porta del loro giardino».
Abbassati ora e un giorno ti trasfigurerai risvegliandoti brillante e radioso Re di gloria, Re Orientale assiso sul suo trono, come dicono i maestri, ed entrerai nel Mare Purpureo che è il Magistero dei Filosofi.
Ma tu, ancora, non sei che il Mercurio lebbroso che ha fatto morire il Sole di Giustizia sull’effige del quaternario, ricordalo.
MEDITAZIONE VII
Sublimazione, Distillazione
Ha detto Nicolas Flamel: «Questa operazione è un vero labirinto, mille vie ti si presentano nel medesimo istante, così che devi andare all’altro capo procedendo per la direzione contraria a quella iniziale».
L’afflizione è il seme menstruo della perfezione dei Saggi; è il Leone Verde dei Filosofi, l’acqua Pontica che non bagna le mani, l’acetum acerrimum, o aceto molto aspro grazie al quale si estrae la testa del Corvo, il vero Latte d Vergine, l’Elisir di moltiplicazione.
Devi far convergere verso lo scopo supremo ciascuna circostanza della tua vita, ma principalmente le pene e sofferenze quotidiane: te ne verrà molto, poiché «i discepoli dei Sapienti non trovano riposo in questo mondo» diceva Rabbi Issachar Bàer.
Ti conviene trarre da tutto ciò partito, ed ottener l’acqua regale che corroderà tutte le impurità.
Saper estrarre dalle difficoltà stesse della vita un fermento di perfezione e saperne trarre altrettanta forza nel piano sottile è l’alchimia più grande, contro di essa nulla potrà prevalere; è il magnifico imbiancamento, l’aurun de stercore di Virgilio, il morbus quilibet purgatorium di Paracelso.
Non mormorare e non inveire se uno dei tuoi progetti non verrà coronato da successo. Poiché non tarderai a capire che era necessario che avvenisse così e non diversamente e che le momentanee delusioni saranno per te foriere di vantaggi inaspettati. Geber insegna che, per l’alchimista, è quasi obbligatorio errare molte volte.
Accontentati dunque, nell’avversità, di pensare, senza inasprirti, che la tua vista intellettuale si trovava in quel momento offuscata e che la via dalla quale sei stato rigettato e che credevi eccellente non lo era affatto. Acquisirai ben presto la certezza di ciò e riconoscerai ovunque l’amorevole concatenazione degli effetti e delle cause. Guardati dall’invidiare i trionfatori del giorno e dell’ora. Li sentirai beffarsi, Discepolo mio, della tua ascesi e disprezzare i tuoi sforzi.
«Noi non preghiamo — dicono i vanitosi — non preghiamo affatto e nonostante ciò i nostri affari prosperano! Noi bestemmiamo Dio, e Dio non paralizza la nostra lingua».
Ma cosa prova questo? Soltanto che il Padre Celeste è buono e che essi sono malvagi; niente di più.
Tu, Discepolo mio, prosegui il tuo andare sulla Via con perseveranza. Non ti stancare; gli stessi Maestri hanno ricominciato l’opera più volte.
Ma sappi comprendere che nessun insegnamento esoterico o exoterico potrebbe rimpiazzare la lenta assimilazione della dottrina alchemica, prodotta da un approfondito e coscienzioso studio dei testi dei Maestri.
Solo dopo lunghi anni inizierà a spuntare per te la Luce.
Allora, in quei testi in cui il profano non vede altro che oggetto di scherno, tu scoprirai sottili rapporti, punti di riferimento che ti guideranno nell’oscurità della Via.
L’Alchimia non è cosa di un giorno, ma l’opera di una vita intera; essa fa corpo unico con l’esistenza dell’Adepto. Il possesso della Grande Opera è il coronamento della Vita. Non l’otterrai che una volta, così come non vivrai che una sola volta su questo mondo. Raggiungere l’Assoluto a venti o trent’anni è illusorio; a queste età sei solamente sulla Via e non puoi abbandonarla senza perdere, allo stesso tempo, la speranza di mai più rientrarvi.
È solo progressivamente che scoprirai la verità nelle parole dei maestri; non credere di essere al termine del viaggio prima di aver percorso il cammino necessario per arrivarvi. Se sei appena un poco avanzato nella Via ti renderai conto che è impossibile parlare più chiaramente di cosi.
Ma più tardi, se non avrai cessato di lavorare secondo le prescrizioni dei maestri, le parole ora oscure e incomprensibili ti saranno più chiare e luminose.
Allora sorriderai, riconoscendo la semplicità delle nozioni che ti apparivano così astruse quando eri solo un profano e riconoscerai che non vi può essere spiegazione che si possa sostituire all’investigazione personale, indispensabile a preparare il tuo spirito a ricevere il seme del Vero.
In questo senso va interpretato il detto: «nessuno può essere iniziato se non da se stesso».
MEDITAZIONE VIII
Coagulazione, Cambiamento dei Colori, Caput Corvi
Il Beato Raimondo Lullo disse: «Così avrai un tesoro perpetuo che potrai aumentare indefinitamente e con il quale compirai l’opera fino all’infinito».
Ecco la grande pagina mistica, vietata e inintelligibile a chi non è totalmente distaccato dall’affanno delle contingenze e dal fracasso delle opinioni umane. Hai liberato il tuo animo da tutte le sensazioni di squilibrio che potevano turbare la tua serenità sottile? Sei sufficientemente pronto ad agire nel sottile?
Esercitati, raccogli le tue possibilità psichiche e spirituali. Coagulale, dà corpo a ciascuno dei tuoi pensieri. Consolidali precisandoli con cura e concretizzali nel tuo spirito. Essi sono numerosi, ma ti sfuggono perché non sai come governarli. Procura di non perderne uno solo, di non diluire questa preziosa potenza, di non disperderla su nozioni inutili.
Individua, al contrario, quei pensieri, sui quali vuoi fissare la tua attenzione, elimina e scaccia tutti gli altri. Riunisci poi in un fascio i pensieri volontariamente emessi e consacrali proferendoli verbalmente con energia e volontà: compirai così grandi cose.
Arnaldo da Villanova definisce tale procedere: l’Angolo dell’Opera.
Raccogli dunque con attenzione l’acqua Pelidor che è di un verde nascente. Trasmuta le Acque Morte in Acque Vive. Prepara la resurrezione dell’uccello di Ermete.
A questo punto, è necessaria la massima purificazione del Cuore, delle intenzioni e della volizione, così è. Che tutto si orienti verso il Bene.
Attento, Discepolo mio, poiché corri, in questa fase dell’Opera, un grande pericolo. Tutte le malvagie volontà da te emesse, contro di te si volgeranno. Non tentare evitare gli ostacoli col proferire la formula di maledizione contro coloro per mezzo dei quali esse ti raggiungeranno.
Non è per la vendetta che il potere ti è dato. Non fuorviarti: è la Via Regale, la Via dell’ASSOLUTO che tu persegui, non quella delle Tenebre.
Folgora lo schiudersi di malvagi pensieri nella tua mente turbata. Non scendere a patti con il maledetto. Respingi decisamente le consumazioni infernali e le morbose cogitazioni.
Quello che cerchi con tanta avidità, è il Solfo dei Filosofi, quel Solfo che ogni corpo illumina, essendo egli stesso luce e tintura; abbi timore di incontrare, al suo posto, l’Asmodeo che sedusse Aischa. Ma ti ho detto, Discepolo mio, che non posso disvelare l’insieme degli Arcani Ermetici… Basta illuminarti la via che conduce a tali Arcani misteri. È con la tua intelligenza e con la tua volontà che perfezionerai, con l’aiuto di Dio, l’Opera.
MEDITAZIONE IX
Fissazione
Jehan de Meung, nel suo Specchio d’Alchimia, disse:
«La nostra Scienza è una scienza corporea data da un solo ed unico composto semplice».
Unica, in effetti, è la modalità per la quale si ricerca e si conquista l’Assoluto.
Colui che s’incammina verso la vera Perfezione si eleva al di sopra della natura: solo chi è sopra alla natura può comandare ad essa. È così che potrai fare miracoli e trasmutar metalli e gemme.
Hai compreso, Discepolo mio, la sottile difficoltà dell’Opera?
Non otterrai la Pietra che quando sarai perfetto. Ma non sarai mai perfetto fintanto che ricercherai la pietra per ricchezza e avidità. Quando l’avrai realizzata, la perfezione da te raggiunta ti spingerà ad un supremo ed assoluto disprezzo per i vantaggi materiali che essa ti potrà offrire.
Quando avrai raggiunto l’enstasi, potrai renderti invisibile, evocare i morti e, in un istante, superare le più grandi distanze. Vivrai una vita sovraumana, avente in se stessa la propria alimentazione e sussistenza, sì che non sarai toccato né da bisogni né da desideri.
I profani coltivano strani sofismi: «Se possedete la pietra, sarete enormemente ricchi — essi dicono — esulterete di gioia». Altri, senza fede nelle loro anime e senza purità nei loro cuori, hanno aperto i libri degli alchimisti; hanno manipolato sostanze, soffiato negli athanor, calcinato i misti e non hanno capito — i poveretti — che prima di osar entrare nel laboratorio occorre aver fatto una lunga sosta nell’oratorio.
Davanti al fatale insuccesso, gonfi di vanità e tracotanza, non hanno esitato a dichiarare ingannevole ed illusoria la parola dei maestri, invece di riconoscere d’essersi sbagliati. Ignora le scurrilità e la dabbenaggine di questi censori da strapazzo, ignoranti e vacui. Canzonano gli Alchimisti che son morti in stato d’indigenza e sono stati dimenticati. Sappi, Discepolo mio, che quando possiederai la pietra, disdegnerai di fare l’oro fisico. Poiché tu sarai un Santo e comanderai agli elementi.
Che emozione ti potranno ancora dare, quando sarai giunto alla soglia dell’infinito e ti perderai nella contemplazione dell’ASSOLUTO, le ricchezze materiali? Come potresti essere perfetto se non avessi estinto in te ogni desiderio umano, ogni necessità vitale?
È per questo che Grosparmy afferma che «non si ha ricordo di un avaro che abbia posseduto la Pietra».
La pratica della Pietra e il desiderio dell’oro sono inconciliabili. Iniziare la Grande Opera con l’idea di arricchirsi economicamente equivale ad entrare a ritroso nella Via dell’ASSOLUTO.
In tal modo obbediresti ad un istinto malvagio, mentre in te non se ne devono trovare. Come potrai comandare alla natura se, prima di iniziare, non avrai saputo comandare a te stesso?
Ma ciò non significa che un giorno, per motivi superiori, non debba tentare l’opera sul piano fisico e possa trasmutare materialmente i vili metalli in oro. Vari Adepti, come Flamel, Saunier, Zaccaria ed altri, l’hanno fatto.
Ma rammentati che un altro, e non tu, userà le ricchezze così prodotte e profuse dal tuo Athanor. Questo essere, dotato di una vita ardente e selvaggia, brillante e impetuoso, crudele e senza anima come l’animale delle foreste, seminerà ovunque disordine e terrore, spavento e sfortuna, sino al giorno in cui soccomberà sotto gli invisibili colpi di uno dei tuoi fratelli, in Sapienza, che avrà riconosciuto in lui l’incarnazione del maledetto.
MEDITAZIONE X
Lilium Artis. Quintessenza o Elixir Perfetto
Alberto Magno, arcivescovo di Ratisbona, ha detto: «Qui sono nascosti tesori inestimabili e nessuno che Dio non voglia li può scoprire». Risplendi nella Gloria, Discepolo mio.
Ti ho condotto sino al X° grado. Sulla vera Via, hai appreso a purificare i tuoi concetti e ad affinare il tuo pensare. L’uccello d’Hermes s’è ora trasformato in Pellicano e, a momenti, quel velo che occulta l’ASSOLUTO ti si toglierà davanti.
Ora ti trovi come l’Uomo Primordiale, nel Pardes, alla presenza dei due alberi: quello della Vita e quello della Scienza. Il primo è la via iniziatica della contemplazione, è l’anagogia, l’enstasi. L’altro è la via del ragionamento, dell’obiezione e del dubbio, la strada dei sofisti. Scegli quello da cui vuoi raccogliere frutta e bada, l’errore è fatale.
È qui che la via presenta un grande pericolo, ma sappi, per illuminarti nella tua scelta, che tutto quello che la scienza ci insegna grazie a migliaia di volumi, può acquisirlo in qualche secondo grazie all’illuminazione interiore: ti sarà possibile in quanto il tuo spirito, nella contemplazione dell’ASSOLUTO, afferra la chiave dell’armonia Universale. Questa chiave i libri non te la daranno mai!
Invano ti affannerai a leggere tutto quello che i maestri hanno scritto sull’arte nostra, se non lo possiedi già; niente di quel linguaggio ti sarà comprensibile.
Saprai trionfare sulla sottile prova del dubbio? Stai in guardia! In questa partita tutto il tuo avvenire eterno è impegnato. Se soccombi, mai potrai vederne lo splendore; ricordati che l’occasione di essere iniziato è, nella vita, unica. Se la lasci passare, non ti si ripresenterà mai più.
Chiedi Luce alla stessa Luce, non c’è altro modo per ottenerla.
«Lavate l’ottone e strappate i vostri libri, così che i vostri cuori non siano lacerati dalla paura e dall’irrequietezza», scriveva il saggio Morieno.
Non è che i libri manchino, anzi, forse, sono anche troppo numerosi, ma è l’energia e la volontà che sovente mancano per fare la Pietra.
La Grande Opera è scritta ovunque, esposta agli sguardi più indiscreti; così chiaramente espressa che è possibile attuarla senza venir meno al segreto degli Adepti.
Puoi leggerla sul portale destro di Notre-Dame de Paris, sulla Torre di Saint-Jacques la Boucherie.
Io l’ho trovata istoriata isagogicamente sulle vetrate del coro della Maddalena, a Troyes, e scolpita nel Palazzo dell’alchimista Jacques Coeur, a Bourges.
« Lavate l’ottone e strappate i vostri libri!». Sì, Discepolo mio, l’Opera nella sua interezza è là.
Conquista l’Urim e il Thummin. Cogli il frutto dello gnostico albero d’Edot. Il gioiello è nel loto. Ricordalo, e l’Universo è tuo.
MEDITAZIONE XI
Moltiplicazione
Disse Bernardo il Trevisano: «Talvolta, il Mercurio dei Filosofi si sublima in un corpo risplendente e coagulato». Se hai esercitato potentemente e quotidianamente, secondo le norme che ti ho insegnato, la tua Volontà, potrai già cogliere, Discepolo mio, i frutti del Magistero.
La diatesi dell’animo tuo e del tuo spirito t’indicherà in modo manifesto questo risultato.
Quando tutte le circostanze della tua vita cominceranno a concatenarsi secondo la trama dei tuoi desideri, quando le difficoltà si appianeranno miracolosamente davanti a te, quando vedrai tutte le volontà piegarsi davanti alla tua Volontà, quando vedrai i tuoi nemici concorrere inconsciamente alla realizzazione dei tuoi progetti e del tuo destino, avrai allora la conferma e la certezza d’essere molto innanzi nella Via.
Ti dirò l’ultima operazione della Filosofia Ermetica, riservata solo a coloro che sono pervenuti all’apogeo della Sapienza; confido nella tua prudenza e nella tua perfezione.
Le forze che hai acquisito sussistono in te allo stato latente, come un tesoro nascosto. È la Pietra nel suo splendore che hai ottenuto, grazie al Mercurio, al Fuoco e all’Elixir.
Per porre in atto queste segrete possibilità non resta che praticare e conoscere la moltiplicazione dei Saggi.
Quando i tuoi fratelli con i cuori fortemente contriti e le anime sublimate saranno riuniti in assemblea per la preghiera, tu, stando in mezzo a loro, valuterai l’atmosfera sottile satura di benevoli intenzioni e di ardenti volontà, ti impadronirai con astuzia ed energia di queste sparse irradiazioni, le riunirai in un’unica corrente che dirigerai alla loro evoluzione e grazie alla quale vincolerai il tuo voto, formulato in un modo così speciale.
Così facendo, innalzerai fra la Terra ed il Cielo, impregnata dalla tua potenza volitiva, una specie di colonna sottile che si animerà di un violento moto rotatorio producente il rumore di un torrente o d’un impetuoso vento che, a volte, potrà divenire visibile, infiammandosi all’improvviso di una luce scintillante.
Vedrai allora, per tuo mezzo, compiersi grandi cose, senza che gli uomini possano sospettare lo splendore dell’anima tua. Sarai, figlio mio, nell’oscurità, uno degli eletti, uno di quelli che sanno!
Eccoti dunque chiamato, nel tuo secolo, a continuare la Tradizione di quei Maestri illustri che ti hanno preceduto nell’Assoluto. Vedrai, Discepolo mio, i Geber, i Raimondo Lullo, vedrai Arnaldo da Villanova e Morieno, e Artefio, e Schelomoh e Maria la Profetessa, che ti contempleranno nella loro Gloria.
Possiedi, ormai, i loro segreti, l’arcano supremo che essi, preziosamente, hanno nascosto agli sguardi indiscreti della folla dei profani. Sii dunque degno di questi magnifici, di questi Superbi.
Che possano essi salutare il tuo ingresso nell’Assoluto e che mai ti rigettino, come traditore e spergiuro, nelle tenebre esterne.
MEDITAZIONE XII
Maggiorazione o Proiezione
Ha detto Ermete Trismegisto: «Venite Figli dei Saggi cantiamo insieme. Facciamo manifesta la nostra gioia con grida d’allegria. La morte è superata. Nostro Figlio regna ed è rivestito e adornato dalla sua porpora».
Osanna! Discepolo mio. Sei giunto all’ultimo giro della Ruota; hai salito l’ultimo grado della scala di perfezione. Rivesti la Pietra con il suo mantello reale. Esulta, rubificati.
Eccoti investito di uno splendido potere. Sei nell’anagogia, nel Pardes. A tuo piacimento, puoi entrare nell’en-stasi, inondare i tuoi occhi di Celeste luce, astratti, lontano da qui, nella contemplazione dell’ASSOLUTO.
I misteri si svelano ai tuoi occhi, non serbano più il loro geloso segreto. La tua potenza è illimitata.
Raggiunto il sommo grado del cammino della perfezione, tutte le tue possibilità e modalità sottili, sono interamente integrate nel tuo animo.
Il tuo vivere si sorreggerà su se medesimo giacchè, ormai, sei giunto alla sorgente stessa della Vita.
Per te, ora, non esisteranno più né distanze, né ostacoli; comanderai alla Natura e agli Elementi; vedrai i mutamenti futuri e leggerai nelle coscienze.
Avrai ricostituito così lo stato edenico primordiale. Questa esistenza superiore sarà per te immortalità, ove sussisterai, immoto ma pur mobilissimo.
Discepolo mio, questa non è altro che la Resurrezione del Re di Gloria che ti viene incontro splendente della sua Luce. Ricordati dei Maestri. Essi hanno compiuto la trasmutazione del Mercurio il giorno di Pasqua al suono delle campane e degli allegri canti d’Alleluia.
Sii anche tu raggiunto da questo dono divino che in questo fausto giorno ti viene fatto.
È il vero carbonchio, il vetriolo rubificato, il balsamo di vita triangolare, il balsamum perfectum che ti offre la mano del Dio Eterno; è la rosa del mattino, la quintessenza nobilmente distillata, il pesce senz’ossa che nuota nel mare Filosofico, tutto ciò che gli Alchimisti chiamavano con una sola parola: l’Universale.
Eccoti ora divenuto Aquila dallo sguardo fisso nel Sole. Ho compiuto la mia promessa e ti ho condotto per mano sino alla soglia dell’Assoluto.
Se qualche frutto hai tratto dalla lettura di queste pagine, ringrazia il Signore e, quando sarai entrato nella Gloria, accorda, Discepolo mio, qualche pensiero a colui che t’ha indicato la Vera Via, quella che non inganna:
LA VIA REGALE DELL’ASSOLUTO.
I - L’ASSOLUTO È LA SINTESI DELLA PERFEZIONE UNIVERSALE.
II - L’ESSERE CHE POSSIEDE IN SÉ IL SENTIMENTO DELLA PERFEZIONE È SULLA VIA DELL’ASSOLUTO.
III - L’ESSERE CHE HA INTRODOTTO IN SÉ UN ELEMENTO DI PERFEZIONE, HA CAMMINATO SULLA VIA DELL’ASSOLUTO.
IV - LA VIA DELL’ASSOLUTO CONDUCE AL RIASSORBIMENTO NELLA CAUSA PRIMA.
V - LA CAUSA PRIMA È IDENTICA ALL’ASSOLUTO.
VI - LA CAUSA PRIMA È UNA, INFINITA, ETERNA.
VII - L’ESSERE CHE IN SÉ HA ESALTATO LE TRE NOZIONI D’UNITÀ, D’INFINITÀ E D’ETERNITÀ FINO AD ASSIMILARLE ESCLUDENDO OGNI ALTRA COSA SI È ASSORBITO, INTEGRATO, ANNIENTATO NELLA CAUSA PRIMA; HA REALIZZATO LA SUPREMA PERFEZIONE; HA PERCORSO LA VIA DELL’ASSOLUTO.
VIII - L’INFLUENZA RECIPROCA DEL MOVIMENTO SULLA IMMOBILITÀ E DELLA IMMOBILITÀ SUL MOVIMENTO SI MANIFESTA IN TUTTE LE COSE PERCETTIBILI.
IX - IL MOVIMENTO È PERFEZIONE, L’IMMOBILITÀ È PERFEZIONE.
X - LA CAUSA PRIMA, IMMUTABILE, È L’UNIVERSALE MOTORE. È, INSIEME, MOVIMENTO E IMMOBILITÀ.
XI - LA DISTRUZIONE, NELL’ESSERE, DI QUESTO DUALISMO, IL RIGETTO DI QUESTO BINARIO, OPERATO DALLA UNIONE DI QUESTI DUE PRINCIPI, CONDUCE ALLA PERFEZIONE NELL’IMITAZIONE DELL’UNITÀ DELLA CAUSA PRIMA.
XII - LA CAUSA PRIMA POSSIEDE L’ESISTENZA PURA.
XIII - TUTTO CIÒ CHE SI ALLONTANA DALLA CAUSA PRIMA TENDE, ATTRAVERSO GRADI SUCCESSIVI, AL NON-ESSERE.
XIV - QUELLO CHE NON TENDE ALLA PURA ESISTENZA NON È NELLA VIA DELL’ASSOLUTO.
XV - OGNI COSA HA, NELL’ASSOLUTO, IL SUO PERFETTO ARCHETIPO.
XVI - LA INTEGRAZIONE DI OGNI COSA ALLA PURA FORMA DEL SUO ARCHETIPO COSTITUISCE LA REDENZIONE UNIVERSALE.
XVII - CERCARE IL REDENTORE UNIVERSALE EQUIVALE A CAMMINARE NELLA VIA DELL’ASSOLUTO. È LAVORARE EFFICACEMENTE ALLA GRANDE OPERA.
XVIII - LE CHIAVI DELL’ASSOLUTO SONO SCRITTE NEI NUMERI, POICHÉ QUESTI RIFLETTONO L’ECONOMIA DELLA CAUSA PRIMA E DEL PIANO DELLA PURA ESISTENZA.
XIX - MA LA VIA DELL’ASSOLUTO NON È NEI NUMERI POICHÉ L’INFINITO NON È NÉ LA SOMMA NÉ IL LIMITE DEI NUMERI.
XX - PRIMA DELLA PENETRAZIONE DELL’INFINITO È NECESSARIO AVER EFFETTUATO LA RIDUZIONE DI TUTTI I NUMERI ALLA UNITÀ.
XXI - POICHÉ UNITÀ ED INFINITO NON SONO CHE I NOMI DI UNA UNICA E STESSA COSA; LA VIA DELL’ASSOLUTO PIÙ CHE UNA VERA PROGRESSIONE È UNA ASCESA. È IN CIÒ CHE STA LA GRANDE OPERA CHE I FILOSOFI HANNO INSEGNATO.
Tale è, o mio Discepolo, tutto il Magistero. Comprendi e trova la ventiduesima chiave, il Tau Misterioso che non si scrive.
Ricorda: non vi è che una sola opera; vi sono due lavori, tre regimi, quattro operazioni, sette gradi in ciascuno dei regimi e dodici case celesti nelle quali si compiono le quattro operazioni.
Così è stabilita la formula della Pietra:
Poni per un anno e sette giorni i quattro elementi, o Thou-va-Bohou, chiusi nell’Athanor sotto l’azione calamitante del Ruach Elohim.
Quando conoscerai il diametro spagirico, potrai compiere la quadratura del Cerchio Filosofico. Contempla l’Unità e il suo logaritmo, l’infinito ed il suo logaritmo, lo zero ed il suo logaritmo e, possiederai la Chiave dell’Universo.
Eccoti fornito, Discepolo mio, del viatico della Scienza suprema.
Dai Maestri hai ricevuto l’imposizione delle mani.
Rivestito ora da questa unzione sacerdotale, puoi rientrare nel mondo brumoso e triste dei tuoi precedenti giorni. Bisogna che ti mischi di nuovo nella folla degli uomini e che il tuo orecchio intenda, come prima, le volgarità, i luoghi comuni, le blasfemità.
Senz’altro l’amarezza di questa singolare prova ti recherà tristezza, ma ti sarà agevole trionfare, poiché sei lo ierocophoro dell’antica Sapienza. Porti nel cuore un tesoro che deve consolarti da ogni dolore terrestre, una luce che illumina eternamente la tua vita. La tua missione ti pone sopra tutti gli altri uomini e la tua felicità è incomparabile, perché per te si avverano le parole di Ermete: «Ciò che è occulto e nascosto diverrà manifesto».
Nessuna angoscia potrà mai colpire colui che ha ricevuto l’insegnamento della Via dell’ASSOLUTO!
Ascolta San Paolo che ti annuncia il grande Arcano: Patres nostri omnes biberunt de spirituali, consequente eos, petra: PETRA autem erat CHRISTUS. (I Cor., X., 4)
Grillot de Givry
A cura dell'Accademia Kremmerziana Patavina