La materia oscura e la scienza ermetica
Il mio contatto con la materia oscura è stato stupefacente. Ne avevo sentito parlare di qua e di là ma in modo, è il caso di dire, oscuro. Poi l'incontro tanto strano, per quanto lo sono le famose coincidenze di Celestino. E mi spiego: circa due anni fa stavo partecipando a una riunione presso la sede degli Astrofili Napoletani. In quell'occasione, mentre stavo chiedendo a un addetto ai lavori notizie su questa famosa materia, mi si avvicinò una bella signora bionda, la quale mi chiese se ero veramente interessato a questa scoperta. Abituato a cogliere le occasioni al volo, la ringraziai vivamente e lei mi mise in contatto con il genero il quale, in qualità di professore di fisica presso l'università di Bari, aveva tenuto una conferenza proprio sulla suddetta materia oscura. Come è evidente, l'incontro, che sembrava occasionale, si è manifestato successivamente per un progetto del destino, tanto è vero che proprio in questo momento io sto proponendo a voi il medesimo argomento presso la sede teosofica di cui la bionda signora è presidentessa: sta parlando della gentile Renata D'Eliseo. Perché è tanto importante questo episodio da porlo come introduzione alla nostra ricerca odierna? Perché esso ricalca una traccia sfuggente e sottilissima con cui il mondo oscuro si è manifestato a quello cosiddetto illuminato. Oppure, in altre parole, perché in un momento magico il limite razionale - il maschile - si è incontrato con quello super-razionale - il femminile. E con questo assunto vengo allo scoperto; cioè, intendo dire che il mondo della fisica accademica, il limitato o razionale, con la scoperta della materia oscura è venuto in contatto con l'illimitato - l'infinito - l'Apeiron di Anassimandro o materia oscura, il che corrisponde esattamente all'incontro fra il maschile limitato e il femminile, l'illimitato.
Visto ancora più da vicino il fenomeno potremmo dire: la ragione umana, che si autolimita a causa dei suoi strumenti informativi, è giunta a un tal punto di tensione e di estensione da agganciarsi al suo estremo oppositivo e paradossale, che è il campo della mente divina, non più limitata da spazio e tempo. Questa scoperta sensazionale, che trasformerà il volto dell'umanità inteso come espressione dell'anima, è stata già prefigurata attraverso i riti e i simboli. È noto quello di Prometeo, che ebbe l'ardire di sottrarre il fuoco agli dei per poterlo donare agli umani. Questo fuoco corrisponde alla conoscenza di leggi superiori (cioè appartenenti al mondo degli dei), che possono servire a illuminare il cammino della coscienza umana solo che se ne sappia servire bene. Difatti, non a caso Prometeo fu condannato da Giove (impersonificazione della Giustizia Superiore) a un terribile supplizio: restare incatenato alle rocce, mentre durante il giorno un'aquila gli divorava il fegato, che puntualmente gli ricresceva durante la notte. Poi giunse Ercole a liberarlo, ma questa seconda parte della vicenda è ancora più oscura della precedente, dal momento che il mitico eroe rappresenta una delle funzioni analogiche più ermetiche della natura dell'uomo. E, perciò, è meglio per il momento soprassedere alla sua decodifica.
Un altro mito fondamentale è stato quello della Caverna del filosofo Platone. Egli concepì i limiti della mente umana come quelli di un uomo che assiste, legato su una sedia nel fondo di una caverna, alla visione sulla parete delle ombre di coloro che si muovono all'esterno del suo habitat. Insomma, l'uomo crede di conoscere la realtà, ma in pratica non scorge altro che le ombre apparenti di quanto gli è impedito di vedere. Anche una corrente letteraria si è impegnata in questo tema ermetico: il simbolismo di Mallarmè e dei seguaci di Elifas Levi. Essi affermavano, infatti, attraverso le loro poesia che l'uomo può giungere al massimo delle conoscenze solo quando si accorge dello scacco essenziale che la sua mente gli trasmette di fronte all'impossibilità di andare al di là del suo limite. Questo è quanto; sia che lo si voglia accettare, come faceva Socrate affermando: Io una cosa solo so: che non so niente!, sia che lo si respinga orgogliosamente davanti a discepoli impreparati nei banchi accademici. A questa prosopopea aveva già dato risposta opportuna il grande matematico Blaise Pascal, quando aveva affermato: "Il cuore ha delle ragioni, che la ragione non può comprendere." Il termine comprendere è significativo: l'uomo non può con la sua ragione limitata prendere dentro di sé quanto è superiore ai suoi stessi limiti. Perciò, il novello Prometeo dell'ermetismo moderno, Giuliano Kremmerz, in tal modo definiva questo termine, che può rappresentare il ponte tra i suddetti estremi. Egli scrisse infatti: "L'ermetismo è una visione del mondo e dell'uomo, conosciuti da pochissimi illuminati, che si esprime in un'apprensione iniziatica delle cose nella loro verità, al di là delle apparenze dei sensi e della scienza, per mezzo di un linguaggio assoluto, privo cioè di intenzioni comunicative; anzi, ordinato propriamente per nascondere, ossia rivelare, la verità".
A questo tipo di linguaggio ermetico un famoso filosofo moderno, Heidegger, ha dedicato delle pagine poetiche nel libro In cammino presso il linguaggio. Egli, infatti, ammetteva che: "i sentieri del pensiero nascondono in sé un aspetto di mistero. Perciò, si rende chiaro che il voler sapere per curiosità superficiale non vuole che si stia in ascolto di fronte a ciò che è degno di essere pensato". E prosegue, tanto per chiarire a chi possiede orecchi e non intende: "Il sensibile, colto nella percezione, lascia trasparire il non sensibile. Pertanto in questa tensione metafisica l'Ermetismo è lo sforzo titanico dei sapienti di evitare il rischio che la lingua distrugga la possibilità di dire ciò di cui si ragiona". Il linguaggio ermetico, in parole povere, è il ponte che tende a riunire l'essenza dell'uomo con il sovrasensibile, senza tentare di limitare quest'ultimo a misura del primo e, pertanto, si sforza di richiamare la natura divina alla partecipazione con quella umana tramite la parola. "In principio era il Verbo e il Verbo si è fatto carne". La parola ermetica compie il processo inverso: tramite, cioè, la sua vibrazione cosciente e profonda ci riconduce all'Essere, che a sua volta attraverso l'uomo esprime il suo annuncio. Secondo Omero, infatti, i poeti erano messaggeri degli dei; il linguaggio ermetico rende l'ermetista che parla un poeta.
Adesso mi sia concesso di procedere un po' a ruota libera: intendo dire servendomi della legge dei paradossi che tende a unire gli opporti attraverso una sintesi superiore. Per fare ciò mi servirò di percorsi già riconosciuti e di nomi diventati famosi. Per esempio, Schelling comprese che il mito - come creazione metafisica - non è un'invenzione poetica, ma l'effetto necessario di un processo avvenuto nello spirito umano e nell'umanità, indipendentemente dal volere e opinare. Spieghiamo con un esempio alla portata di tutti: prendiamo una radio con la manopola di sintonia posizionata al suo estremo. Non si sente alcunché, generalmente, tranne forse il fruscio. Poi ruotiamo la suddetta manopola, che comanda un componente elettronico e all'improvviso, come per miracolo, entriamo in contatto con una stazione radio a migliaia di chilometri di distanza. Cos'è avvenuto? Che per effetto di un fattore di risonanza una piccolissima energia è stata messa in grado di produrre un effetto straordinario. Il mito nell'arte è il fattore di risonanza. Cioè, ci abilita a percepire nel nostro spirito la piccola parte dell'energia universale che l'artista ha captato e per mezzo del suo circuito risonante ha donato all'uomo come umanità al di là dello spazio e del tempo. A questo punto possiamo ritornare al tema principale arricchiti di una chiave per leggere il mistero, cioè oltre il limite posto dalla scienza. Questa chiave, ovviamente, è il mito, l'analogia e le parabole che servono a colmare il distacco fra il mondo delle apparenze, illuminato dalla ragione, e quello delle essenze che è la luce stessa spirituale. Citiamo in proposito la professoressa Giuliana Conforto, la più coerente divulgatrice dell'ermetismo; ella, infatti, così tratta l'argomento in questione: "La fisica ha riconosciuto l'esistenza di due tipi di materia: luminosa e oscura, ma ignora quale sia la relazione tra loro. Secondo la chiave ermetica, la materia luminosa è la fase solida della Sostanza".
In altre parole: la materia visibile è come quel magma caotico che si è cristallizzata nei sistemi rocciosi, venendo, come si usa dire, alla luce provenendo dal grembo oscuro del vulcano da cui è stata eruttata. Il processo suddetto va configurato in un contesto che ne sancisce l'importanza. Questo contesto parte dal presupposto che la creazione è un fatto sempre presente, perché gli stati creativi fanno parte di un ordine metafisico, cioè privo di limiti temporali, che la coscienza può sempre ripercorrere, trasferendosi appunto in quegli stati. Come si può concepire quest'opera di trasferimento? Per far ciò occorre passare dalla logica binaria, propria del linguaggio umano, a quella trina che è propria della natura cosmica e semplice. Essa, infatti, racchiude conservandolo gelosamente un terzo elemento, che tiene unite due facce di una stessa medaglia. La logica umana è stata abituata a funzionare in forma duale; in tal modo si è rinchiusa nella caverna platonica, In fisica, tanto per fare un esempio, siamo stati abituati a ragionare, fino all'ultimo secolo, in termini dualistici, cioè per eccellenza nei due opposti principi: la materia e il vuoto.
Peraltro, anche nella disciplina suddetta è comparso un elemento innovatore, anche se invisibile: questo elemento è il messaggio, il campo o la forza che unisce ogni parte al Tutto e fa sì che Esso sia in tutte le cose, come il Dio dei cristiani che abbiamo imparato a localizzare "in cielo, in terra e in ogni luogo". Ma rifacciamoci ancora alla Conforto: "ogni campo è composto da particelle messaggere che cooperano tutte come un solo essere per trasmettere il messaggio stesso nella sua globale integrità". Questa globale integrità è ciò che definiamo vita, che è l'estrinsecazione fisica di una trinità in parte metafisica. Precedendo le ovvie domande su questo strano connubio fra fisico e metafisico precisiamo, servendoci ancora una volta della Conforto: "La velocità della luce, assoluta e uguale per tutti gli osservatori, distingue le velocità inferiori che formano i corpi, dando loro forma, da quelle superiori che trasmettono l'informazione. I tre tipi di velocità: inferiori, uguali e superiori a quella della luce sono i tre aspetti inscindibili di ogni singola particella: i due opporti, corpuscolare e ondulatorio, sono il primo a velocità inferiore e il secondo a velocità superiore. Invece, quello centrale, a velocità della luce, è l'unico assoluto, cioè uguale per tutti gli osservatori: è lo specchio magico, che riflette gli altri due".
Il linguaggio umano, come abbiamo già detto, abituato alla logica dualistica si è fissato nel tener conto soltanto dei due opposti più notevoli: il corpuscolare e l'ondulatorio, il corpo e lo spirito, la forma e l'informazione. Però, attualmente, se si vuol penetrare in questa materia oscura occorre appropriarsi di una logica superiore, che tenga conto, cioè, dell'ormai famoso terzo elemento, che normalmente chiamiamo anima. Poi, con la temporalizzazione della chiesa, cioè attraverso l'azione conciliare, si giunse a restringere il tutto nella logica dualistica. Perciò si ridusse la conoscenza al dualistico scontro fra corpo e spirito, bene e male, luce e tenebre. Nacque da qui la grottesca concezione di un'anima-spirito che quasi sempre si contrappone alle esigenze del corpo. Se ne deduce che siamo stati abituati a combattere contro noi stessi. Tanto è vero che il famoso fisico Dirac fu fortemente contrastato allorché ipotizzò l'esistenza di un universo straordinario corrispondente cioè a quel vuoto che aveva rappresentato il polo opposto alla materia. Il vuoto di Dirac corrisponde alla materia oscura; essa è la madre, o matrice, universale, poiché dal suo grembo hanno origine tutte le cose. Così come aveva previsto il più famoso ermetista Giordano Bruno: "Chi perciò, consistendo nel luogo e nel tempo, libererà le ragioni delle idee dal luogo e dal tempo, si conformerà agli enti divini". Il filosofo nolano evidentemente sta parlando degli eroi, che hanno il dono di imitare l'eterna sapienza: creare, cioè, un nuovo mondo estraendo dalla terra il corruttibile e il non corruttibile e infine i corpi supremi. Riepilogando; la materia oscura è tutto quanto esiste nell'universo e forma il meccanismo spirituale del visibile, pur non essendo l'uomo in grado di percepirla. È come se il feto nel grembo materno si chiedesse conto del suo stato rispetto a ciò che lo circonda; anzi, addirittura, di ciò che troverà oltre l'utero materno. Non è un caso che tutto ciò che l'uomo acquisisce come conoscenza, si dice rientri nel suo campo visibile. Con i moderni telescopi, poi, la conoscenza dell'uomo è andata molto più in là dei suoi limiti sensoriali: abbiamo "visto" nuovi mondi e nuove galassie e ancor più abbiamo acquisito informazioni persino su quello che ancora non vediamo e non conosciamo del nostro universo.
Questo secolo, da poco trascorso, è stato improntato dalla nascita di una nuova disciplina: la psicanalisi. Essa ha trasmesso all'uomo una serie di informazioni che giacevano nell'inconscio collettivo, usando in questa ricerca il telescopio dell'intuizione di geni come Freud, Jung e Adler, per citare solo i padri della suddetta scienza. Nello stesso modo, ma usando lo strumento matematico, gli astrofisici hanno scoperto le Nuove Indie dell'universo, cioè la materia oscura. Questo calcolo è stato talmente preciso che i suddetti scienziati hanno persino misurato la quantità di questa materia, sentenziando che essa rappresenta il 90% di tutta quella esistente nell'universo. A questa particolare materia è stato attribuito l'aggettivo oscura per la ragione suddetta: essa sfugge a ogni interazione con la luce, per cui la sua caratteristica specifica rispetto a noi è l'invisibilità. Insomma, tanto per banalizzare: il mondo inconscio sta a quello della coscienza come la materia oscura sta a quella visibile. Questo stupefacente accostamento ci può portare a dire coerentemente che la materia visibile è del tutto immersa in quella invisibile. È il bambino, ricercatore della verità, che si è liberato dei vincoli che lo costringevano nella caverna platonica e ne esce, più o meno stordito, alle prime luci dell'alba di un nuovo modo di conoscere. Stephen Hawking, uno dei più geniali astrofisici moderni e scopritore dei buchi neri, ha fissato questo momento storico con una frase molto significativa: "Se riusciremo a trovare la risposta a questa domanda perché noi e l'universi esistiamo? decreteremo il trionfo definitivo della ragione umana, giacché allora conosceremo la mente di Dio". Proseguendo su questo tono lirico e religioso, potremmo dire che il nuovo millennio ha segnato l'inizio della fine del mondo dell'ignoranza. L'uomo, infatti, si sta rendendo conto che il Dio biblico, che al settimo giorno si assonnò in lui, si sta risvegliando. Le Sue opere, pertanto, eguaglieranno quelle compiute dallo stesso Gesù anzi, secondo il messaggio evangelico, l'uomo compirà opere ancora più meravigliose.
Questo risveglio del divino nell'uomo si sta manifestando, esattamente come previsto, non più attraverso strumenti che hanno del miracoloso (cioè, distaccano sempre più l'umano dal divino), bensì attraverso la matematica prima e la sperimentazione scientifica poi, che ne sanciscono la ripetibilità a pieno diritto, senza richiederla perciò a una grazia fuori di lui, dal momento che lui stesso l'impersona. Procedendo con ordine: se la luce mentale divina ha elargito all'uomo la grazia di vedere laddove non avrebbe potuto vedere, seguiamone il percorso ponendoci questa domanda: come è giunta la scienza astrofisica a riconoscere l'esistenza della materia oscura? Questo cammino speculativo ha origine dalla relatività generale di Albert Einstein; per essa lo spazio-tempo dipende anche dalla massa e dalla gravità dei corpi. Inoltre, è risaputo che la velocità di rotazione orbitale di ogni singola stella dipende dalla sua distanza dal centro della galassia a cui appartiene. Come nel movimento di una ruota: più lungo è il raggio, che lo distingue dall'asse centrale, maggiore sarà il percorso di questo punto e, per conseguenza, sarà maggiore anche la sua velocità rispetto a un punto più vicino al centro. Questo è quanto afferma il teorema di Gauss, che fa parte dell'impalcatura basilare del nostro sistema scientifico. Pertanto, tenuto conto che esiste un rapporto costante tra massa e velocità gli astrofisici, che si interessavano alla velocità delle stelle, si accorsero che i loro conti non tornavano.
Infatti, venne matematicamente accertato che la massa, occorrente per ottenere la velocità misurata delle stelle, sarebbe dovuta essere per lo meno dieci volte più grande. In altre parole, il calcolo matematico evidenziava che oltre il 90% della massa esistente non era visibile e per questo motivo essa fu chiamata materia oscura.
La scienza ermetica, che era ed è la coscienza degli ermetisti veggenti la Verità, oscura per gli uomini comuni, possedeva la conoscenza della suddetta materia e ne parlava in linguaggio ermetico. Vale a dire: il codice ermetico era direttamente collegato alla realizzazione dell'iniziato, il quale entrava in possesso della chiave della verità perché (come dice Dante) era giunto a quel livello vibrazionale in cui essa è visibile. In altre parole: l'iniziato conosceva il segreto con cui trasmutare una parte della sua materia in energia; cioè, cambiare la materia visibile in materia oscura. Appunto Dante per spiegare tale fenomeno, senza profanarlo, così scriveva: "Che intendere non può chi non lo prova". Attualmente, la cosiddetta grazia divina è scesa sulla terra e sta inondando con la sua luce spirituale, i cui raggi sono già apparsi all'orizzonte tramite la teosofia e l'antroposofia. Queste figlie della sapienza occulta, in passato chiamata Scienza Ermetica, hanno proposto all'uomo e non solo all'iniziato di una volta il sentiero da percorrere per raggiungere la Verità. Nel nuovo millennio il Terzo Raggio della scienza attiva sta mostrando le luci di un'alba radiosa - l'Aurora Consurgens degli ermetisti - esaltando le menti più sottili per indirizzarle alla missione di collegarsi alla quinta dimensione. Questa, infatti, attraverso le sue tracce percepite dagli scienziati sta diventando l'Iperspazio a cui le coscienze umane si agganciano tramite l'onda evolutiva trascendente. In questo contesto, come disse Bruno, l'uomo si scopre un seme del Tutto, il vero figlio di Dio.